Il Trecento – L'autore: Giovanni Boccaccio

LABORATORIO verso l'esame

 TIPOLOGIA B  
 saggio breve  

ARGOMENTO

IL CONCETTO DI FORTUNA DA DANTE A BOCCACCIO

Sviluppa l’argomento in forma di saggio breve utilizzando i documenti forniti. Nella tua argomentazione fai riferimento a ciò che hai studiato e alle tue conoscenze.

Documento 1

La ruota della fortuna in un manoscritto medievale.



Artù sulla ruota della fortuna, miniatura, 1316 ca. Londra, British Library.

Documento 2

In questi versi Dante elabora una lunga riflessione su come opera la fortuna.

      «Maestro mio»,1 diss’io, «or mi dì anche:
      questa fortuna di che tu mi tocche,
69 che è, che i ben del mondo ha sì tra branche?».2

      E quelli a me: «Oh creature sciocche,
      quanta ignoranza è quella che v’offende!
72 Or vo’ che tu mia sentenza ne ’mbocche.3

      Colui lo cui saver tutto trascende,4
      fece li cieli e diè lor chi conduce5
75 sì, ch’ogne parte ad ogne parte splende,
     
      distribuendo igualmente la luce.

      Similemente a li splendor mondani
78 ordinò general ministra e duce6  
     
      che permutasse a tempo li ben vani
      di gente in gente e d’uno in altro sangue,
81 oltre la difension7 d’i senni umani;

      per ch’una gente impera e l’altra langue,
      seguendo lo giudicio di costei,
84 che è occulto come in erba l’angue.8

      Vostro saver non ha contasto a lei:9
      questa provede, giudica, e persegue
87 suo regno come il loro li altri dèi.

Dante Alighieri, Inferno, VII, 67-87

 >> pag. 482 

Documento 3

Francesco Petrarca riflette sugli anni passati in cui ha amato Laura, ormai morta.

      Quand’io mi volgo in dietro a mirar gli anni
      c’hanno fuggendo i miei penseri sparsi,1
      e spento ’l foco,2 ove agghiacciando io arsi,
 4  e finito il riposo pien d’affanni,

      rotta la fé de gli amorosi inganni,3
      e sol due parti d’ogni mio ben4 farsi,
      l’una nel cielo, e l’altra5 in terra starsi,
 8  e perduto il guadagno de’ miei danni,

      i’ mi riscuoto, e trovomi sì nudo,
      ch’i’ porto invidia ad ogni estrema sorte:
11 tal cordoglio e paura ho di me stesso.

      O mia stella, o fortuna, o fato, o morte,
      o per me sempre dolce giorno e crudo,6
14 come m’avete in basso stato messo.

Francesco Petrarca, Canzoniere, 298

Documento 4

Nella Conclusione della Seconda giornata del Decameron si parla dell’argomento della Terza, nella quale sarà evidente il contrasto tra fortuna e industria.

Perché sarà ancora più bello [...] che sopra uno de’ molti fatti della fortuna si dica, e ho pensato che questo sarà: di chi alcuna cosa molto disiderata con industria acquistasse o la perduta recuperasse.

Giovanni Boccaccio, Decameron, Seconda giornata, Conclusione
 >> pag. 483 

Documento 5

Una riflessione di Alberto Moravia sulla novella di Andreuccio da Perugia.

In realtà il Boccaccio vagheggiava fortuna e sfortuna con eguale intensità; e questo
perché la fortuna e la sfortuna non sono che le due facce del caso, sola divinità
che, scomparse tutte le altre, risplenda nel cielo sereno del Decamerone. Il caso per
il Boccaccio tiene il luogo del fato nelle tragedie greche; ma più che a scetticismo,
5 questa ammirazione del caso si deve, come tutto il resto, al gusto per l’azione e
per l’avventura. Che cos’è infatti il caso nelle novelle del Boccaccio se non l’espressione
di un rapito vagheggiamento della molteplicità della vita? Fidano nel caso
tutti coloro che fidano nella vita come in un fiume dalle numerose correnti a cui
conviene abbandonarsi perché è sicuro che in qualche luogo porteranno. Inoltre
10 il caso permette che ogni azione si giustifichi da sé nel momento stesso in cui avviene.
Donde la libertà, varietà e bellezza di tutte le azioni, senza eccezioni, il loro
innestarsi non in un fosco e ristretto mondo morale bensì nel più vago e variopinto
dei mondi estetici. La fortuna e la sfortuna hanno ambedue un bellissimo viso,
sono ambedue da accarezzarsi e rimirare con sentimento di lasciva invidia. Tutto
15 finisce in bellezza.

Alberto Moravia, L’uomo come fine e altri saggi, Bompiani, Milano 1964

Guida alla stesura

  • Dopo un’attenta lettura di tutti i documenti, fai una breve sintesi di ognuno di essi: la fortuna è una ruota che gira (doc. 1); la fortuna è disposta da Dio, e l’uomo non può opporsi (doc. 2); la fortuna è legata all’amore della donna (doc. 3); l’uomo può vincere la fortuna con l’ingegno (doc. 4); nozione di caso inteso come varietà e molteplicità della vita (doc. 5). In questo modo avrai un’idea complessiva dell’argomento.
  • Individua le parole chiave presenti in ogni documento e riuniscile in una serie di temi analoghi: la fortuna medievale, legata alla società teocentrica dell’epoca (docc. 1, 2); una nuova idea di fortuna, nata in una società borghese (docc. 4, 5); un aspetto più intimo e lirico della fortuna, in relazione all’amore (doc. 3) ecc.
  • Individua i punti di contatto e quelli di divergenza tra i diversi temi. Mettili a confronto, spiega come si sono sviluppati, modificati, e perché.
  • Argomenta sempre ogni tua affermazione: per esempio,“Nel Medioevo non esiste il puro caso, perché ogni cosa è voluta e determinata da Dio”.
  • Cita sempre il testo di cui parli: per esempio, “Nel sonetto di Petrarca la fortuna ha un aspetto esistenziale (v. 14)” ecc.
  • Usa un linguaggio preciso e, dove necessario, ricorri a espressioni tecniche: per esempio, per Dante parlerai di “terzine”, per l’immagine del doc. 1 di “miniatura” ecc.

I colori della letteratura - volume 1
I colori della letteratura - volume 1
Dalle origini al Cinquecento