I colori della letteratura - volume 1

Il Trecento – L'opera: Decameron

      Dentro il testo

I contenuti tematici

Monna Ghita è «una semplicetta donna», ma l'amore la induce a diventare scaltra. II marito invece appare come una persona poco avveduta: inizialmente è geloso senza motivo, ed è proprio questo ingiusto sospetto che spinge la moglie a tradirlo per ripicca. La narratrice lo gratifica dell'epiteto di bestia (rr. 44 e 82), che nel Decameron ricorre a proposito di personaggi a vario titolo maldestri, quando non addirittura stupidi. Il punto di vista di Lauretta (che è sostanzialmente quello dell'autore) lo qualifica come uno sciocco (Per queste parole niente si mosse Tofano dalla sua sciocca opinione, r. 56): anziché trattare la faccenda con discrezione, intende svergognare la moglie in pubblico per il suo tradimento, così rimettendoci in prima persona nell'opinione dei concittadini (era pur disposto a volere che tutti gli aretin sapessero la lor vergogna, là dove niun la sapeva, rr. 45-46).

Monna Ghita, sorpresa fuori casa, viene chiusa all'esterno dal marito, ma la donna, con un'abile trovata, riesce a ribaltare la situazione: prima lui è in casa e lei fuori, dopo le parti si invertono. La moglie è così sfrontata da rivolgere ai vicini una frase che in realtà è rivolta al marito: Che direste voi se io fossi nella via come è egli, e egli fosse in casa come sono io? In fé di Dio che io dubito che voi non credeste che egli dicesse il vero (rr. 83-85). Dopo essere stato crudelmente beffato, Tofano impara la lezione, giungendo a concedere alla moglie una libertà insperata: essa potrà addirittura tradirlo, purché egli non se ne avveda (le diè licenzia che ogni suo piacer facesse, ma sì saviamente, che egli non se ne avvedesse, rr. 99-100). Sembra proprio il giusto contrappasso per i passati eccessi di gelosia.

Le scelte stilistiche

La parte più vivace della novella e l'elemento su cui poggia la sua efficacia narrativa sono i dialoghi (mimesi*). La donna, in particolare, si mostra un'abilissima attrice, capace di una raffinata finzione scenica. Prima prega il marito, poi lo minaccia fingendo di volersi suicidare, se egli continuerà a sospettare ingiustamente di lei (ma il lettore sa che i sospetti di tradimento sono fondati) e soprattutto se non la farà rientrare in casa; detta quasi un beffardo testamento (farai riporre questa mia rocca che io lascio qui, r. 58) e prorompe in esclamazioni patetiche (Idio, perdonami!, r. 61). Successivamente, chiuso fuori il marito, recita una nuova commedia con i vicini, facendo credere loro che sia l'uomo a essere tornato ubriaco nel cuore della notte. Piange (La donna cominciò piagendo a dire, r. 77) e cerca, riuscendoci, di ottenere la compassione di coloro che la ascoltano. Da tutto ciò risulta fortemente accresciuta la comicità della novella.

      Verso le competenze

COMPRENDERE

1 In quale modo monna Ghita riesce inizialmente a incontrare l'amante senza che il marito se ne accorga?

2 Perché in seguito il marito comincia a sospettare?

3
Quando Ghita si ripresenta a casa dopo aver trascorso gran parte della notte fuori e il marito si rifiuta di farla entrare, quale giustificazione accampa in merito alla propria assenza per convincerlo ad aprire la porta?

  •     Dice di essere stata da sua madre.
  •     Dice di essere andata a fare una passeggiata perché non sopportava il caldo. 
  •     Dice di essere stata da una vicina perché soffriva di insonnia. 
  •     Dice di essersi addormentata in giardino. 
 >> pag. 467 

ANALIZZARE

4 In ebbe alcuni amici mezzani (r. 97), mezzani è
  •     complemento di qualità.
  •     complemento predicativo del soggetto.
  •   C   complemento predicativo dell’oggetto.
  •     complemento oggetto.

5 Individua gli aggettivi e le espressioni con cui viene descritto Tofano. 

INTERPRETARE

6 A tuo parere ha fatto bene Ghita a comportarsi in questo modo? Le sue azioni successive sono giustificate dall’iniziale, infondata sfiducia del marito? Ha fatto bene Tofano a scendere infine a patti con Ghita? Alla conclusione della novella c’è ancora amore tra marito e moglie?

PRODURRE

7 Scrivi una sceneggiatura, cioè la scrittura "per immagini" che deve diventare un film, della novella. Che genere di attori sceglieresti? Prepara i dialoghi in italiano moderno con le varie indicazioni di regia (gli abiti da indossare, i luoghi in cui girare, le inquadrature da fare, la recitazione degli attori ecc.). Per avere un'idea su come scrivere una sceneggiatura, consulta (insieme al docente) uno dei tanti siti web disponibili sull'argomento.

 T13 

Calandrino incinto

Nona giornata, 3

Filostrato racconta una novella che ha per protagonista lo sciocco Calandrino, del quale anche in altre novelle vengono narrate imprese che sempre ne mettono in luce l’assoluta stoltezza. Questa volta alcuni amici gli fanno credere di essere incinto.

Maestro Simone a instanzia di Bruno e di Buffalmacco e di Nello fa credere a Calandrino
che egli è pregno:
1 il quale per medicine dà a' predetti capponi e denari, e guerisce senza
partorire.

[...]
Mostrato è di sopra assai chiaro chi Calandrin fosse e gli altri de' quali in
5 questa novella ragionar debbo;2 e per ciò, senza più dirne, dico che egli avvenne che
una zia di Calandrin si morì e lasciogli dugento lire di piccioli contanti:3 per la 
qual cosa Calandrino cominciò a dire che egli voleva comperare un podere, e con
quanti sensali aveva4 in Firenze, come se da spendere avesse avuti diecemilia fiorin
d'oro, teneva mercato,5 il qual sempre si guastava6 quando al prezzo del poder
10 domandato si perveniva. Bruno e Buffalmacco, che queste cose sapevano, gli avean
più volte detto che egli farebbe il meglio a goderglisi con loro insieme, che andar

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comperando terra come se egli avesse avuto a far pallottole;7 ma, non che a questo,
essi non l'aveano mai potuto conducere che egli loro una volta desse mangiare.8

Per che un dì dolendosene, e essendo a ciò sopravenuto un lor compagno che
15 aveva nome Nello, dipintore,9 diliberar tutti e tre di dover trovar modo da ugnersi
il grifo10 alle spese di Calandrino. E senza troppo indugio darvi, avendo tra sé ordinato
quello che a fare avessero, la seguente mattina appostato quando Calandrino
di casa uscisse, non essendo egli guari andato,11 gli si fece incontro Nello e disse:
«Buondì, Calandrino.»
20 Calandrino gli rispose che Idio gli desse il buondì e 'l buono anno. Appresso
questo Nello, rattenutosi un poco, lo 'ncominciò a guardar nel viso: a cui Calandrin
disse: «Che guati tu?»
E Nello disse a lui: «Haiti tu sentita stanotte cosa niuna? Tu non mi par desso.»12
Calandrino incontanente13 cominciò a dubitare e disse: «Oimè! come? che ti pare
25 egli che io abbia?»
Disse Nello: «Deh! io nol dico per ciò14, ma tu mi pari tutto cambiato: fia forse
altro»;15 e lasciollo andare.
Calandrino tutto sospettoso,16 non sentendosi per ciò cosa del mondo,17 andò
avanti; ma Buffalmacco, che guari18 non era lontano, vedendol partito da Nello,
30 gli si fece incontro e salutatolo il domandò se egli si sentisse niente. Calandrino
rispose: «Io non so, pur testé19 mi diceva Nello che io gli pareva tutto cambiato;
potrebbe egli essere che io avessi nulla?»20
Disse Buffalmacco: «Sì, potrestù aver cavelle, non che nulla:21 tu par mezzo
morto.»
35 A Calandrino pareva già aver la febbre; e ecco Bruno sopravenire, e prima che
altro dicesse disse: «Calandrino, che viso è quello? E' par che tu sie morto: che ti
senti tu?»
Calandrino, udendo ciascun di costoro così dire, per certissimo ebbe seco
medesimo d'esser malato, e tutto sgomentato gli domandò: «Che fo?»
40 Disse Bruno: «A me pare che tu te ne torni a casa e vaditene in su il letto e facciti
ben coprire, e che tu mandi il segnal tuo22 al maestro23 Simone, che è così nostra
cosa24 come tu sai. Egli ti dirà incontanente ciò che tu avrai a fare, e noi ne verrem
teco e, se bisognerà far cosa niuna, noi la faremo.»
E con loro aggiuntosi Nello, con Calandrino se ne tornarono a casa sua; e egli

 >> pag. 469 

45 entratosene tutto affaticato nella camera disse alla moglie: «Vieni e cuoprimi bene,
ché io mi sento un gran male.»
Essendo adunque a giacer posto, il suo segnale per una fanticella25 mandò al
maestro Simone, il quale allora a bottega stava in Mercato Vecchio alla 'nsegna del
mellone;26 e Bruno disse a' compagni: «Voi vi rimarrete qui con lui, e io voglio
50 andare a sapere che il medico dirà, e, se bisogno sarà, a menarloci.»27
Calandrino allora disse: «Deh! sì, compagno mio, vavvi28 e sappimi ridire
come il fatto sta, ché io mi sento non so che dentro.»29                         
Bruno, andatose al maestro Simone, vi fu prima che la fanticella che il segno
portava e ebbe informato maestro Simon del fatto; per che, venuta la fanticella e il
55 maestro, veduto il segno, disse alla fanticella: «Vattene e dì a Calandrino che egli
si tenga ben caldo, e io verrò a lui incontanente e dirogli ciò che
egli ha e ciò che egli avrà a fare.»

La fanticella così rapportò,30 né stette guari31 che il medico e Brun vennero;
e postoglisi il medico a sedere allato, gl'incominciò a toccare il polso, e dopo
60 alquanto, essendo ivi presente la moglie, disse: «Vedi, Calandrino, a parlarti come a
amico, tu non hai altro male se non che tu se' pregno.»
Come Calandrino udì questo, dolorosamente cominciò a gridare e a dire:
«Oimè! Tessa, questo m'hai fatto tu, che non vuogli stare altro che di sopra:32 io il
ti diceva bene!»
65 La donna, che assai onesta persona era, udendo così dire al marito tutta di
vergogna arrossò; e bassata la fronte senza risponder parola s'uscì della camera.
Calandrino, continuando il suo ramarichio,33 diceva: «Oimè, tristo me, come farò io?
come partorirò io questo figliuolo? onde uscirà egli? Ben veggo che io son morto
per la rabbia34 di questa mia moglie, che tanto la faccia Idio trista quanto io voglio
70 esser lieto; ma così fossi io sano come io non sono, ché io mi leverei e dare' le tante
busse, che io la romperei tutta, avvegna che egli mi stea molto bene,35 ché io non
la doveva mai lasciar salir di sopra. Ma per certo, se io scampo di questa,36 ella se
ne potrà ben prima morir di voglia.»37
Bruno e Buffalmacco e Nello avevano sì gran voglia di ridere che scoppiavano,
75 udendo le parole di Calandrino, ma pur se ne tenevano; ma il maestro Scimmione
rideva sì squaccheratamente,38 che tutti i denti gli si sarebber potuti trarre.39 Ma
pure, a lungo andare, raccomandandosi Calandrino al medico e pregandolo che in
questo gli dovesse dar consiglio e aiuto, gli disse il maestro: «Calandrino, io non
voglio che tu ti sgomenti, ché, lodato sia Idio, noi ci siamo sì tosto accorti del fatto,
80 che con poca fatica e in pochi dì ti dilibererò; ma conviensi40 un poco spendere.»

 >> pag. 470 

Disse Calandrino: «Oimè! maestro mio, sì, per l'amor di Dio. Io ho qui da
dugento lire di che io volea comperare un podere: se tutti bisognano, tutti gli
togliete,41 pur che io non abbia a partorire, ché io non so come io mi facessi; ché io
odo fare alle femine un sì gran romore42 quando son per partorire, con tutto che
85 elle abbiano buon cotal grande donde farlo,43 che io credo, se io avessi quel dolore,
che io mi morrei prima che io partorissi.»
Disse il medico: «Non aver pensiero. Io ti farò fare una certa bevanda stillata44
molto buona e molto piacevole a bere, che in tre mattine risolverà ogni cosa, e
rimarrai più sano che pesce; ma farai che tu sii poscia45 savio e più non incappi in
90 queste sciocchezze. Ora ci bisogna per quella acqua tre paia di buon capponi e
grossi, e per altre cose che bisognano darai a un di costoro cinque lire di piccioli,
che le comperi, e fara'mi ogni cosa recare alla bottega; e io al nome di Dio domattina
ti manderò di quel beveraggio stillato, e comincera'ne a bere46 un buon bicchier
grande per volta.»
95 Calandrino, udito questo, disse: «Maestro mio, ciò siane in voi»;47 e date cinque
lire a Bruno e denari per tre paia di capponi, il pregò che in suo servigio in
queste cose durasse fatica.48
Il medico, partitosi, gli fece fare un poco di chiarea49 e mandogliele. Bruno,
comperati i capponi e altre cose necessarie al godere, insieme col medico e co'
100 compagni suoi se gli mangiò. Calandrino bevé tre mattine della chiarea; e il medico
venne da lui, e i suoi compagni, e toccatogli il polso gli disse: «Calandrino, tu
se' guerito senza fallo; e però50 sicuramente oggimai51 va a fare ogni tuo fatto, né
per questo star52 più in casa.»
Calandrino lieto, levatosi, s'andò a fare i fatti suoi, lodando molto, ovunque
105 con persona a parlar s'avveniva, la bella cura che di lui il maestro Simone aveva
fatta, d'averlo fatto in tre dì senza alcuna pena spregnare;53 e Bruno e Buffalmacco e
Nello rimaser contenti d'aver con ingegni54 saputa schernire l'avarizia di Calandrino,
quantunque monna Tessa, avvedendosene, molto col marito ne brontolasse.

      Dentro il testo

I contenuti tematici

In tutte e quattro le novelle che lo vedono protagonista Calandrino appare come il perfetto prototipo dello sciocco. Qui, anziché rifiutarsi di considerare verosimile tale ipotesi, crede subito di aspettare un figlio e accusa la moglie per averlo costretto a un rapporto sessuale in una posizione inconsueta.

 >> pag. 471 

«La comicità della interpretazione, tale da indurre al riso gli stessi beffatori, è dovuta alla sua logica perversa: se la posizione normale prevede che l'uomo sia sopra e la donna sotto, e se normalmente è la donna a essere ingravidata dall'uomo, con il suo sillogismo difettoso Calandrino deduce che l'inversione delle posizioni ha prodotto l'effetto inverso. [...] Il narratore è attento a collocare questa interpretazione dentro un sistema culturale preciso: quando infatti il protagonista arriva a questa conclusione, la moglie, anziché smentirlo recisamente con il richiamo alla realtà effettiva della riproduzione umana, "bassata la fronte" va via in silenzio, tutta rossa per la vergogna» (Alfano).
Lo scherzo giocato a Calandrino è ideato dai suoi amici per punirne l'egoismo. Egli infatti all'inizio rifiuta di condividere almeno una parte della somma di denaro ricevuta in eredità dalla zia. Attraverso la beffa Bruno e Buffalmacco, ai quali in questa novella si aggiunge un altro amico, Nello, riescono a ribaltare la situazione di partenza: alla fine della novella li troviamo che banchettano allegramente a spese del beffato. Mentre loro si godono i succulenti capponi ottenuti grazie a Calandrino, questi è costretto a trangugiare per tre giorni un'inutile pozione medicinale.

      Verso le competenze

COMPRENDERE

1 Che cosa vorrebbe fare inizialmente Calandrino dei soldi di cui è venuto in possesso? In che cosa consiste la difficoltà a mettere in atto il progetto?

2
Che cosa gli rimproverano gli amici?

3
Come riescono a convincerlo di essere malato?

4
Come riescono a convincerlo di essere incinto?

ANALIZZARE

5 Fai l’analisi del periodo delle rr. 4-13.

INTERPRETARE

6 Descrivi lo stile adottato nella novella. Prevale la mimesi o la diegesi? Quali elementi della narrazione determinano in particolare la comicità?

PRODURRE

7 II tema della beffa ordita da un gruppo di amici a danno di qualche sprovveduto è presente anche in molti film. Scegline uno a tuo piacimento in cui compare una beffa particolarmente significativa e mettila a confronto con quella di Boccaccio in un testo di circa 30 righe.                      


I colori della letteratura - volume 1
I colori della letteratura - volume 1
Dalle origini al Cinquecento