4. Le due di queste cagioni, cioè la prima dalla parte di dentro e la prima dalla
parte di fuori,11 non sono da vituperare, ma da escusare e di perdono degne; le due
altre,12 avegna che l’una più,13 sono degne di biasimo e d’abominazione.14
5. Manifestamente adunque può vedere chi bene considera, che pochi rimangono
25 quelli che all’abito da tutti desiderato15 possano pervenire, e innumerabili quasi
sono li ’mpediti che di questo cibo sempre vivono affamati. Oh beati quelli pochi
che seggiono a quella mensa dove lo pane delli angeli si manuca!16 e miseri quelli
che colle pecore hanno comune cibo!
6. Ma però che17 ciascuno uomo a ciascuno uomo naturalmente è amico, e ciascuno
30 amico si duole del difetto di colui ch’elli ama, coloro che a così alta mensa
sono cibati non sanza misericordia sono inver di18 quelli che in bestiale pastura
veggiono erba e ghiande sen gire19 mangiando. E acciò che misericordia è madre
di beneficio,20 sempre liberalmente21 coloro che sanno porgono della loro buona
ricchezza alli veri poveri, e sono quasi fonte vivo, della cui acqua si refrigera la naturale
35 sete che di sopra è nominata. E io adunque, che non seggio alla beata mensa,
ma, fuggito de la pastura del vulgo,22 a’ piedi di coloro che seggiono ricolgo di
quello che da loro cade, e conosco la misera vita di quelli che dietro m’ho lasciati,
per la dolcezza ch’io sento in quello che a poco a poco ricolgo, misericordievolemente
mosso, non me dimenticando,23 per li miseri alcuna cosa ho riservata, la
40 quale alli occhi loro, già è più tempo, ho dimostrata;24 e in ciò li ho fatti maggiormente
vogliosi. Per che ora volendo loro apparecchiare, intendo fare un generale
convivio di ciò ch’i’ ho loro mostrato, e di quello pane ch’è mestiere25 a così fatta
vivanda, sanza lo quale da loro non potrebbe essere mangiata. Ed ha questo convivio
di quello pane degno, con tale vivanda qual io intendo indarno non essere
45 ministrata.26
7. E però27 ad esso non s’assetti alcuno male de’ suoi organi disposto, però che
né denti né lingua ha né palato; né alcuno assettatore28 de’ vizii, perché lo stomaco
suo è pieno d’omori venenosi contrarii,29 sì che mai vivanda non terrebbe. Ma
vegna qua qualunque è per cura familiare o civile nella umana fame rimaso, e ad
50 una30 mensa colli altri simili impediti s’assetti; e alli loro piedi si pongano tutti
quelli che per pigrizia si sono stati, ché non sono degni di più alto sedere: e quelli
e questi prendano la mia vivanda col pane che la farà loro e gustare e patire.31