Il salto spiccato da Cavalcanti nella novella di Boccaccio è stato assunto da Italo Calvino (1923-1985) come emblema della «leggerezza», uno dei valori – insieme a «rapidità», «esattezza», «visibilità» e «molteplicità» – che egli ha additato alla letteratura del nuovo millennio. È il 1984 quando Calvino viene invitato all’Università di Harvard a tenere una serie di conferenze. Le prepara scrupolosamente, ma non riuscirà a pronunciarle (era previsto che lo facesse nell’anno accademico 1985-1986), perché nel 1985 lo scrittore muore.
Quei testi sono stati pubblicati in un volume postumo (1988) dal titolo Lezioni americane, da cui riportiamo un brano del primo capitolo, intitolato semplicemente Leggerezza.
« Esiste una leggerezza della pensosità, così come tutti sappiamo che esiste una leggerezza della frivolezza; anzi, la leggerezza pensosa può far apparire la frivolezza come pesante e opaca.
Non potrei illustrare meglio questa idea che con una novella del
Decameron (VI, 9) dove appare il poeta fiorentino Guido Cavalcanti. Boccaccio ci presenta Cavalcanti come un austero filosofo che passeggia meditando tra i sepolcri di marmo davanti a una chiesa. La
jeunesse
dorée1 fiorentina cavalcava per la città in brigate che passavano da una festa all'altra, sempre cercando occasioni d'ampliare il loro giro di scambievoli inviti. Cavalcanti non era popolare tra loro, perché, benché fosse ricco ed elegante, non accettava mai di far baldoria con loro e perché la sua misteriosa filosofia
2 era sospettata d'empietà.
[...]
Ciò che qui ci interessa non è tanto la battuta attribuita a Cavalcanti (che si può interpretare considerando che il preteso «epicureismo» del poeta era in realtà averroismo, per cui l'anima individuale fa parte dell'intelletto universale: le tombe sono casa vostra e non mia in quanto la morte corporea è vinta da chi s'innalza alla contemplazione universale attraverso la speculazione dell'intelletto). Ciò che ci colpisce è l'immagine visuale che Boccaccio evoca: Cavalcanti che si libera d'un salto «sì come colui che leggerissimo era».
Se volessi scegliere un simbolo augurale per l'affacciarsi al nuovo millennio, sceglierei questo: l'agile salto improvviso del poeta-filosofo che si solleva sulla pesantezza del mondo, dimostrando che la sua gravità contiene il segreto della leggerezza, mentre quella che molti credono essere la vitalità dei tempi, rumorosa, aggressiva, scalpitante e rombante, appartiene al regno della morte, come un cimitero d'automobili arrugginite.
»
1 jeunesse dorée: gioventù dorata (in francese).
2 la sua misteriosa filosofia: la sua adesione all'averroismo.