Al cuore della letteratura - volume 1

Il Trecento – L'opera: Decameron

 T11 

Guido Cavalcanti

Sesta giornata, 9

In questa novella raccontata da Elissa, «reggitrice» della Sesta giornata, Guido Cavalcanti tende a distinguersi dai giovani nobili suoi coetanei, preferendo ai loro sciocchi passatempi una solitaria meditazione. Per questo suo atteggiamento, considerato un po’ altezzoso, c’è chi pensa di canzonarlo, ma l’intelligenza del poeta stilnovista gli suggerisce una risposta fulminante.

Guido Cavalcanti dice con un motto onestamente villania1 a certi cavalier fiorentini li quali soprapreso l'aveano.

[...]
Dovete adunque sapere che ne' tempi passati furono nella nostra città assai belle
e laudevoli usanze, delle quali oggi niuna ve n'è rimasa, mercé2 della avarizia che
5 in quella con le ricchezze è cresciuta, la quale tutte l'ha discacciate.3 Tralle quali
n'era una cotale, che4 in diversi luoghi per Firenze si ragunavano5 insieme i gentili
uomini delle contrade e facevano lor brigate di certo numero, guardando di mettervi
tali che comportare potessono acconciamente le spese,6 e oggi l'uno, doman
l'altro, e così per ordine7 tutti mettevan tavola,8 ciascuno il suo dì, a tutta la brigata;
10 e in quella spesse volte onoravano e gentili uomini forestieri, quando ve ne capitavano,
e ancora de' cittadini: e similmente si vestivano insieme9 almeno una volta
l'anno, e insieme i dì più notabili10 cavalcavano per la città e talora armeggiavano,11
e massimamente per le feste principali o quando alcuna lieta novella di vittoria o
d'altro fosse venuta nella città.

15 Tralle quali brigate n'era una di messer Betto Brunelleschi,12 nella quale messer
Betto e' compagni s'erano molto ingegnato di tirare13 Guido di messer Cavalcante
de' Cavalcanti, e non senza cagione: per ciò che, oltre a quello14 che egli fu un de'
miglior loici15 che avesse il mondo e ottimo filosofo naturale16 (delle quali cose
poco la brigata curava), si fu egli leggiadrissimo e costumato e parlante17 uom
20 molto e ogni cosa che far volle e a gentile uom pertenente18 seppe meglio che altro
uom fare; e con questo19 era ricchissimo, e a chiedere a lingua sapeva onorare cui
nell'animo gli capeva che il valesse.20 Ma a messer Betto non era mai potuto venir
fatto d'averlo,21 e credeva egli co' suoi compagni che ciò avvenisse per ciò che22

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Guido alcuna volta speculando molto abstratto dagli uomini divenia;23 e per ciò
25 che egli alquanto tenea della oppinione degli epicuri,24 si diceva tralla gente volgare
che queste sue speculazioni25 erano solo in cercare se trovar si potesse che Iddio non fosse.26

Ora avvenne un giorno che, essendo Guido partito d'Orto San Michele27 e
venutosene per lo Corso degli Adimari infino a San Giovanni, il quale spesse volte era
30 suo cammino, essendo arche28 grandi di marmo, che oggi sono in Santa Reparata,
e molte altre dintorno a San Giovanni, e egli essendo tralle colonne del porfido29
che vi sono e quelle arche e la porta di San Giovanni, che serrata era, messer Betto
con sua brigata a caval venendo su per la piazza di Santa Reparata, vedendo Guido
là tra quelle sepolture, dissero: «Andiamo a dargli briga»;30 e spronati i cavalli, a
35 guisa d'uno assalto sollazzevole31 gli furono, quasi prima che egli se ne avvedesse,
sopra e cominciarongli a dire: «Guido, tu rifiuti d'esser di nostra brigata; ma ecco,
quando tu avrai trovato che Idio non sia, che avrai fatto?» 32

A' quali Guido, da lor veggendosi chiuso, prestamente disse: «Signori, voi mi
potete dire a casa vostra ciò che vi piace»; e posta la mano sopra una di quelle
40 arche, che grandi erano, sì come colui che leggerissimo era,33 prese un salto e fusi
gittato dall'altra parte,34 e sviluppatosi35 da loro se n'andò.
Costoro rimaser tutti guatando l'un l'altro, e cominciarono a dire che egli era
uno smemorato36 e che quello che egli aveva risposto non veniva a dir nulla,37 con
ciò fosse cosa che quivi dove erano non avevano essi a fare più che tutti gli altri
45 cittadini, né Guido meno che alcun di loro.38
Alli quali messer Betto rivolto, disse: «Gli smemorati siete voi, se voi non l'avete
inteso: egli ci ha onestamente39 e in poche parole detta la maggior villania del
mondo, per ciò che, se voi riguarderete bene, queste arche sono le case de' morti,
per ciò che in esse si pongono e dimorano i morti; le quali egli dice che son nostra
50 casa, a dimostrarci che noi e gli altri uomini idioti40 e non letterati siamo, a
comparazion di lui e degli altri uomini scienziati, peggio che uomini morti, e per ciò,
qui essendo, noi siamo a casa nostra.»
Allora ciascuno intese quello che Guido aveva voluto dire e vergognossi, né
mai più gli diedero briga, e tennero per innanzi41 messer Betto sottile e
55 intendente42 cavaliere.

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Dalle origini al Trecento