70 avventura mai ricordar non m'udisti.37 Ma tu udirai tosto cosa la quale più ti farà
forse maravigliare, sì come è38 che io sia tua sorella; e dicoti che, poi che Idio m'ha
fatta tanta grazia che io anzi la mia morte39 ho veduto alcuno40 de' miei fratelli,
come che41 io disideri di vedervi tutti, io non morrò a quella ora che io consolata
non muoia. E se tu forse questo mai più non udisti, io tel vo'42 dire. Pietro, mio
75 padre e tuo, come io credo che tu abbi potuto sapere, dimorò lungamente in
Palermo, e per la sua bontà e piacevolezza vi fu e è ancora da quegli che il conobbero
amato assai. Ma tra gli altri che molto l'amarono, mia madre, che gentil43 donna
fu e allora era vedova, fu quella che più l'amò, tanto che, posta giù44 la paura del
padre e de' fratelli e il suo onore, in tal guisa con lui si dimesticò,45 che io ne nacqui
80 e sonne46 qual tu mi vedi. Poi, sopravenuta cagione a Pietro di partirsi di Palermo e
tornare in Perugia, me con la mia madre piccola fanciulla lasciò, né mai, per quello
che io sentissi, più né di me né di lei si ricordò: di che io, se mio padre stato non
fosse, forte il riprenderei47 avendo riguardo48 alla ingratitudine di lui verso mia
madre mostrata (lasciamo stare allo amore che a me come a sua figliuola non nata
85 d'una fante49 né di vil femina50 dovea portare), la quale le sue cose e sé parimente,
senza sapere altrimenti chi egli si fosse,51 da fedelissimo amor mossa rimise52
nelle sue mani. Ma che è?53 Le cose mal fatte e di gran tempo passate sono troppo
più agevoli a riprendere che a emendare:54 la cosa andò pur55 così. Egli mi lasciò
piccola fanciulla in Palermo, dove, cresciuta quasi come io mi sono,56 mia madre,
90 che ricca donna era, mi diede per moglie a uno da Gergenti,57 gentile uomo e da
bene,58 il quale per amor di mia madre e di me tornò a stare59 in Palermo; e quivi,
come colui che è molto guelfo,60 cominciò a avere alcuno trattato col nostro re
Carlo.61 Il quale, sentito dal re Federigo prima che dare gli si potesse effetto, fu cagione
di farci fuggire di Cicilia62 quando io aspettava essere la maggior cavalleressa63 che
95 mai in quella isola fosse; donde, prese quelle poche cose che prender potemmo
(poche dico per rispetto64 alle molte le quali avavamo), lasciate le terre e li palazzi,
in questa terra ne rifuggimmo, dove il re Carlo verso di noi trovammo sì grato che,
ristoratici in parte li danni65 li quali per lui ricevuti avavamo, e possessioni66 e case
ci ha date, e dà continuamente al mio marito, e tuo cognato che è, buona
100 provisione,67 sì come tu potrai ancor vedere. E in questa maniera son qui, dove io, la buona
mercé di Dio e non tua,68 fratel mio dolce, ti veggio.»