Al cuore della letteratura - volume 1

Il Trecento – L'opera: Canzoniere

 T18 

I’ vo piangendo i miei passati tempi

Canzoniere, 365


È il penultimo componimento del Canzoniere: il poeta medita sulle proprie esperienze, sente l’approssimarsi della fine della vita e si rivolge a Dio, come in una preghiera, chiedendogli aiuto per il tempo che ancora gli resta da vivere.


METRO Sonetto.

       I’ vo piangendo i miei passati tempi
       i quai posi in amar cosa mortale,
       senza levarmi a volo, abbiend’io l’ale,
4    per dar forse di me non bassi exempi.

       Tu che vedi i miei mali indegni et empi,
       Re del cielo invisibile immortale,
       soccorri a l’alma disviata et frale,
8    e ’l suo defecto di Tua gratia adempi:

       sì che, s’io vissi in guerra et in tempesta,
       mora in pace et in porto; et se la stanza
11  fu vana, almen sia la partita honesta.

       A quel poco di viver che m’avanza
       et al morir, degni esser Tua man presta:
14  Tu sai ben che ’n altrui non ò speranza.

      Dentro il testo

I contenuti tematici

È un sonetto di meditazione e di bilancio esistenziale, tutto negativo, nel quale il poeta riconosce le proprie mancanze sul piano spirituale. Da qui, a partire dalla seconda quartina, scaturisce un accorato appello alla misericordia divina, affinché gli offra aiuto nell’ultima fase della sua vita.

Sono versi colmi di stanchezza e di dolore. Il poeta non nutre più speranze, tranne che in Dio. La stessa dolce immagine di Laura sembra ormai lontana dal suo cuore. È il preludio della canzone* alla Vergine, il componimento che chiude il Canzoniere, di cui questo sonetto pone le premesse.

 >> pag. 442 

Le scelte stilistiche

Petrarca conferisce al sonetto un tono di preghiera e un andamento lento e struggente. Sono diversi gli elementi che cooperano a tale effetto di composta solennità: la quasi totale coincidenza tra metrica e sintassi (è presente solo un enjambement* ai vv. 10-11); le dittologie* aggettivali, frequenti in Petrarca, come indegni et empi (v. 5) e disviata et frale (v. 7); le antitesi* tra guerra e tempesta da una parte e pace e porto dall’altra (vv. 9-10) e tra stanza […] vana e partita honesta (vv. 10-11); l’apostrofe* al v. 5 (Tu), che prosegue nei versi successivi.

Numerose sono le metafore* presenti nel sonetto, a vivacizzare un testo – come ha notato la critica – privo di immagini e di colori. La prima è quella del volo (senza levarmi a volo, abbiend’io l’ale, v. 3), per indicare un’occupazione alta, di tipo morale e intellettuale che Petrarca confessa di non aver perseguito a sufficienza, pur possedendo le facoltà per farlo (le ali infatti rappresentano le doti naturali). Vi sono poi la metafora della guerra e quella della tempesta (sì che, s’io vissi in guerra et in tempesta, v. 9), per descrivere una vita inquieta e turbata dalle passioni. Ora il poeta spera di poter morire in pace et in porto (v. 10), cioè in pace con sé stesso e nella grazia di Dio. Infine, a conclusione del sonetto, la metafora del viaggio (la partita, v. 11) per intendere la morte.

      Verso le competenze

COMPRENDERE

1 Fai la parafrasi del sonetto.


2 Quali mancanze rimprovera il poeta a sé stesso?


3 A chi si rivolge il poeta con il Tu del v. 5?


4 Che cosa auspica l’autore per l’ultima parte della sua vita?

ANALIZZARE

5 Riporta lo schema delle rime.


6 Quale aggettivo si contrappone a mortale (v. 2)? (Lo trovi più avanti, in una sorta di antitesi a distanza.)


7 Che tipo di proposizione è abbiend’io l’ale al v. 3?


8 Quale figura retorica è non bassi (v. 4) per significare “alti”?

INTERPRETARE

9 Al v. 14 (’n altrui non ò speranza), a chi o a che cosa si riferisce l’autore con altrui?

PRODURRE

10 Svolgi la seguente traccia: “Il Canzoniere di Petrarca come tentativo di bilancio esistenziale”. Per argomentare la tua esposizione, utilizza opportune citazioni tratte dai testi che hai letto, e in particolare da questo. Scrivi un testo argomentativo di circa 30 righe.


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Dalle origini al Trecento