COMPRENDERE
1 Perché al v. 12 il poeta definisce il vulgo, cioè la gente, nemico et odioso?
2 Che cos’è il secreto al v. 9?
3 Qual è il pensero del v. 10?
ANALIZZARE
4 Quale figura retorica introduce l’espressione O cameretta (v. 1)?
5 Quale figura sintattica riconosci al v. 4?
6 Che cosa rappresenta dal punto di vista sintattico l’espressione chi ’l pensò mai? (v. 13)?
INTERPRETARE
7 Individua nel testo 4 coppie di sostantivi, aggettivi o verbi, e spiegane la funzione completando la tabella.
PRODURRE
8 Confronta il desiderio di compagnia espresso in questo sonetto con quanto l’autore afferma in Solo et
pensoso i più deserti campi (► T8, p. 409). Descrivi in un testo di circa 20 righe analogie e differenze tra gli stati d’animo delineati con esempi tratti dai sonetti.
9 Leggi i versi del sonetto di Guido Cavalcanti Noi
siàn le triste penne isbigotite riportati di seguito e confrontali con quelli di Petrarca in un brano di circa 15 righe che evidenzi le analogie e le differenze dal punto di vista tematico e linguistico.
«Noi siàn le triste penne isbigotite, / le cesoiuzze e ’l coltellin dolente, / ch’avemo scritte dolorosamente / quelle parole che vo’ avete udite. / / Or vi diciàn perché noi siàn partite / e siàn venute a voi qui di presente: / la man che ci movea dice che sente / cose dubbiose nel core apparite».