Al cuore della letteratura - volume 1

Il Trecento – L'opera: Canzoniere

 T13 

L’avara Babilonia à colmo il sacco

Canzoniere, 137


Come accennato nell’introduzione all’opera, Petrarca dedica tre sonetti (136-138) – chiamati “sonetti babilonesi” per la metafora biblica su cui si basano – alla polemica nei confronti della curia pontificia avignonese, che egli giudica empia e corrotta. I sonetti sono stati composti tra il 1346 e il 1347 (secondo altri tra il 1351 e il 1353).


METRO Sonetto con schema di rime ABBA ABBA CDC DCD.

       L’avara Babilonia à colmo il sacco
       d’ira di Dio, e di vitii empii et rei,
       tanto che scoppia, ed à fatti suoi dèi
4    non Giove et Palla, ma Venere et Bacco.

       Aspectando ragion mi struggo et fiacco;
       ma pur novo soldan veggio per lei,
       lo qual farà, non già quand’io vorrei,
8    sol una sede, et quella fia in Baldacco.

       Gl’idoli suoi sarranno in terra sparsi,
       et le torre superbe, al ciel nemiche,
11  e i suoi torrer’ di for come dentro arsi.

       Anime belle et di virtute amiche
       terranno il mondo; et poi vedrem lui farsi
14  aureo tutto, et pien de l’opre antiche.

      Dentro il testo

I contenuti tematici

Il tema centrale della poesia è la forte indignazione morale dell’autore: Avignone è corrotta, i prelati della curia papale si dedicano solo ai propri interessi personali e Dio è pronto a intervenire, perché la sua pazienza è stata per troppo tempo messa alla prova (colmo il sacco / d’ira di Dio, vv. 1-2).

Dalla seconda quartina in poi è presente una profezia: presto verrà un uomo a riportare la sede del Papato a Roma, sottintendendo che il mondo conoscerà un profondo rinnovamento. Poiché l’espressione novo soldan (v. 6) è oscura, ha dato origine alle più diverse interpretazioni. Secondo la maggior parte dei commentatori si tratterebbe di un imperatore oppure di un pontefice a cui spetterà lo stesso compito di purificazione e redenzione (et poi vedrem lui farsi / aureo tutto, vv. 13-14) assegnato da Dante al «veltro» (Inferno, I, 100-111), il cane da caccia che ristabilirà l’ordine e la giustizia eliminando la cupidigia dal mondo. D’altra parte le profezie conservano sempre un certo margine di oscurità e di ambiguità, come accade con lo stesso Dante in quelle della Divina Commedia. Tuttavia, mentre le profezie dantesche sono formulate generalmente dopo che gli eventi cui si riferiscono hanno avuto luogo, in questo caso possiamo invece intendere la profezia di Petrarca come l’espressione di un desiderio: che il papa torni a Roma e che così cessi la corruzione della curia pontificia, determinata in una certa misura, secondo il poeta, proprio dalla lontananza dalla sua sede originaria.

 >> pag. 430 

Quando parla delle torre superbe (v. 10), Petrarca allude alle torri del palazzo papale di Avignone, fatto costruire da Benedetto XII e continuato da Clemente VI. In una delle lettere Sine nomine (8), il papa viene definito «terrificante costruttore di torri». Queste torri sono dette al ciel nemiche (v. 10) perché agli occhi di Petrarca rappresentano quasi una sfida alla divinità. C’è un evidente riferimento al mito della torre di Babele, di cui si parla nella Bibbia: gli abitanti di Babele volevano costruire una torre altissima che potesse raggiungere il cielo; la loro superbia fu punita da Dio, che li costrinse a parlare lingue diverse e dunque a non comprendersi più l’un l’altro, e ciò impedì di ultimare la costruzione della torre.

Le scelte stilistiche

L’indignazione morale di Petrarca si esprime attraverso un’invettiva, condotta con un tono aspro, caratterizzato da energia espressiva e da enfasi (per esempio, mi struggo et fiacco, v. 5), ma anche solenne nella terzina in cui il poeta profetizza la punizione divina della Chiesa corrotta (Gl’idoli suoi sarranno in terra sparsi, / et le torre superbe, al ciel nemiche, / e i suoi torrer’ di for come dentro arsi, vv. 9-11).
Se i primi undici versi definiscono drammaticamente la corruzione della curia avignonese e la punizione imminente, nell’ultima terzina il tono si distende e l’atmosfera si illumina con la visione di un rinnovamento morale dell’umanità.

      Verso le competenze

COMPRENDERE

1 Quali sono i vizi che Petrarca rimprovera alla curia papale di Avignone? Indica i relativi versi.


2 In che cosa consisterà la punizione dell’arroganza dei prelati avignonesi?

ANALIZZARE

3 Individua la metafora presente nella prima quartina.


4 In quali versi troviamo in primo piano il poeta con i suoi sentimenti?

INTERPRETARE

5 Per condannare il degrado avignonese Petrarca ricorre alla mitologia pagana (Babilonia, Giove, Bacco ecc.): perché secondo te?

PRODURRE

6 Svolgi una breve ricerca sulla cosiddetta “cattività avignonese”, per rispondere alle seguenti domande.
Di che cosa si trattò?
Quanto durò?
Da quali ragioni fu motivata?
In che modo terminò?
Chi scrisse sull’argomento oltre a Petrarca?


La tua esperienza

7 C’è una città che giudichi particolarmente degradata o pericolosa? Perché? Spiegalo in un testo di circa 20 righe.


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