Al cuore della letteratura - volume 1

Il Trecento – L'opera: Canzoniere

      Dentro il testo

I contenuti tematici

Petrarca definisce il proprio amore per Laura un errore (v. 3). Ciò significa che egli offre un giudizio negativo dell’esperienza amorosa. Tale netta valutazione, posta nel componimento iniziale della raccolta, determina una chiara prospettiva etico-morale, che si riverbera su tutti i singoli componimenti.
Le ragioni e il senso di questo errore si definiranno nel corso della raccolta. Intanto, però, si possono facilmente intuire i motivi del valore negativo attribuito all’amore per Laura. Si tratta, infatti, di una passione esclusivamente terrena e come tale considerata peccaminosa, non di un amore illuminato dalla grazia divina, come quello di Dante per Beatrice nella Commedia.

Al cospetto del proprio pubblico scelto (ove sia chi per prova intenda amore, v. 7), il poeta pare presentarsi con una sorta di palinodia*, sconfessando il proprio giovanile attaccamento alle cose terrene ed esibendo la saggezza nata dalla propria trasformazione. Tuttavia bisogna notare che Petrarca non sembra aver completamente superato quella passione. Prima al v. 4 la precisazione in parte denuncia il paradossale sdoppiamento di un io irrisolto; poi al v. 6 le speranze e il dolore sono definiti attraverso il medesimo aggettivo, “vano”: vale a dire che il dolore non conduce a un mutamento effettivo e la stessa speranza di una vita diversa appare illusoria.

Nuova appare, in questo sonetto*, la concezione della poesia. Non più canto (come per i trovatori) né discorso (come per gli Stilnovisti, secondo la definizione dantesca: scrittura sotto dettatura da parte di Amore). La poesia è definita da Petrarca suono di […] sospiri (vv. 1-2), cioè espressione di una vita interiore sofferta e problematica.

Le scelte stilistiche

Nel sonetto si evidenzia una forte contrapposizione tra presente e passato, attraverso l’alternanza dei diversi tempi verbali. Se il passato era stato il tempo dell’errore, cioè del peccato, il presente è invece il tempo del ravvedimento e della vergogna. Tuttavia precisiamo che si tratta di una contrapposizione non statica, bensì dinamica: la dialettica tra i due poli – passione e pentimento – è ancora in atto al momento della scrittura. La scissione non è dunque superata: anche quando Petrarca si accinge a tracciare il bilancio della propria vicenda umana e poetica, non può rinnegare del tutto il suo passato, dunque l’uomo “antico” continua a convivere in lui con quello nuovo.

Tuttavia l’opposizione temporale getta una luce significativa sulle liriche che seguiranno nel Canzoniere, tutte «portatrici di una doppia verità» (Fenzi): da una parte la verità originaria, testimonianza del giovenile errore (v. 3) in cui è caduto il personaggio-poeta; dall’altra la verità ultima, che vede e giudica il passato sulla base esemplare di un’esperienza esistenziale realmente vissuta: quanto piace al mondo è breve sogno (v. 14).

L’andamento sintattico delle due quartine* è diverso da quello delle due terzine*. Le quartine sono costituite da un unico periodo, il cui verbo principale, spero, compare soltanto al v. 8. È perciò un periodo ampio, che copre ben otto versi, e dalla struttura sintattica ricca di subordinate (cinque relative: ch’ascoltate…, ond’io nudriva…, ch’i’ sono…, in ch’io piango et ragiono…, chi per prova intenda…; una temporale: quand’era…; una limitativa: ove sia…). Ciò conferisce al testo un senso di dilatazione e di sospensione. Più semplice, invece, è la sintassi nelle terzine, che formano ciascuna un periodo a sé stante. Nella sua maggiore essenzialità, così, la conclusione assume un tono quasi di sentenza morale. Tuttavia lo sconfinamento del discorso oltre la misura del verso, e dunque un analogo senso di dilatazione della sintassi, è ottenuto nelle terzine dai frequenti enjambement*: particolarmente rilevati quelli tra i vv. 9-10, 10-11, 13-14; mentre nelle quartine si può segnalare quello ai vv. 1-2.

Trattandosi del sonetto proemiale, dunque di un testo molto importante anche per la sua posizione all’interno della raccolta, l’autore ha dedicato a questa lirica una particolare cura stilistica. Lo rivelano alcune allitterazioni*, per esempio quella con funzione onomatopeica* in s (quasi la resa fonica dei sospiri) ai primi due versi (Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono / di quei sospiri), quella in v ai vv. 5-6 (vario… vane… van) e quella in p ai vv. 7-8 (per prova… pietà… perdono).

      Verso le competenze

COMPRENDERE

1 A chi si rivolge l’autore con il Voi del v. 1?


2 Perché il poeta dice di essere stato per molto tempo favola (v. 10) per la gente?


3 Che cosa ha imparato il poeta?

ANALIZZARE

4 Indica i verbi relativi al vissuto presente e quelli relativi all’esperienza passata.


5 Per sottolineare la contrapposizione tra passato e presente l’autore utilizza due volte la figura retorica dell’antitesi: in quali versi?


6 Oltre alle allitterazioni già indicate nell’analisi del testo, individuane tre presenti nelle due terzine.

INTERPRETARE

7 Al v. 1 l’autore ricorre al verbo “ascoltare” anziché “leggere”: secondo te, perché?

PRODURRE

8 Petrarca parla di vergogna (v. 12) e di pentimento (’l pentérsi, v. 13). Prova a definire la differenza di significato tra questi quattro vocaboli appartenenti a una stessa area semantica:

vergogna; pentimento; rimorso; rimpianto.


 T6 

Era il giorno ch’al sol si scoloraro

Canzoniere, 3


Dopo il sonetto proemiale, che ha lo scopo di offrire un’introduzione all’opera, seguono alcuni componimenti che permettono al lettore di comprendere come è nato l’amore del poeta per Laura. Qui viene rievocato il primo incontro, il 6 aprile 1327, Venerdì Santo. Il testo è del 1348.

METRO Sonetto con schema di rime ABBA ABBA CDE DCE.

       Era il giorno ch’al sol si scoloraro
       per la pietà del suo Factore i rai,
       quando i’ fui preso, et non me ne guardai,
4    ché i be’ vostr’occhi, donna, mi legaro.

 >> pag. 405 

       Tempo non mi parea da far riparo
       contr’a’ colpi d’Amor: però m’andai
       secur, senza sospetto; onde i miei guai
8    nel commune dolor s’incominciaro.

       Trovommi Amor del tutto disarmato,
       et aperta la via per gli occhi al core,
11  che di lagrime son fatti uscio et varco:

       però, al mio parer, non li fu honore
       ferir me de saetta in quello stato,
14  a voi armata non mostrar pur l’arco.

      Dentro il testo

I contenuti tematici

Petrarca incontra per la prima volta Laura il 6 aprile 1327, Venerdì Santo, nella chiesa di Santa Chiara ad Avignone. In quella giornata la Chiesa cattolica ricorda la morte di Gesù, ma nel 1327 il Venerdì Santo cadde il 10 aprile. Come si spiega questa incoerenza di date? Probabilmente Petrarca, nel fissare la data del 6 aprile, tiene conto della data della crocifissione, che ebbe luogo, secondo il calendario ebraico, il giorno 15 della luna di marzo, che nel 1327 coincideva appunto con il 6 aprile.

Il Venerdì Santo è un giorno di cordoglio, penitenza e meditazione. A tali sentimenti è disposta l’anima del poeta, quando incontra Laura. Petrarca ci dice dunque che non è strano che egli non sia stato in grado di opporre una resistenza morale al divampare del sentimento amoroso: in quel giorno di cordoglio egli non era preparato a fronteggiare una tale minacciosa passione. Quindi pare naturale che Amore abbia avuto la meglio sul poeta inerme. Che il giorno dell’innamoramento coincida con quello della morte di Gesù per Petrarca è il segno del carattere peccaminoso del suo sentimento. L’oscuramento del sole allude a un’eclissi, a un allontanamento di Dio dalla vita del poeta, che compie scelte che si pongono in contrasto con gli insegnamenti religiosi.

Riprendendo un concetto già presente nello Stilnovo (Guido Cavalcanti, Voi che per li occhi mi passaste ’l core, ► T4, p. 165), Petrarca spiega al v. 10 che la passione è un’emozione che passa dalla vista (gli occhi) e giunge al core. Questo però è accaduto solo a lui, giacché Laura è inconsapevole del dramma che si svolge fra il poeta, lei stessa e Amore. Questi infatti non la molesta con le sue frecce, con le quali colpisce invece il poeta, perché sa che lei è inattaccabile grazie alla forza delle sue qualità morali. Da qui la critica del poeta ad Amore (non li fu honore / ferir me de saetta in quello stato, / a voi armata non mostrar pur l’arco, vv. 12-14), mentre il vocativo al v. 4 (donna), ripreso dal voi dell’ultimo verso, introduce quasi un garbato rimprovero anche a Laura, per avere, seppure inconsapevolmente, legato a sé il poeta.

Le scelte stilistiche

Questo sonetto presenta una struttura lineare ed espressioni semplici, ed è tutto giocato sulle antitesi*: Dio (l’entità verso cui dovrebbe tendere Francesco) contro Laura (la persona che monopolizza la sua attenzione); la debolezza morale del poeta contro la ferrea virtù della donna; il commune dolor (v. 8) dei cristiani per la morte di Gesù contro i guai (v. 7), cioè i lamenti, del poeta, preda di emozioni profane. Proprio questa contrapposizione tra dimensione sacra e dimensione profana è l’elemento più forte ed evidente, che sostiene tutto il sonetto.

La prosopopea* di Amore e la metafora* della freccia per indicare l’innamoramento fanno parte di un repertorio di immagini classiche. Inoltre il lessico militare (fui preso, v. 3; mi legaro, v. 4; colpi, v. 6; disarmato, v. 9; ferir, v. 13; armata, v. 14) fornisce le parole per una serie di metafore belliche che definiscono la passione amorosa nei termini di una drammatica conflittualità.

      Verso le competenze

COMPRENDERE

1 Nei versi 7-8 l’autore parla di guai personali e di commune dolor: a che cosa si riferisce? Questo confronto può essere letto come una sorta di giustificazione? Motiva la tua risposta.


2 Chi rimprovera il poeta nella seconda terzina?

ANALIZZARE

3 Individua nel sonetto una dittologia sinonimica.


4 Individua le figure di suono (allitterazioni, ripetizioni di vocali, consonanti ecc.) e spiega quale funzione svolgono.

INTERPRETARE

5 La divisione in strofe corrisponde all’andamento sintattico del componimento? Motiva la tua risposta.

PRODURRE

6 Confronta la descrizione del primo incontro tra Petrarca e Laura con quella del primo incontro tra Dante e Beatrice narrato nel secondo capitolo della Vita nuova (► T7, p. 258). Individua analogie e differenze tra le due descrizioni e soprattutto le diverse risonanze interiori che i due incontri determinano nell’animo dei due poeti. Scrivi un testo argomentativo di circa 20 righe.


Al cuore della letteratura - volume 1
Al cuore della letteratura - volume 1
Dalle origini al Trecento