altri, prima o dopo di lui, avesse ripetuto il tentativo. Ma mentre ci gridava queste
40 cose, a noi – così sono i giovani, restii a ogni consiglio – il desiderio cresceva per
il divieto. Allora il vecchio, accortosi dell’inutilità dei suoi sforzi, inoltrandosi un
bel po’ tra le rocce, ci mostrò col dito un sentiero tutto erto, dandoci molti avvertimenti
e ripetendocene altri alle spalle, che già eravamo lontani. Lasciate presso di
lui le vesti e gli oggetti che ci potevano essere d’impaccio, tutti soli ci accingiamo a
45 salire e ci incamminiamo alacremente.11 Ma come spesso avviene, a un grosso sforzo
segue rapidamente la stanchezza, ed eccoci a sostare su una rupe non lontana.
Rimessici in marcia, avanziamo di nuovo, ma con più lentezza; io soprattutto, che
mi arrampicavo per la montagna con passo più faticoso, mentre mio fratello, per
una scorciatoia lungo il crinale del monte, saliva sempre più in alto. Io, più fiacco,
50 scendevo giù, e a lui che mi richiamava e mi indicava il cammino più diritto, rispondevo
che speravo di trovare un sentiero più agevole dall’altra parte del monte
e che non mi dispiaceva di fare una strada più lunga, ma più piana. Pretendevo
così di scusare la mia pigrizia e mentre i miei compagni erano già in alto, io vagavo
tra le valli, senza scorgere da nessuna parte un sentiero più dolce; la via, invece,
55 cresceva e l’inutile fatica mi stancava. Annoiatomi e pentito oramai di questo girovagare,
decisi di puntare direttamente verso l’alto e quando, stanco e ansimante,
riuscii a raggiungere mio fratello, che si era intanto rinfrancato con un lungo riposo,
per un poco procedemmo insieme. Avevamo appena lasciato quel colle che
già io, dimentico del primo errabondare, sono di nuovo trascinato verso il basso, e
60 mentre attraverso la vallata vado di nuovo alla ricerca di un sentiero pianeggiante,
ecco che ricado in gravi difficoltà. Volevo differire12 la fatica del salire, ma la natura
non cede alla volontà umana, né può accadere che qualcosa di corporeo raggiunga
l’altezza discendendo. Insomma, in poco tempo, tra le risa di mio fratello e nel
mio avvilimento, ciò mi accadde tre volte o più. Deluso, sedevo spesso in qualche
65 valletta e lì, trascorrendo13 rapidamente dalle cose corporee alle incorporee, mi
imponevo riflessioni di questo genere: «Ciò che hai tante volte provato oggi salendo
su questo monte, si ripeterà, per te e per tanti altri che vogliono accostarsi alla
beatitudine; se gli uomini non se ne rendono conto tanto facilmente, ciò è dovuto
al fatto che i moti del corpo sono visibili, mentre quelli dell’animo sono invisibili
70 e occulti. La vita che noi chiamiamo beata è posta in alto e stretta, come dicono,14
è la strada che vi conduce. Inoltre vi si frappongono molti colli, e di virtù in virtù
dobbiamo procedere per nobili gradi; sulla cima è la fine di tutto, è quel termine
verso il quale si dirige il nostro pellegrinaggio. Tutti vogliono giungervi, ma come
dice Ovidio,15 “volere è poco; occorre volere con ardore per raggiungere lo scopo”.
75 Tu certo, se non ti sbagli anche in questo come in tante altre cose, non solo vuoi,
ma vuoi con ardore. Cosa dunque ti trattiene? Nient’altro, evidentemente, se non
la strada più pianeggiante che passa per i bassi piaceri della terra e che a prima vista
sembra anche più agevole; ma quando avrai molto vagato, allora sarai finalmente
costretto a salire sotto il peso di una fatica malamente differita verso la vetta della
80 beatitudine, oppure a cadere spossato nelle valli dei tuoi peccati; e se mai – inorridisco
al pensiero – le tenebre e l’ombra della morte lì dovessero coglierti, dovrai