Al cuore della letteratura - volume 1

Il Trecento – L'autore: Francesco Petrarca

Opere in prosa

Petrarca è autore di alcune opere storico-erudite, tra cui ricordiamo De viris illustribus (Gli uomini illustri), serie di biografie di personaggi famosi dell’antichità, e Rerum memorandarum libri (Libri di fatti memorabili), raccolta di aneddoti e fatti esemplari costruita sul modello dei Factorum ac dictorum memorabilium libri IX (Nove libri di fatti e di detti memorabili) dello scrittore latino Valerio Massimo (I secolo d.C.). La sua produzione in prosa annovera inoltre una serie di scritti polemici d’occasione, tra i quali segnaliamo Invective contra medicum quendam (Invettive contro un medico, 1352-1355) e De sui ipsius et multorum ignorantia (Sull’ignoranza propria e di molti, 1367).
Le opere in prosa di maggior rilievo sono però i trattati di argomento morale, che insieme al ricco epistolario compongono l’immagine umana e intellettuale del poeta nella sua complessità.

Secretum o De secreto conflictu curarum mearum
(Il segreto conflitto dei miei affanni)

È il trattato morale più significativo di Petrarca, quello che meglio evidenzia la riflessione sul dissidio interiore tra passioni terrene e spiritualità. La prima stesura risale al 1342- 1343, ma l’opera è stata rivista anni dopo, probabilmente nel 1353. Il trattato è diviso in 3 libri, scritti secondo il modello dialogico platonico e ciceroniano, spesso ripreso poi nella letteratura dei secoli successivi.

Il Secretum è strutturato in forma di dialogo e vede protagonisti il poeta e sant’Agostino, che discutono tra loro alla presenza di un testimone muto, la Verità. I due personaggi rappresentano i due volti di Petrarca (lacerato da questo dualismo): Francesco simboleggia l’umanità e la vita terrena, Agostino la spiritualità e la religiosità.
L’opera analizza minuziosamente gli stati d’animo dell’autore attraverso il dialogo serrato con sant’Agostino. Nel primo libro si affronta la reale essenza del male, inteso come scarsa attitudine a perseguire la virtù; qui Agostino rimprovera a Francesco la debole motivazione verso il vero bene che caratterizza il suo animo. Nel secondo libro si analizzano più in dettaglio i sette peccati capitali (superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia, accidia), con particolare riferimento all’accidia, sentita da Petrarca come incapacità della volontà di allontanarsi dalla tentazione peccaminosa. Nel terzo libro ci si sofferma su quelle che Francesco chiama le «catene di diamanti», cioè i legami inestricabili che lo tengono avvinto ai valori terreni, in particolare l’amore per la gloria e quello per Laura.

Il Secretum è scritto in un momento storico di passaggio tra l’età medievale e l’Umanesimo, con la sua rivalutazione dell’uomo e della felicità terrena, anche attraverso la riscoperta e lo studio della cultura pagana classica. Petrarca, però, pur proiettato verso il futuro, non sembra ancora in grado di accettare pienamente questi nuovi valori. Ciò alimenta il suo tormento: la soluzione è la scelta religiosa, che egli non riesce però a compiere definitivamente, poiché l’amore per Laura e il desiderio di beni terreni non lo abbandonano. L’opera non ha una conclusione certa: è una lunga e sincera confessione, al termine della quale, pur essendo stata leale e approfondita la disamina dei peccati, dei pensieri e degli stati d’animo, lo spirito del poeta resta in preda a un insanabile conflitto interiore.

De vita solitaria (La vita solitaria)

Nel 1346, in occasione della Quaresima, durante un soggiorno presso Filippo di Cabassoles, vescovo di Cavaillon, in Valchiusa, Petrarca dedica a quest’ultimo un trattato in 2 libri sulla vita solitaria. Il testo, scritto in poco tempo, subisce in seguito numerosi ritocchi e aggiunte. Viene terminato infatti nel 1356, ma inviato a Cabassoles soltanto nel 1366. Non è ancora l’elogio della vita contemplativa religiosa, piuttosto l’apologia del gusto per la solitudine e per lo studio, che donano a chi li coltivi un valore inestimabile: la libertà interiore.

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De otio religioso (La quiete della vita religiosa)

Nella Quaresima del 1347 Petrarca compone un nuovo trattato morale, anch’esso in 2 libri, come il precedente De vita solitaria. Il testo segue il modello del De vera religione di sant’Agostino ed è scritto in forma di sermone ecclesiastico. Essere liberi da ogni preoccupazione pratica per poter riflettere sulle verità della fede: ecco l’otium fecondo dei religiosi, rivolto a Dio, come su un altro piano è fecondo l’otium dei letterati, rivolto alla conoscenza.

De remediis utriusque fortune (I rimedi della buona e della cattiva sorte)

Scritto tra il 1356 e il 1357, completato e diffuso nel 1366, il testo è organizzato in una serie di dialoghi suddivisi in 2 libri che contengono rispettivamente 122 dialoghi tra Ragione, Gaudio e Speranza e 131 dialoghi tra Ragione, Dolore e Timore. Il primo libro raccoglie riflessioni sulle vicissitudini che anche la buona fortuna può determinare, e sul modo di superarle; il secondo affronta, secondo lo stesso schema, le questioni relative alla cattiva sorte. Petrarca modella questo trattato su un esempio classico, il De remediis fortuitorum attribuito a Seneca. L’opera ha uno straordinario successo in tutta Europa fino al Settecento, come testimoniano i numerosi codici manoscritti e le successive edizioni a stampa.

Familiares (Lettere agli amici)

Petrarca scrive molte lettere: se ne contano a centinaia, spesso indirizzate a personaggi di primo piano della vita culturale e politica del tempo. L’autore progetta di riunirle in raccolte organiche, sul modello dell’epistolario ciceroniano, che riscopre soprattutto a partire dal 1345, quando trova nella Biblioteca Capitolare di Verona le lettere di Cicerone ad Attico, a Quinto e a Bruto.

La prima raccolta, detta Familiares, riunisce 350 lettere, raccolte in 24 libri, la più antica delle quali, tra le databili, risale al 1325; il lavoro di scelta e adattamento si protrae, in varie fasi, dal 1349 (o, secondo alcuni, dal 1345) al 1366. I temi delle lettere sono i più vari: dalla reazione a situazioni concrete e vissute (come viaggi, incontri, dialoghi) a più ampie questioni di tipo culturale e letterario, dal rimpianto e dalla rievocazione del mondo antico alla polemica contro la degenerazione dei tempi presenti, dalla trattazione di questioni filosofiche e teologiche a riflessioni puramente personali.

Seniles (Lettere della vecchiaia)

Iniziata nel 1361, la seconda raccolta epistolare petrarchesca consta di 125 lettere suddivise in 17 libri. L’opera, che l’autore non fa in tempo a sistemare in forma definitiva, avrebbe dovuto concludersi con una lettera ai posteri (Posteritati), autobiografia incompiuta, il cui racconto giunge sino al 1351.

Sine nomine (Senza il nome del destinatario) e Variae (Varie)

Le prime sono 19 violente epistole contro la curia avignonese (1342-1358); l’omissione dei nomi dei destinatari è determinata da ragioni di prudenza. Le Variae sono lettere sparse, diffuse postume.

Al cuore della letteratura - volume 1
Al cuore della letteratura - volume 1
Dalle origini al Trecento