Quando parliamo di Petrarca, dobbiamo rovesciare l’ottica nella quale siamo abituati a considerare in epoca attuale il latino e il volgare. Per noi il primo rappresenta una lingua morta, mentre al contrario l’italiano è la lingua della comunicazione. Per Petrarca è esattamente il contrario: il latino è la lingua che egli usa per esprimersi, sempre e in ogni situazione, dalla più formale alla più informale. Il volgare costituisce invece la lingua
specialistica, quella della poesia, cioè una lingua tecnica, artificiale, non una lingua di uso corrente; mentre l’uso del latino mostra la sua dimensione di intellettuale europeo. Oggi tendiamo a considerare l’unità europea dal punto di vista politico-istituzionale come una realtà in un certo senso inedita, ma non dobbiamo dimenticare che ai tempi di Petrarca sul piano culturale essa era un dato acquisito, quasi scontato. Tutti i letterati e gli uomini di cultura di quel periodo erano parte di un sistema comune di relazioni culturali, di cui la lingua latina era tramite.