Al cuore della letteratura - volume 1

Le origini e il Duecento – L'opera: Divina Commedia

 T18 

L’antica Firenze di Cacciaguida

Paradiso, XV, 97-129


Dante rimpiange il passato, un tempo in cui il mondo era ordinato e i poteri in equilibrio tra loro, come nell’Italia del Nord ai tempi di Marco Lombardo. Allo stesso modo al suo trisavolo Cacciaguida – che il poeta incontra nei canti centrali del Paradiso (XV-XVII) tra gli spiriti combattenti per la fede (Cacciaguida aveva preso parte alla prima crociata) – Dante fa pronunciare un elogio, commosso e al contempo indignato, della Firenze del primo Duecento: un’epoca di solidi valori morali, molto lontana dalla corruzione dei tempi presenti. Se una critica si può muovere a Dante, essa è relativa al fatto che il poeta appare rivolto al passato (un passato peraltro fortemente idealizzato): alla crisi del suo tempo non sembra in grado di contrapporre soluzioni innovative. Più che interpretare la direzione dei cambiamenti in atto, egli vagheggia un mondo di fatto irrimediabilmente tramontato.

        Fiorenza dentro da la cerchia antica,
        ond’ella toglie ancora e terza e nona,
99  si stava in pace, sobria e pudica.

         Non avea catenella, non corona,
         non gonne contigiate, non cintura
102  che fosse a veder più che la persona.

         Non faceva, nascendo, ancor paura
         la figlia al padre, che ’l tempo e la dote
105  non fuggien quinci e quindi la misura.

         Non avea case di famiglia vòte;
         non v’era giunto ancor Sardanapalo
108  a mostrar ciò che ’n camera si puote.

         Non era vinto ancora Montemalo
         dal vostro Uccellatoio, che, com’è vinto
111  nel montar sù, così sarà nel calo.

 >> pag. 313 

         Bellincion Berti vid’io andar cinto
         di cuoio e d’osso, e venir da lo specchio
114  la donna sua sanza ’l viso dipinto;

         e vidi quel d’i Nerli e quel del Vecchio
         esser contenti a la pelle scoperta,
117  e le sue donne al fuso e al pennecchio.

         Oh fortunate! ciascuna era certa
         de la sua sepultura, e ancor nulla
120  era per Francia nel letto diserta.

         L’una vegghiava a studio de la culla,
         e, consolando, usava l’idïoma
123  che prima i padri e le madri trastulla;

         l’altra, traendo a la rocca la chioma,
         favoleggiava con la sua famiglia
126  d’i Troiani, di Fiesole e di Roma.

         Saria tenuta allor tal maraviglia
         una Cianghella, un Lapo Salterello,
129  qual or saria Cincinnato e Corniglia.

Al cuore della letteratura - volume 1
Al cuore della letteratura - volume 1
Dalle origini al Trecento