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«Chiamiamo con gli attributi di illustre, cardinale, aulico e curiale questo volgare che abbiamo trovato» (De vulgari eloquentia, I, 16, 6). Nel passo che abbiamo riportato Dante dà la definizione argomentata del volgare illustre (cioè che illumina i volgari inferiori), cardinale (cioè che guida i volgari di livello inferiore come il cardine guida il movimento della porta), aulico (cioè proprio del palazzo dell’imperatore) e curiale (cioè proprio dell’insieme di persone e funzioni che incarnano il governo intorno all’imperatore). Si parla, insomma, di un codice adatto all’uso letterario alto, a quelli che nella retorica classica e medievale erano considerati i generi nobili.