L’Espressionismo è, letteralmente, il contrario dell’Impressionismo: gli impressionisti cercano di rendere in pittura l’impressione visiva di ciò che sta attorno a noi, mentre i pittori espressionisti mirano a riprodurre quanto sta dentro di noi.
Quest’esigenza artistica era evidente già nella pittura di Van Gogh, ma è soprattutto a partire dal primo decennio del Novecento che si afferma in tutta Europa, in particolare in Germania.
L’Espressionismo rimane nel solco delle arti figurative, cioè non astratte, anche se adotta spesso deformazioni e colorazioni irreali dei soggetti. Gli artisti espressionisti si interessano nelle loro opere al mondo reale, ai problemi sociali e alla coscienza degli individui.
Uno dei principali precursori del movimento è il norvegese Edvard Munch (Løten 1863-Oslo 1944). Esponenti dell’Espressionismo europeo sono, in Francia, i pittori Fauves (p. 370), in Austria Egon Schiele (Tulln 1890-Vienna 1918) e Oskar Kokoschka (Pöchlarn 1886-Montreux 1980), e in Germania gli artisti del gruppo Die Brücke (il Ponte), fondato nel 1905 a Dresda.
UN URLO D’ANGOSCIA
L’angoscia esistenziale, il tema della vita e della morte che ossessionano Edvard Munch si riversano anche nei suoi quadri: l’artista dipinge prevalentemente scene cupe e violente, pervase da un senso di minaccia, animate da colori forti e irreali. L’urlo, la sua opera più conosciuta, è realizzata in quattro versioni. Munch descrive una visione avuta su un ponte della città in cui vive: in un giorno qualunque, tutto prende il colore del fuoco, o del sangue, e un grido squarcia la quiete.