Van Gogh, di origine olandese, si forma studiando le opere dei grandi maestri francesi della prima metà dell’Ottocento, degli impressionisti e di Seurat, con cui entra direttamente in contatto a Parigi. Segnato nel corso della vita da una grave malattia mentale, il pittore olandese elabora uno stile fortemente originale, grazie alla sua personalissima tecnica pittorica, fatta di segni larghi, densi e rapidi, e alla sua sensibilità per la scelta dei colori. I gialli, i rossi, i verdi e le altre tinte accese dei suoi dipinti, infatti, comunicano con immediatezza all’osservatore le sensazioni e gli stati d’animo dell’artista. Questo effetto è rafforzato dalle “pennellate divise”, che conferiscono alle sue opere dinamismo e tensione.
Grande rilievo ha anche la composizione delle scene: la profondità spaziale non è ottenuta con la prospettiva tradizionale, ma attraverso il contrasto dei colori e la posizione degli oggetti e delle figure.
NEL CHIUSO DELLA STANZA
Il pittore non esegue una riproduzione precisa della sua stanza ad Arles (dove soggiorna nel 1888), ma seleziona alcuni elementi che contribuiscono a trasmettere il suo stato d’animo. I colori e il loro accostamento danno l’idea di un ambiente accogliente; l’ampia finestra suggerisce che nella stanza ci sono luce e aria. Un senso di angoscia, tuttavia, è dato dalla rappresentazione dello spazio, che non segue le regole della prospettiva: le linee sono oblique e divergenti, tanto che i quadri alla parete sembrano sul punto di cadere. La finestra socchiusa, senza tende, non lascia vedere il paesaggio, così da creare un senso di isolamento, rafforzato dalla porta serrata.