ZOOM: Dal culto degli antenati al ritratto

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Dal culto degli antenati al ritratto

La statua del patrizio romano con gli antenati è nota anche come “Togato Barberini” perché proviene dalla prestigiosa collezione della nobile famiglia romana dei Barberini. L’opera è una preziosa testimonianza dello ius imaginum, il “diritto delle immagini”, una pratica in uso fra gli aristocratici romani: consisteva nel diritto, riservato solo ai patrizi, di conservare le immagini dei capostipiti e degli antenati di famiglia nell’atrio, l’ambiente centrale della casa. Il culto degli antenati era infatti molto vivo nell’antica Roma.

Opera PATRIZIO ROMANO CON IL BUSTO DEGLI ANTENATI o TOGATO BARBERINI
Data I secolo a.C.
Materiale Marmo
Misure Altezza 46,4 cm
Luogo Roma, Centrale Montemartini

La testa originale è andata perduta, e in tempi lontani è stata sostituita con un’altra che si adattava al corpo del personaggio.

L’uomo è abbigliato con la tipica toga romana e regge i busti di due suoi antenati, i cui tratti sono raffigurati in modo molto dettagliato.

Per bilanciare il peso, lo scultore ha usato l’espediente di un piedistallo a forma di palmetta.

Il linguaggio dell'opera

Il Togato Barberini è un’importante testimonianza delle origini del ritratto romano, che si fanno risalire alla tradizione di modellare nella cera, e poi in materiali più durevoli, l’effigie degli antenati. Possedere le immagini degli avi significa per i Romani poter esaltare la propria stirpe: diventa quindi fondamentale che lo scultore metta in luce i tratti comuni alle diverse generazioni di una famiglia; l’attenzione alla verosimiglianza (la somiglianza al vero) nasce anche da questa esigenza. Inoltre, il ritratto a forma di busto, come quello degli antenati, è una novità dell’arte romana, perché i Greci non ammettevano la raffigurazione parziale del corpo umano.

Arte Attiva 
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