Gli etruschi: costruttori e urbanisti

Gli Etruschi: costruttori e urbanisti

La pianta delle città, il tempio italico e l’arco a tutto sesto: tre innovazioni che dagli Etruschi passeranno ai Romani

Per lungo tempo si è parlato di una civiltà etrusca strettamente legata agli usi funerari, come se questo popolo non avesse costruito altro che “città dei morti”. Questa visione tradizionale si basa sul fatto che la maggioranza delle opere d’arte etrusche sopravvissute provengono dalle tombe, mentre sono rimaste tracce assai minori delle città, sia perché erano costruite con materiali poco durevoli come mattoni crudi, tufo, legno e terracotta, sia perché molti centri urbani attuali si sono sviluppati sopra i resti di quelli etruschi, nascondendone le tracce. Studi più recenti hanno però dimostrato anche l’importanza delle “città dei vivi”.



La formazione delle città
I primi villaggi etruschi erano sorti nel IX secolo a.C. su grandi pianori di tufo a Veio, Caere (oggi Cerveteri, in provincia di Roma), Tarquinia, Vulci. Allora le abitazioni erano semplici capanne con il tetto a spiovente, cioè molto inclinato, come testimoniano i modellini in bronzo o terracotta rinvenuti nelle tombe, che evidenziano anche l’evoluzione dalle capanne a pianta rotonda a quelle a pianta rettangolare.
Col tempo i villaggi si trasformano in vere e proprie città. A partire dalla fine del VI secolo a.C. gli Etruschi creano anche nuovi insediamenti, in luoghi scelti accuratamente. Spesso sono situati su alture, per poter sorvegliare dall’alto le vie di comunicazione verso l’interno del territorio, come nel caso di Volterra o di Volsinii (oggi Orvieto); oppure vengono fondate città sulla costa per il controllo del litorale: da qui partono i vascelli per i commerci con la Francia meridionale, la Corsica, la Sardegna e la Grecia. La civiltà etrusca è stata dunque molto dinamica, aperta ai contatti, con un’economia e una vita quotidiana organizzate in modo efficiente e con buone strutture difensive. A differenza di altri popoli italici, gli Etruschi avevano precisi piani urbanistici. Le città erano protette da mura, spesso colossali. Le porte d’ingresso, in genere quattro, erano in corrispondenza dei punti cardinali. Con la conquista romana, questi vivaci centri persero la loro autonomia.

Città ordinate

Per fondare una città gli Etruschi seguivano uno schema rigoroso. Prima solcavano il terreno con un aratro, segnando due assi perpendicolari: il cardo (in direzione nord-sud) e il decumano (in direzione est-ovest). Poi suddividevano i quattro settori (i nostri “quartieri”) in insulae, cioè isole (i nostri “isolati”). Questa struttura si riconosce ancora oggi nella pianta di molte città dell’Italia centrale – come Cortona, qui illustrata – ed è stata poi adottata anche dai Romani. Quante cose gli Etruschi ci hanno tramandato!

Un nuovo tempio e un nuovo ordine

Gli Etruschi hanno ideato un tipo di edificio religioso, il tempio italico o tempio a podio (perché appoggiato su un basamento), di cui sono rimasti pochissimi resti; sappiamo però che ha influenzato molti edifici religiosi dell’antica Roma. Inoltre Vitruvio, architetto romano autore di un famoso trattato di architettura, scrive che gli Etruschi avevano adottato un nuovo ordine per le colonne dei loro edifici religiosi, molto sobrio: l’ordine tuscanico, con colonna liscia e capitello semplice, privo di decorazioni.

La Porta dell’Arco di Volterra

Tra le poche testimonianze architettoniche delle città etrusche spicca la Porta dell’Arco di Volterra: anche se rimaneggiata nei secoli, essa testimonia che gli Etruschi usavano già l’arco a tutto sesto (cioè semicircolare) che sarà ripreso e sviluppato dagli architetti romani.

CONFRONTI

Il tempio romano della Fortuna Virile mostra uno schema ripreso dal più antico tempio etrusco di Belvedere: è un tempio a podio con una rampa di scalini di accesso, il tetto a spiovente e il timpano liscio.




Tempio romano della Fortuna Virile, I secolo a.C. Roma.

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