Confronti: Pop Art e oltre

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Pop Art e oltre

Dagli anni Sessanta agli anni Novanta la Pop Art ha dilagato negli Stati Uniti e anche in Europa. Fra gli artisti più inventivi della Pop Art spicca lo svedese Claes Oldenburg, naturalizzato americano nel 1953. Oldenburg ha iniziato commerciando lui stesso le opere prodotte, dopo aver aperto un negozio. In questo modo è riuscito ad avvicinarsi al pubblico dei consumatori, evitando la figura del gallerista o del critico, che in genere sono fondamentali nel mercato dell’arte contemporanea. Altri artisti, ispirandosi al mondo consumistico esaltato o ironizzato dalla Pop Art (e non solo), hanno dato vita a opere più o meno figurative, che senza essere apparentate a uno stesso movimento o a uno stile preciso, etichettabile con una semplice e unica definizione, mostrano di avere in comune l’irriverenza, la provocazione e il rifiuto delle tecniche tradizionali, come vedi illustrato qui da quattro opere profondamente diverse, ma in qualche modo legate al mondo del consumismo, del commercio o dello spettacolo.

Questa celebre opera di Oldenburg è molto accattivante: sono finti gelati che, anche per la loro dimensione (misurano ciascuno 5,1x24, 1x48,2 cm), mettono davvero il buon umore a chi li osserva, come segnala il titolo.

Mario Schifano (1934-1998) è stato un artista di talento, dalla forte personalità, che, pur non avendo mai aderito ufficialmente ad alcun movimento, è tuttora considerato l’esponente di spicco della corrente pop italiana. Anche nei suoi omaggi dichiarati ad Andy Warhol, come nelle serie dedicate ai marchi della Coca-Cola o della benzina Esso, Schifano spicca per le sue trovate originali: isola qualche lettera o qualche segno, oppure alcuni semplici numeri, spesso simulando gli sgocciolii del colore che paiono perfino sgorgare dal dettaglio di una lettera.

Tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta Piero Manzoni (1933-1963), giovane artista ricco di talento, scomparso precocemente, è stato tra i primi a cogliere l’importanza di Lucio Fontana, suo amico e maestro, e a riprenderne l’idea che il quadro inteso come puro oggetto di arredo non ha più senso di esistere.
Nel suo Achrome (cioè “privo di colore”), di cui sono note diverse versioni, Manzoni dispone in file rigorose, dentro una teca bianca, un certo numero di panini veri, dalla tipica forma a rosetta, recuperando un metodo di assemblaggio di materiali che risale ai tempi dei ready-made di Duchamp, e che in tempi più recenti, come hai visto, aveva sperimentato anche l’americano Robert Rauschenberg. Manzoni amava raccontare che quest’opera gli era venuta in mente per caso, mentre si trovava dal fornaio sotto casa.

Manzoni imbeve la tela e i panini di caolino liquido (un'argilla bianca) e colla e la lascia asciugare, in modo che il materiale si trasformi da sé in opera d’arte.

Dopo la morte nel giugno del 2009, il cantante pop Michael Jackson, già immensamente popolare, è diventato oggetto di un vero e proprio culto. Già nel 1988 il grande artista-provocatore Jeff Koons gli aveva dedicato questa statuetta in porcellana, in uno stile sfarzoso come sfarzoso era il modo di vestire del cantante: giocata sul contrasto fra l’oro sfavillante e il bianco, la statuetta sembra quasi un oggetto da sistemare ironicamente su una torta nuziale.

Arte Attiva 
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