La città del futuro di Sant’Elia

La città del futuro di Sant’Elia

L’architetto comasco reinventa il paesaggio urbano

Antonio Sant’Elia (1888-1916), architetto di Como, aderisce al Futurismo fin dal 1911, stimolato dagli ideali del movimento, che si ispira ai valori della società industriale e predilige i paesaggi urbani. Nel 1914 inizia a disegnare strutture architettoniche innovative, pensando soprattutto a Milano, che in quegli anni è in forte espansione e rapido sviluppo. Elabora così diversi progetti di grandi dimensioni, pensati per una città molto popolosa, e propone edifici dall’andamento verticale accentuato, riprendendo l’idea dei grattacieli statunitensi. Sant’Elia cerca di far dialogare ogni architettura con l’ambiente che la circonda, ed elabora sistemi di viabilità e piani urbanistici che sembrano pensati per una “città del futuro”. Nell’Italia di quegli anni le sue idee risultano troppo avanzate, appaiono quasi provocatorie: i progetti di questo giovane architetto scomparso prematuramente sul fronte austriaco sono rimasti sulla carta ma rivelano, ai nostri occhi, tutta la loro modernità.

Edifici avveniristici

Sant’Elia anticipa per molti aspetti quelli che saranno i caratteri dell’architettura successiva: rifiutando la tradizione e gli “stili” precedenti in nome della modernità, progetta i suoi edifi­ci privilegiandone la funzionalità rispetto all’aspetto puramente estetico. Quest’ultimo non viene tralasciato, ma rispecchia un nuovo ideale di bellezza basato sull’uso di nuovi materiali come il cemento armato, preferito per esempio al tradizionale marmo.
Il disegno qui a lato esprime bene la concezione dell’architetto comasco: l’edificio, di grandi dimensioni, non è isolato ma inserito in un contesto urbano, con cui entra in relazione al punto da intersecare le strade, disposte su più livelli; l’aspetto sobrio del palazzo è simile a quello di un grattacielo americano per la sua altezza, ma mostra forme più fantasiose e una volumetria dal forte impatto visivo.

Arte Attiva 
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