ZOOM: Bellezza a nudo

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Bellezza a nudo

Nel 1538 Guidobaldo II della Rovere, futuro duca di Urbino, intima al suo agente a Venezia di tornare presto da lui con un dipinto che ha chiesto da tempo a Tiziano e che molto desidera: è la celebre Venere di Urbino, che alla fine arriva a destinazione e che il committente chiamava “la donna nuda”. Guidobaldo l’ha forse commissionata all’artista veneto per la moglie, la giovanissima Giulia Varano della Rovere, che ha sposato due anni prima, quando lei aveva solo tredici anni! Giulia sarà molto amata dal duca, ma morirà giovane, a soli ventisei anni. Il dipinto di Tiziano è oggi tra i più ammirati alla Galleria degli Uffizi, non solo per la bellezza della giovane modella ma anche per gli straordinari riflessi di luce sui capelli, sulla tenda verde del fondo, sui cuscini di cui pare perfino avvertire la morbidezza.

Autore Tiziano
Opera VENERE DI URBINO
Data 1538
Tecnica Olio su tela
Misure 119 x 165 cm
Luogo Firenze, Galleria degli Uffizi


Dietro la colonna della finestra si intravedono le fronde di un albero; il cielo è al tramonto, l’ora dell’amore. La pianta di mirto appoggiata sul davanzale in fondo alla camera è un simbolo dell’amore matrimoniale.

Vicino alla finestra, due donne sistemano le vesti nella raffinata cassapanca nuziale. Alla parete è appesa una lussuosa stoffa decorata.

Un cagnolino, simbolo di fedeltà, riposa accucciato ai piedi del letto.

La tela raffigura una giovane distesa sul letto con i lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle. Nella mano destra tiene un mazzolino di rose, segno d’amore.

Il linguaggio dell'opera

La Venere di Urbino è il titolo dato solo di recente all’opera, per alludere alla bellezza della giovane donna raffigurata nel quadro, paragonata alla dea dell’amore. Non ne conosciamo in realtà il significato, che parrebbe un omaggio di Guidobaldo II della Rovere alla giovane sposa. Probabilmente, per il soggetto così intimo, la tela doveva stare nella camera da letto, la stessa in cui si svolge la scena. A seguito del restauro del quadro eseguito nel 1996, è tornata alla luce la tipica gamma di colori vividi usati da Tiziano. Si è anche evidenziata la sorprendente materia pittorica dell’incarnato e delle stoffe. Guardando da vicino, si può scorgere perfino una perla che brilla all’orecchio della ragazza…

CONFRONTI

Circa trent’anni prima Giorgione dipingeva una giovane nuda, la dea Venere, addormentata. La sua figura ha un atteggiamento pudico, con gli occhi chiusi, quasi fosse osservata a sua insaputa. Quella di Tiziano, invece, volge lo sguardo allo spettatore, per niente intimidita. Inoltre, la dea di Giorgione sta in un paesaggio sereno e idealizzato, mentre quella di Urbino è in un ambiente reale, una stanza lussuosa tipica di un palazzo rinascimentale.



Giorgione, Venere dormiente, 1507 ca., olio su tela. Dresda, Gemäldegalerie.


Tiziano dipinse spesso donne nude e sensuali ispirandosi alla mitologia antica. È il caso dei suoi dipinti con Danae che accoglie Giove dal cielo, camuffato sotto forma di monete d'oro.



Tiziano, Danae, 1554 circa, olio su tela. Madrid, Museo del Prado.

 

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