ZOOM: Il verdetto alla fine del mondo

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Il verdetto alla fine del mondo

Il grande affresco del Giudizio Universale è l’ultimo, colossale e lunghissimo impegno che occupa Michelangelo a Roma per quasi dieci anni. L’affresco copre la parete maggiore della cappella Sistina, quella dell’altare. Il progetto era nato già ai tempi di papa Clemente VII, attorno al 1532. Solo con papa Paolo III, però, l’opera viene realizzata, e Michelangelo la esegue dopo una faticosa fase di studio, suscitando critiche e scandali a non finire.
Dopo aver cancellato un dipinto di Perugino, l’Assunta, e coperto due lunette che lui stesso aveva dipinto ai tempi degli affreschi sulla volta della cappella, Michelangelo termina l’impresa nel 1541.
L’opera, fino a quel momento nascosta gelosamente allo sguardo di quasi tutti, viene svelata il giorno di Ognissanti del 1541. Lo stupore di chi assiste all’evento è enorme: si tratta di un affresco immenso, con colossali figure e moltissimi nudi in pose diverse, che mostrano ogni aspetto della perfezione del Creato. La scena raffigura il Giudizio Finale descritto dall’Apocalisse, e in alto, in posizione centrale, sta la memorabile, grandiosa figura di Cristo, che col suo verdetto fa separare le anime dei giusti da quelle dei dannati.
Per quest’opera Michelangelo verrà chiamato dal poeta Ariosto: «Michel, più che mortal, Angel divino», giocando sul nome dell’artista, immortale e divino come un angelo.

Autore Michelangelo Buonarroti
Opera GIUDIZIO UNIVERSALE
Data 1536-1541
Tecnica Affresco
Misure 13,7 x 12,2 m
Luogo Città del Vaticano, Cappella Sistina, parete d'altare


Gli angeli e i santi raffigurati nudi da Michelangelo crearono uno scandalo. Così, nel 1546, sarà deciso di coprire le parti più vergognose dei corpi con dei veli (i cosiddetti “braghettoni”), dipinti per l’occasione da un altro artista, Daniele da Volterra.

Michelangelo aveva previsto le critiche ai suoi nudi, e infatti il personaggio di Minosse (l’ultimo in basso a destra, qui accanto nel dettaglio), è un diavolo nudo raffigurato fra le spire del serpente. Il volto di questo malvagio è il ritratto fedele di Biagio da Cesena, il cerimoniere del papa che per primo aveva gridato allo scandalo, quando aveva potuto vedere in anteprima gli affreschi non ancora terminati.

Arte Attiva 
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