Geo Touring - volume 3

> [Viidg^ YZaaV edkZgi| Spiegare la povertà in cui versa gran parte del mondo non è facile. Più che elementi naturali pesano sia fattori storici, a partire dallo sfruttamento coloniale, sia meccanismi demografici, essendo la natalità molto più alta nel Sud del mondo. Inoltre determinante è l ineguaglianza politico-economica tra Stati del Sud e del Nord del pianeta, che spesso produce scambi ineguali, soprattutto fra i produttori delle materie prime e chi le trasforma e commercializza, costringendo i Paesi poveri ad accedere alla globalizzazione in posizione di debolezza e subalternità. Infine la guerra ma anche la corruzione e l oppressione politica interna, il basso livello d istruzione e le carenze sanitarie contribuiscono al circolo vizioso che perpetua la povertà. FjVcYd ^ edkZg^ g^bVc\dcd edkZg^/ ^a eZhd YZa YZW^id I Paesi poveri, per effetto della loro dipendenza economica, sono indebitati da decenni con i Paesi ricchi dai quali ricevono prestiti per finanziare programmi di sviluppo. L aumento dei tassi d interesse dovuto alla situazione internazionale causò, negli anni Settanta del secolo scorso, uno straordinario aumento del debito e dei relativi interessi. Negli anni Ottanta i Paesi debitori, a partire dal Messico, si dichiararono insolventi, cioè incapaci di restituire i prestiti, mentre il peso degli interessi da pagare annualmente schiacciava i loro piani di crescita e di lotta alla povertà. A complicare il quadro c era il fatto Jc ^c[Zgb^ZgZ X]Z Vhh^hiZ jc WVbW^cd bVacjig^id# -% che il debito era talvolta servito a finanziare opere inutili, spese militari, dittatori e governi corrotti. I Paesi creditori, sostituitisi alle banche, seguirono una politica di spostamento delle scadenze del debito, le cosiddette moratorie, senza però quasi mai cancellarlo, come invece richiesto da un crescente movimento di opinione internazionale. FMI e Banca Mondiale hanno poi imposto rinegoziazioni del debito e nuovi prestiti quando hanno preso l avvio nuovi programmi di aggiustamento ultraliberistici, con riduzione della spesa pubblica anche per sanità e istruzione, vendite a privati (perlopiù stranieri) di imprese e risorse nazionalizzate negli anni precedenti, eliminazione degli aiuti statali ai piccoli produttori locali, cancellazione degli interventi di contenimento dei prezzi, di sostegno ai salari e di controlli sui cambi. Nonostante una grande campagna di sensibilizzazione lanciata a partire dal 2005 da numerose organizzazioni no profit e malgrado i conseguenti impegni presi dal G8 per cancellare almeno una parte del debito, la questione rimane ancora un grave problema per molti Paesi. >a bdcYd V[[VbVid Estrema povertà equivale a fame. Circa 870 milioni di persone soffrono oggi di denutrizione, ossia consumano in media meno di 2300 calorie al giorno, mentre circa 2 miliardi sono malnutriti, hanno cioè diete insufficienti, carenti di ferro, vitamine, proteine, sali minerali. Per le conseguenze della fame, della malnutrizione e delle rela-

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Gli Stati del mondo