DOSSIER AMBIENTE

Gli ambienti naturali

Le caratteristiche dei grandi ambienti naturali della Terra, ovvero l'insieme delle condizioni fisiche, chimiche, biologiche che nelle diverse aree del nostro pianeta mantengono in equilibrio il “Sistema Terra”, sono in stretta relazione con le fasce climatiche.

La vegetazione di regioni lontane ma dal clima simile in genere si assomiglia, e piante simili determinano a loro volta la presenza di animali simili: dovunque ci sia erba, per esempio, si trovano erbivori che se ne nutrono, siano essi bovini, elefanti o canguri.

In altre parole, in ciascuna fascia climatica si sono evoluti insiemi di specie viventi organizzati più o meno nello stesso modo, che si sono adattati alla vita in quelle particolari condizioni. Queste associazioni di organismi viventi nei diversi ambienti sono dette biomi.

A determinare la presenza di un particolare bioma sono soprattutto caratteristiche climatiche locali, come piovosità e temperatura. Come abbiamo già visto esse dipendono solo in parte dalla latitudine: il clima locale varia anche a seconda della vicinanza al mare, della presenza di catene montuose o di correnti oceaniche e per altri fattori. Pertanto, come mostra la carta tematica a Gli ambienti naturali pagina 11 dell'Atlante, i biomi non formano fasce omogenee che circondano tutto il pianeta, e i loro confini sono piuttosto irregolari.


Il diagramma illustra il variare dei biomi in funzione della piovosità e della temperatura. Come si può notare, è la scarsità delle piogge, piuttosto che la temperatura, a determinare la presenza del deserto: alla stessa latitudine possiamo trovare infatti il deserto del Sahara (Africa) e le foreste tropicali del Sud-Est asiatico e del Centro America.



L'AMBIENTE EQUATORIALE

Si trova nelle regioni a cavallo dell'Equatore, in una fascia distribuita fra America Meridionale, Africa Centrale e Asia Sud-Orientale.
È caratterizzato da un clima caldo-umido, con precipitazionifrequenti e distribuite lungo tutto l'anno (piove quasi ogni giorno, in genere di pomeriggio), e minime variazioni di temperatura. Il clima favorisce la crescita di una vegetazione fitta e lussureggiante, la foresta pluviale, il più ricco "serbatoio" di biodiversità del nostro pianeta. La più estesa e importante delle foreste pluviali è quella dell'Amazzonia, situata in una vasta area del continente sudamericano che comprende diversi Stati (per il 65% della sua estensione si trova in Brasile). La seconda per estensione si trova in Africa Centrale, nel bacino del fiume Congo. Le foreste asiatiche, un tempo fra le più rigogliose del pianeta, si sono notevolmente ridotte a causa del loro sfruttamento intensivo da parte dell'uomo.

RIFLETTI

Un elefante africano nel Parco Nazionale del Serengeti (prima foto), in Africa, e un elefante asiatico, in India (seconda foto). Le due specie vivono in ambienti naturali e climatici diversi. Quali? 




GLI AMBIENTI TROPICALI

La fascia tropicale si estende al di sopra e al di sotto dell'Equatore, abbracciando una vasta area e numerosi continenti: America Centro-Meridionale, buona parte dell'Africa, Asia Meridionale e Orientale, parte dell'Oceania. Caratterizzata da una stagione secca e una umida, alte temperature ed elevata umidità, ospita diversi tipi di ambienti.

Foreste tropicali e giungle

La foresta tropicale, nell'area contigua a quella equatoriale, presenta notevoli somiglianze con la foresta pluviale, rispetto alla quale è però più discontinua, con radure erbose e cespugliose che si alternano ad aree più fitte e lussureggianti (vedi alle pagine 16-17 dell'Atlante). Nel Sud-Est asiatico e nel Subcontinente Indiano la foresta prende il nome di giungla. La vegetazione offre riparo a una fauna composta da numerose specie, che comprende anche mammiferi di grande taglia: elefanti indiani, bufali, giaguari, tigri (specie, quest'ultima, da tempo protetta ma purtroppo sempre più rara).

La savana

Allontanandosi dall'Equatore, la foresta pluviale si dirada dando origine alla savana, la cui vegetazione è composta da sterminate distese di erbe alte e rari alberi come il gigantesco baobab e l'acacia, adattatisi nel tempo a sopravvivere anche durante la stagione secca (vedi alle pagine 14-15 dell'Atlante). La savana più estesa è quella africana, il regno dei grandi mammiferi erbivori (elefanti africani, ippopotami, rinoceronti, giraffe, zebre, antilopi) e dei grandi predatori carnivori (leoni, ghepardi, iene, sciacalli), nonché di numerose varietà di uccelli. In America Meridionale le vaste distese di savana sono dette, a seconda delle località, llanos, pampa, sertào; in Australia, chiamate grassland, sono l'habitat del canguro e di altri marsupiali, una tipologia di mammiferi che si è evoluta solo nel continente oceanico.

Foreste sott'acqua: le mangrovie

L'ambiente equatoriale, limitatamente ad alcune zone dell'Africa e dell'America Meridionale e lungo le coste australiane, ospita un ecosistema costiero molto particolare, costituito dalle foreste di mangrovie. Le mangrovie sono piante acquatiche dalle lunghissime radici che affondano nell'acqua, formando inestricabili grovigli, per poi emergere all'aria quando la marea si ritira. Poiché il fango in cui crescono è scarso di ossigeno, il loro sistema di radici aeree funziona come i tubi di respirazione dei subacquei, catturando l'ossigeno direttamente dall'aria. Preziose perché bloccano i sedimenti e le sostanze nutritive, fornendo così l'habitat per numerose specie animali, le mangrovie sono un ecosistema gravemente a rischio, a causa soprattutto dello sfruttamento delle coste operato dall'industria edilizia.




I DESERTI

Nella fascia tropicale è compreso anche l'ambiente naturale più inospitale della Terra: il deserto. Le aree desertiche coprono circa il 17% delle terre emerse e si trovano in entrambi gli emisferi, a nord e a sud dell'Equatore. Nell'America Settentrionale occupano un vasto territorio a cavallo fra Stati Uniti e Messico. Il Sahara si estende in Africa Centro-Settentrionale su un'immensa superficie che sfiora i 10 milioni di km² (quasi come quella dell'intera Europa), mentre nel Sud del continente il Kalahari si estende per circa 750.000 km² nel territorio di Botswana, Sudafrica e Namibia. In Asia il deserto occupa per intero la Penisola Arabica e copre vaste aree della Cina, della Mongolia e del Medio Oriente (dall'Iran all'Iraq, all'Afghanistan, all'India). È infine desertica quasi la metà del territorio australiano.
I deserti non sono tutti uguali per caratteristiche climatiche e naturali. Vediamo alcune delle tipologie più diffuse.

I deserti caldi

In relazione al tipo di paesaggio, i deserti caldi possono essere costituiti da altopiani di roccia, chiamati hammada dalle popolazioni del Sahara, da distese di ciottoli e ghiaia, il serir, e da vaste lande sabbiose, dette erg. In corrispondenza dell'affiorare in superficie di falde acquifere sotterranee il deserto si interrompe improvvisamente, lasciando il posto a una ricca vegetazione: le oasi. Attorno ai deserti caldi vi sono quasi sempre zone semiaride, le steppe o predeserti, caratterizzati da erbe basse e arbusti nani, mute voli in funzione della quantità di piogge.

I deserti freddi

I deserti continentali si sono formati in alcune regioni interne, circondate da imponenti barriere montuose che arrestano l'afflusso di aria umida e interrompono le precipitazioni. È il caso dei deserti dell'Asia Centrale e della Mongolia, come il deserto di Gobi e quello di Taklimakan, e dell'America Meridionale, come il deserto di Atacama e quello della Patagonia. I deserti freddi si possono infine trovare sia in alta montagna (ne sono un esempio i rilievi del Ladakh, in India, e parte dell'altopiano del Tibet, in Cina), dove è la rarefazione dell'aria la principale responsabile del clima secco e della scarsità di precipitazioni, sia alle latitudini estreme: nei deserti polari infatti l'intensità del freddo sortisce lo stesso effetto della siccità, l'acqua è presente solo sotto forma di neve o di ghiaccio.

La vita nel deserto

Anche un ambiente così inospitale come il deserto è popolato da diverse specie vegetali e animali (vedi alle pagine 14-15 dell'Atlante). Il regno vegetale ha escogitato ingegnosi sistemi per aggirare la mancanza di acqua: molte specie trascorrono gran parte della loro esistenza sotto forma di semi, sbocciando solo quando piove e completando il ciclo vitale prima che l'acqua si esaurisca di nuovo; altre hanno sviluppato foglie a forma di spine (cactus) per ridurre al minimo l'evaporazione. La fauna comprende mammiferi nani come topi e toporagni, e diverse varietà di insetti, aracnidi e rettili. Gli animali che meglio si sono adattati al deserto sono però i camelidi (cammelli nei deserti freddi, dromedari in quelli caldi), che grazie a una straordinaria resistenza alla siccità possono tollerare la perdita del 30% del loro peso corporeo e poi reidratarsi molto velocemente. Da sempre, dromedari e cammelli sono allevati dalle popolazioni nomadi del deserto, come i tuareg dell'Africa.

La perdita di terre fertili

Il processo di conversione da terre produttive o ricoperte da vegetazione a terre aride è comunemente noto come desertificazione. Il fenomeno è in stretta relazione sia con l'aumento delle temperature medie del pianeta sia con il degrado del suolo in molte aree sovrasfruttate. A questo degrado sono attualmente soggetti circa il 52% dei suoli coltivabili del mondo e il 73% di quelli destinati a pascolo. Le cause sono in piccola parte di origine naturale, per esempio l'erosione provocata dagli agenti atmosferici, e in larga parte imputabili alle attività umane come lo sfruttamento eccessivo dei terreni, l'uso intensivo di fertilizzanti e pesticidi, la deforestazione, l'inquinamento dei suoli e delle acque e il generale depauperamento delle risorse naturali.

Deserti: la grande avanzata

Su larga scala, la desertificazione si concentra soprattutto in Africa e in Asia, che sono anche i due continenti più popolosi. In Africa, l'avanzata del deserto del Sahara verso sud sottrae sempre più risorse al Sahel, una regione semi arida in cui si sovrappongono coltivazioni e allevamenti, mettendo a repentaglio il sostentamento degli abitanti di popolosi Stati come Senegal e Mauritania a ovest, fino a Sudan, Etiopia e Somalia a est. A nord il progressivo espandersi del deserto "schiaccia" le popolazioni di Marocco, Algeria, Tunisia, Egitto e Libia verso le aree costiere. In Asia sono vittima della desertificazione ampie regioni dell'Iran e dell'Afghanistan, ma il fenomeno è in crescita anche nella Cina Nord-Occidentale, i cui abitanti sono ormai abituati a convivere con frequenti tempeste di sabbia.



LA FASCIA TEMPERATA E QUELLA SUBARTICA

Gli ambienti temperati si estendono in entrambi gli emisferi oltre il 35° grado di latitudine ma la loro superficie è molto maggiore nell'emisfero boreale. Presentano una grande varietà di paesaggi, anche se i biomi originari si sono sostanzialmente estinti. Grazie alle favorevoli condizioni climatiche, infatti, queste regioni sono fra le più popolose e sfruttate dall'uomo, nonché fortemente urbanizzate.

La foresta temperata

Il bioma originario di queste regioni è la foresta temperata o di latifoglie (1), costituita da piante ad alto fusto che hanno una stagione di crescita in primavera-estate cui fa seguito una di riposo in autunno-inverno. Faggi, querce, olmi e frassini in Europa, faggi, aceri e sequoie in America Settentrionale sono le specie più diffuse, cui si accompagna una ricca fauna composta fra l'altro da cervi, caprioli, daini, orsi, cinghiali, lupi, lepri, scoiattoli. Le originarie foreste sono quasi del tutto scomparse in Europa, vittime del disboscamento da parte dell'uomo; sopravvivono in parte nel Nord degli Stati Uniti e nel Canada meridionale, dove si mescolano alla foresta di conifere, il paesaggio prevalente a latitudini più fredde, come quelle di Canada, Scandinavia, Asia Centro-Settentrionale.

L'ambiente mediterraneo

Avvicinandosi al mare, il clima delle zone temperate presenta inverni miti seguiti da estati calde e secche. Anche se prende il nome dal Mar Mediterraneo, il paesaggio mediterraneo può ritrovarsi in altre aree del mondo: California (Stati Uniti), Messico, Cile, Australia e Sudafrica. Mentre il tipo di vegetazione è simile in tutti gli ambienti mediterranei, le singole specie che la caratterizzano variano a seconda della latitudine. Sulle coste del Medio Oriente e dell'Europa Meridionale, culla di alcune deh le più antiche civiltà, l'ambiente naturale è stato inoltre profondamente modificato dalEuomo e oggi le sue coltivazioni più caratteristiche sono l'ulivo e la vite.
Le originarie foreste di lecci, querce e pini d'Aleppo hanno lasciato il posto a una macchia (2) formata da arbusti bassi e impenetrabili, che in numerose zone col tempo si è ulteriormente diradata per lo sfruttamento a pascolo di molti terreni, per il disboscamento, l'erosione naturale, l'aumento delle temperature e i frequenti incendi. La degradazione della macchia dà origine alla cosiddetta gariga, costituita da formazioni cespugliose discontinue come ginepro, lavanda, mirto, rosmarino. La boscaglia sempreverde della California meridionale e del Messico nord-occidentale è conosciuta come cha-parral, mentre la "macchia" australiana è formata prevalentemente da arbusti di eucalipto.

La prateria

Nelle zone interne di transizione fra l'ambiente tropicale e quello mediterraneo il bioma più diffuso è la prateria (3), che si estende alle medie latitudini dell'Europa Orientale fino alla Mongolia (dove si mescola alla steppa), in una larga fascia dell'America Settentrionale, in Argentina (dove prende il nome di pampa) e nell'Australia sud-orientale. Le praterie, il regno di erbe come le graminacee che tollerano bene la scarsità d'acqua, costituivano un tempo circa un quinto della superficie dei continenti ed erano l'habitat di erbivori d'ogni taglia. Oggi la loro estensione si è considerevolmente ridotta per l'intensivo sfruttamento dell'uomo a scopi agricoli e di allevamento.
In prossimità delle aree costiere dal clima oceanico il bioma prevalente è la brughiera, costituita da un manto perenne di basse erbe, arbusti e muschi.

La taiga

Nell'emisfero boreale, oltre il 60° parallelo, si estendono ambienti freddi e inospitali per l'uomo, dove la temperatura rimane per mesi al di sotto dello zero. Ai margini della regione temperata, fino a ridosso del Circolo Polare Artico, si trova la taiga (4), che abbraccia per circa 23 milioni di km² l'Europa Settentrionale, il Nord dell'Asia e dell'America. Si tratta di una foresta sempreverde formata soprattutto da conifere (abeti, pini, larici), alberi con foglie aghiformi capaci di sopportare i freddi più intensi. Nella taiga vivono grandi mammiferi come renne, alci, caribù, e predatori come lupi e orsi. Molti mammiferi di piccola taglia si difendono dai rigori invernali andando in letargo.

La tundra

A sud della calotta glaciale artica si estende la tundra (5), immensa pianura priva di alberi che ricopre quasi per intero la regione siberiana (Asia Settentrionale), il Canada settentrionale, parte della Groenlandia e dell'Islanda. Il clima rigido e le precipitazioni scarse rendono questo ambiente inospitale. Il suolo è costituito da uno strato di terreno gelato in superficie e, talvolta, anche in profondità (permafrost). Solo durante la breve estate, con temperature che non superano i 5 °C, i ghiacci si sciolgono formando vasti acquitrini. La vegetazione è composta da forme nane come muschi, licheni e radi arbusti, mentre tra la rara fauna spiccano il bue muschiato, il caribù, la lepre artica.

LE REGIONI POLARI

All'estremo Nord e all'estremo Sud dei due emisferi, in corrispondenza delle aree che circondano i Poli, si estendono le regioni polari. Come abbiamo visto, questi sono gli ambienti più freddi della Terra perché a causa della latitudine i raggi del Sole vi arrivano molto obliqui: la temperatura sale raramente sopra lo zero e d'inverno scende fino a -70 °C e oltre. La calotta ghiacciata perenne inoltre riflette il 90% della radiazione, impedendo al terreno di assorbire calore.
I due Poli presentano differenze marcate ma anche somiglianze: oltre alle rigide temperature e alla presenza di ghiacci perenni, in entrambi per i sei mesi estivi il Sole non scende mai sotto la linea dell'orizzonte, mentre d'inverno la notte dura per molte settimane.

Artide

Delimitato dal Circolo Polare Artico, l'Artide appartiene, geograficamente, in parte al continente americano e in parte a quello eurasiatico. È formato da un immenso mare, il Mar Glaciale Artico, ricoperto da uno strato di ghiaccio, la banchisa, spesso da 3 a 5 m e con un diametro di circa 4500 km.
La regione polare artica si estende fino alla costa settentrionale della Groenlandia (Danimarca), che si affaccia sul mare con immense lingue di ghiaccio da cui si staccano frequenti iceberg, isole anch'esse di ghiaccio che vanno alla deriva. Muschi e licheni sono gli unici vegetali presenti, mentre la fauna comprende sia grandi mammiferi di terraferma, che dalla taiga si spingono fino a queste latitudini (orsi bianchi, lupi, renne e buoi muschiati), sia mammiferi costieri come foche, trichechi e otarie, cetacei e molte varietà di uccelli.

Ghiacci artici in ritirata

Dal 1982 il Polo Nord ha perso in totale circa il 40% dei ghiacci estivi, con un ritmo di fusione in rapida accelerazione. La Groenlandia da sola perde circa 195 km³ di ghiaccio all'anno, altra quota in progressivo aumento. L'IPCC, la Commissione per l'ambiente dell'ONU (vedi pagina 42), nel 2007 aveva stimato che i ghiacci estivi dell'Artico si sarebbero completamente sciolti entro il 2100; oggi gli studiosi hanno anticipato la data fatidica al 2030, o anche prima. L'Artide appare quindi come la regione del pianeta che oggi subisce le conseguenze più visibili e allarmanti dei cambiamenti climatici globali. Nello stesso tempo, le variazioni ambientali di quell'area hanno pesanti ricadute a livello planetario. L'assottigliamento dello strato di ghiaccio, per esempio, determina la fuga di anidride carbonica intrappolata nei suoli, che disperdendosi nell'atmosfera contribuisce ad aumentare l'effetto serra. Inoltre la restrizione dei ghiacci sottrae habitat a specie già a rischio di estinzione, come l'orso bianco.

Antartide

L'Antartide è un vero e proprio continente, l'ultimo del nostro pianeta a essere stato scoperto ed esplorato; fu avvistato per la prima volta dai marinai di una spedizione russa nel 1820. Situato tra il Circolo Polare Antartico e il Polo Sud, è grande una volta e mezzo l'Europa. Ha una superfìcie di 13.101.154 km² e un clima in media più rigido rispetto alla regione artica.
Il suolo è ricoperto da uno strato di ghiaccio (inlandsis) spesso fino a 4 km, che scivola lentamente in mare formando giganteschi tavolati (ice shelfj, i quali rappresentano una sorta di prosecuzione del continente dentro l'oceano. Il ghiaccio è poi presente anche nell'Oceano circostante, sotto forma di banchisa, con un'estensione variabile a seconda delle stagioni. Questa enorme massa di ghiaccio costituisce complessivamente il 92% dell'intera riserva di acqua dolce del pianeta. La terraferma antartica è, invece, formata perlopiù da immensi altopiani interrotti da poche formazioni montuose, come i Monti Transantartici, che tagliano il continente in due zone geografiche, l'Antartide Occidentale e quello Orientale. L'entroterra è un vasto deserto di ghiaccio privo di vita, ma le coste, frastagliate e ricche di insenature, si riempiono di animali e vegetazione, soprattutto durante l'estate australe. La vegetazione, limitata alle poche aree costiere non ricoperte da ghiacci perenni, è costituita da muschi e licheni; le acque oceaniche ricche di plancton offrono nutrimento a un'abbondante fauna marina, fra cui spiccano grandi cetacei come balene e capodogli. Sulle coste prosperano pinni-pedi (foche, otarie, elefanti marini) e pinguini, le cui colonie possono raggiungere anche alcuni milioni di individui.

Il termometro della Terra

L'Antartide è considerato uno dei principali "termometri" della Terra. Nei suoi ghiacci millenari è conservata la storia geologica del nostro pianeta, e tramite i carotaggi (prelievi di roccia o di ghiacci) dal suo sottosuolo gli scienziati sono in grado di ricostruire le condizioni e i mutamenti climatici di ere precedenti alla nostra, allo scopo di costruire modelli per il futuro.
L'entroterra antartico è senza dubbio la regione più inospitale del pianeta. Si tratta di un vero deserto di ghiaccio sferzato quasi sempre da venti fortissimi, che fanno parte della formazione meteorologica detta vortice polare (nella foto, una colonia di pinguini e un elefante marino durante una tempesta di neve). La temperatura media dell'interno è -57 °C, ma proprio in Antartide, presso la stazione russa Vostok, è stata rilevata, il 21 luglio 1983, la temperatura più fredda mai misurata sulla superficie terrestre: -89,2 °C.
Oggi anche la banchisa antartica ha iniziato a frantumarsi a causa del riscaldamento globale (global warming, vedi pagine 40-41).

L'entroterra antartico è senza dubbio la regione più inospitale del pianeta. Si tratta di un vero deserto di ghiaccio sferzato quasi sempre da venti fortissimi, che fanno parte della formazione meteorologica detta vortice polare (nella foto, una colonia di pinguini e un elefante marino durante una tempesta di neve). La temperatura media dell'interno è -57 °C, ma proprio in Antartide, presso la stazione russa Vostok, è stata rilevata, il 21 luglio 1983, la temperatura più fredda mai misurata sulla superficie terrestre: -89,2 °C. 



Studio e imparo

1    Che cosa sono i biomi?
2    Quali sono le caratteristiche climatiche e ambientali della foresta pluviale?
3    In quali aree del pianeta è localizzata la savana?
4    Quali sono i principali deserti del mondo?
5    In che cosa consiste il processo di desertificazione? Quali aree sta colpendo in particolar modo?
6    Quali differenze ci sono tra foreste di latifoglie e foreste di conifere?
7    Quali sono i rischi ambientali delle regioni polari?

Geo Parole

Ambienti naturali • Biomi • Desertificazione • Riscaldamento globale

Geo Touring - volume 3
Geo Touring - volume 3
Gli Stati del mondo