Il fiume, con il suo corso, ha scavato un profondo solco tra le montagne dell'entroterra. Sul terreno scistoso l'uomo, da almeno due millenni, ha imparato a costruire muretti e terrazzamenti su cui coltivare la vite. Una faticosa prassi che si tramanda di generazione in generazione e che ha conosciuto nel corso dei secoli dure battute d'arresto, come l'epidemia di fillossera e di peronospora, due parassiti della vite, che alla fine dell'Ottocento distrusse, qui come in altre parti d'Europa, la maggior parte dei vigneti.
La fatica di coltivare la vite su ripidi pendìi viene però ripagata dall'eccezionale fertilità dei terreni e dalla straordinaria esposizione al sole, che donano l'inconfondibile sapore e colore al vino.
Dai vigneti alle cantine, la cultura del vino
Nell'Alta Valle del Douro siamo di fronte a un perfetto esempio di paesaggio culturale, dove lo scenario naturale è stato armonicamente modellato dall'opera dell'uomo, che da questa terra ha tratto il massimo profitto, pur rispettandola nella sua forma. Molti elementi compongono questo mosaico paesaggistico: le terrazze e i muretti, ma anche le quintas, ovvero i poderi agricoli in cui si produce il vino, o le mulattiere che conducono alle vigne, punteggiate di cappellette; o infine le cantine stesse, oggi meta di turisti attirati dalla curiosità di scoprire un territorio attraverso il gusto e la cultura del vino.