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La sicurezza alimentare

In un mondo la cui popolazione è in continua crescita, le aziende alimentari cercano di sviluppare metodi di coltivazione e allevamento sempre più intensivi, e di progettare tecnologie innovative per aumentare le rese. Inoltre, la globalizzazione ha avuto importanti conseguenze sulla nostra cultura alimentare: sui banchi dei supermercati si trovano ormai cibi provenienti da tutto il mondo, e in ogni città è possibile gustare specialità culinarie di decine di Paesi diversi.
L'uso sempre più massiccio della tecnologia in campo alimentare e l'apertura alle suggestioni gastronomiche internazionali nascondono però anche alcuni rischi per la salute. Un esempio è il cosiddetto "morbo della mucca pazza", una malattia che ha colpito numerosi allevamenti bovini, soprattutto nel Regno Unito, tra gli anni '80 e '90 del secolo scorso, causando la morte di circa 200 cittadini europei che avevano ingerito carne infetta; oppure l'influenza aviaria, che ha colpito numerosi volatili allevati nel Sudest Asiatico a partire dal 2003, costringendo le autorità dei Paesi europei a distruggere intere partite di pollame provenienti da quella regione, per timore che il loro consumo potesse essere dannoso.
Per tutelare la salute dei propri cittadini, l'Unione Europea ha istituito nel 2002 l'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, con sede in Italia, a Parma. Nel corso degli anni l'Autorità si è occupata di tutti i possibili rischi alimentari, dall'uso dei pesticidi nelle coltivazioni all'impiego a scopo alimentare degli organismi geneticamente modificati (OGM), fino ai possibili danni alla salute causati dall'impiego di additivi per uso alimentare.

La tutela delle tradizioni locali

Che cosa hanno in comune la fontina valdostana (nella foto), i limoni di Siracusa, il Parmigiano Reggiano, la birra del Kent e il Wurstel della Turingia? Sono tutti prodotti alimentari tipici di alcune regioni d'Europa, che hanno ottenuto la denominazione concessa dall'UE a prodotti provenienti da un'area ben precisa, le cui peculiari qualità dipendono proprio dalle caratteristiche della zona di produzione: in Italia questi alimenti si riconoscono per i marchi DOP (Denominazione di Origine Protetta) o IGP (Indicazione Geografica Protetta). Non si tratta solo di un riconoscimento di qualità, ma di una vera e propria tutela legale che protegge i produttori locali da imitazioni e contraffazioni: è proibito chiamare un prodotto con il nome protetto da tali marchi se questo proviene da un'area diversa da quella indicata e non segue il processo di lavorazione stabilito. Finora i prodotti europei che hanno ottenuto la denominazione sono oltre 1100, e insieme rappresentano l'eccellenza alimentare europea, frutto di secoli di cultura contadina e di passione gastronomica.


Il record dell’Italia
L’opinione che il nostro Paese sia uno scrigno ineguagliabile di eccellenze gastronomiche è confermata anche dai numeri: l’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di prodotti che hanno ottenuto la denominazione europea: oltre 250 fra DOP (fra cui il Prosciutto di Parma, nella foto) e IGP. Seguono a distanza la Francia, con circa 200, e la Spagna, con circa 150.



Un marchio a parte per i vini
Tra i prodotti tutelati dalle denominazioni europee ne manca uno particolarmente famoso: il vino. I vini sono stati infatti i primi prodotti a essere catalogati secondo specifiche sigle, che sono poi servite da modello per il resto del settore agroalimentare. In Italia i marchi DOC (Denominazione di Origine Controllata) e IGT (Indicazione Geografica Tipica) indicano le zone in cui si coltivano i vigneti da cui si ottengono i vini più rinomati. I vini italiani che hanno ottenuto il marchio DOC sono oltre 300.



Geo Touring - volume 2
Geo Touring - volume 2
Gli Stati d’Europa