Anticamente l'area era coperta da fitte foreste; poi le periodiche inondazioni del fiume Tibisco e il pascolo intensivo praticato dagli erbivori sia selvatici sia di allevamento hanno finito per ridurla a un'ininterrotta prateria.
Due anime sono ben evidenti in questo lembo di terra. La prima si esprime nella ricchezza di forme di vita, soprattutto tra i volatili (ben 342 specie censite!), tra i quali spicca la gru, simbolo del Parco, che ogni autunno regala lo spettacolo stupefacente degli stormi che migrano. L'altra anima reca l'impronta dell'uomo, che da tempo immemorabile si dedica alla pastorizia e all'allevamento di pecore a corna ritorte, buoi grigi ungheresi, maiali mangalica dal vello lanoso e, più recentemente, a quello dei tipici cavalli nonius.
Perfetto equilibrio tra uomo e ambiente
Con un'area di oltre 800 chilometri quadrati, il Parco Naturale di Hortobagy, istituito nel 1973, è l'area protetta più grande dell'Ungheria; nel 1979 è stato dichiarato anche Riserva della Biosfera. L'UNESCO ne ha poi confermato l'inestimabile rilevanza anche dal punto di vista culturale inserendolo, nel 1999, tra i Patrimoni dell'Umanità. La puszta, infatti, incarna un antichissimo modello di società pastorale, e dimostra come sia possibile per l'uomo vivere nel rispetto dell'ambiente, gestendone consapevolmente il territorio e la biodiversità.