SEZIONE B – TOTALITARISMI E CRISI DELLE DEMOCRAZIE

CAPITOLO 7 – L’AMERICA DAGLI “ANNI RUGGENTI” ALLA GRANDE CRISI

1. Gli Stati Uniti degli anni Venti

Il vantaggio degli Usa e la forza del suo apparato produttivo

Rispetto all’Europa, il dopoguerra si presentò negli Stati Uniti assai diverso: gli anni Venti vennero definiti “anni ruggenti” per la straordinaria fase di crescita economica che visse il paese.

Gli Usa, infatti, avevano accumulato enormi riserve d’oro, per essere diventati (a causa della guerra) il maggior creditore degli Stati europei, e la loro produzione, soprattutto quella industriale, in questi anni crebbe a ritmi da record.

La crescita della produzione avvenne grazie:

  • alla conquista dei mercati mondiali da parte delle industrie statunitensi che approfittarono dell’assenza di molte industrie europee, indirizzate alla produzione di guerra;
  • alle innovazioni tecnologiche, come la ▶ catena di montaggio, che resero più produttivo il lavoro in fabbrica e fecero aumentare i profitti.

In questi anni inoltre si sviluppò enormemente anche il settore terziario, cioè il sistema di servizi essenziali a una società industrialmente avanzata, tanto che per la prima volta gli addetti in questo settore superarono gli occupati nell’industria.

American way of life

Alla crescita economica si accompagnò un notevole incremento del ▶ reddito medio pro capite, che consentì a una fetta sempre più grande di popolazione di acquistare beni durevoli (come automobili ed elettrodomestici), che fino ad allora erano stati beni di lusso destinati a pochi. A questa esplosione dei consumi, che divennero di massa e diedero un’ulteriore spinta allo sviluppo economico, contribuì anche il sistema della vendita a rate.

Il miglioramento diffuso del tenore di vita della popolazione si sintetizzò nell’espressione american way of life (lo stile di vita americano), un modello per l’intero mondo capitalista.

Il modello fordista e i suoi problemi

Henry Ford, proprietario dell’omonima fabbrica di automobili, fu il primo a capire che per sostenere la crescita della produzione, ottenuta con l’introduzione della catena di montaggio era necessario trasformare in consumatori fasce sempre più grandi della popolazione. Per questo ritenne utile raddoppiare i salari dei suoi lavoratori, trasformandoli nei primi clienti della sua industria.

La nuova organizzazione del lavoro in fabbrica aveva però per i lavoratori risvolti negativi. La catena di montaggio li costringeva a ripetere sempre lo stesso compito e a lavorare al ritmo della macchina, con effetti disumanizzanti.

Le vicende politiche

Negli anni Venti gli Stati Uniti furono guidati da presidenti del Partito repubblicano. Sul piano internazionale, dopo la parentesi della Prima guerra mondiale, si tornò all’isolazionismo, tanto che gli Usa bocciarono il trattato di Versailles e non aderirono alla Società delle Nazioni.

La politica economica di questi presidenti si caratterizzò per l’adozione di politiche protezionistiche verso l’estero e per una ▶ politica liberista che diede alle imprese statunitensi la massima libertà, secondo il principio per cui lo Stato non deve porre alcun vincolo all’attività economica. In questi anni prosperano le grandi concentrazioni industriali di tipo ▶ monopolistico o oligopolistico e furono trascurate le politiche sociali destinate alle fasce più deboli della popolazione.

Le paure dell’America

La paura del comunismo, che avrebbe potuto distruggere il “benessere americano”, spaventò l’opinione pubblica statunitense, e i governi fecero ricorso a provvedimenti di chiusura e sospetto: dal maggior controllo sulle organizzazioni dei lavoratori, all’introduzione di limitazioni all’ingresso di immigrati, che erano ritenuti possibili propagatori delle idee comuniste.

Oltre a rivelare una vena xenofoba, la società statunitense visse in quegli anni anche una ripresa dell’attività del Ku Klux Klan, l’organizzazione segreta che si opponeva con ferocia a ogni rivendicazione di uguaglianza della popolazione nera, ricorrendo a pestaggi e omicidi.

Il proibizionismo

Nel 1919 in Usa venne introdotto il proibizionismo, ossia il divieto di produrre e consumare alcolici. In questi termini, la lotta all’alcolismo, si rivelò una catastrofe: alimentò la corruzione e fece prosperare le attività della delinquenza organizzata, che si dedicò al commercio illegale di alcol traendone grandi profitti.

2. La grande crisi del 1929

La crisi di sovrapproduzione

La crescita economica degli Stati Uniti, che aveva visto aumentare consumi, produzione, profitti e salari, era legata soprattutto alla crescita del settore dei beni durevoli, la cui domanda è destinata nel tempo a diminuire. Questo, insieme alla diminuzione delle esportazioni in Europa, dove l’economia aveva ripreso a crescere, provocò negli Usa una crisi di sovrapproduzione, per cui l’offerta di beni risultò superiore alla domanda. Ciò determinò un crollo dei prezzi e un rallentamento della produzione; molte persone persero il lavoro, i consumi si ridussero ancora di più e si innescò così una spirale negativa.

Il crollo del mercato azionario e la crisi delle banche

La crescita economica aveva convinto molti risparmiatori ad acquistare titoli azionari. Quando il valore delle azioni delle diverse aziende, ormai in crisi, si abbassò, il 24 ottobre 1929 (giovedì nero), il panico di diffuse. I risparmiatori cercarono di liberarsi velocemente delle azioni in loro possesso, provocando un ulteriore crollo del loro valore.

Grandi e piccoli risparmiatori videro svanire i loro risparmi. Le banche, che avevano concesso prestiti ad aziende e privati, diventati ormai ▶ insolventi, si ritrovarono a loro volta in difficoltà e in moltissimi casi fallirono, trascinando con sé imprese e risparmiatori.

3. Gli effetti della crisi

Con l’avviarsi di un ‘circolo vizioso’ fatto di contrazione dei consumi, crollo della produzione e crescita della disoccupazione, il governo Usa reagì in modo inadeguato. Ricorse a nuove misure protezionistiche, che spinsero gli altri paesi a reazioni altrettanto difensive e portarono quindi a ulteriore riduzione dei commerci internazionali; tagliò la spesa pubblica e alzò le tasse; tutte misure che ebbero un effetto depressivo sull’economia statunitense.

La crisi Usa ebbe ripercussioni drammatiche soprattutto in Europa, non solo perché vennero sospesi i finanziamenti americani ai paesi europei, ma soprattutto perché si trattava di economie strettamente connesse tra loro.

4. Il New Deal di Roosevelt

Le elezioni politiche del 1932 portarono alla presidenza il democratico Franklin Delano Roosevelt. Roosevelt, abbandonando le politiche liberiste, optò per un deciso intervento dello Stato nell’economia attraverso:

  • il sostegno della domanda interna;
  • il riordino del sistema creditizio e finanziario, ponendolo sotto il controllo della Federal Reserve Bank;
  • l’attuazione di politiche sociali che attenuassero gli effetti della crisi economica sulla popolazione con sussidi di varia natura.

L’obiettivo di far crescere la domanda interna per stimolare l’iniziativa imprenditoriale venne perseguito varando un grandioso piano di lavori pubblici per la costruzione di strade, ospedali, scuole, aeroporti, centrali elettriche, ecc., che restituì lavoro ai tantissimi disoccupati.

Inoltre venne introdotta la garanzia del governo federale sui piccoli prestiti, che tornarono quindi a essere concessi; e il governo si impegnò ad acquistare le ▶ eccedenze agricole in modo da impiegarle per far fronte alle esigenze dei più poveri.

5. Il “secondo New Deal

Il programma di Roosevelt incontrò forti resistenze negli ambienti conservatori, sostenitori del liberismo, che vedevano nel massiccio intervento dello Stato nell’economia lo smantellamento del sistema capitalistico. In risposta a questa ostilità, Roosevelt inaugurò, nel 1935, la fase del “secondo New Deal”, con cui incrementò ancor di più l’intervento dello Stato nell’economia. Promulgò leggi sulla sicurezza sociale che prevedevano la pensione per chi avesse raggiunto i 65 anni, l’indennità di disoccupazione e di malattia. Vennero riconosciuti i diritti sindacali dei lavoratori e fu imposta agli industriali la ▶ contrattazione collettiva.

Infine si stabilì una tassazione sulle grandi ricchezze secondo il principio della ▶ progressività.

Nel 1936, quando si tennero le nuove elezioni presidenziali, Roosevelt vinse con ampio margine di vantaggio, dimostrando la fiducia che il popolo americano aveva in lui.

Gli Stati Uniti mostrarono così che la soluzione democratica alla crisi rappresentava una valida alternativa alle dittature che si affermavano in Europa.

6. Le teorie di Keynes e il ruolo dello Stato

La crisi del 1929 aveva reso necessario l’intervento nello Stato nell’economia, non solo con funzioni di controllo ma anche in qualità di promotore dell’iniziativa economica.

Lo studioso inglese John Maynard Keynes fu il protagonista della più compiuta revisione delle teorie liberiste. Secondo Keynes lo Stato doveva assumere il controllo dei meccanismi della domanda, facendola crescere attraverso il ricorso alla spesa pubblica, raggiungendo il duplice scopo di creare servizi utili e garantire sicurezza sociale.

7. L’America Latina

La situazione economica e la presenza degli Stati Uniti

I paesi dell’America Latina avevano un’economia caratterizzata da grandi latifondi sui quali erano impiantate produzioni monoculturali, che rendevano le loro economie dipendenti dalle esportazioni. Inoltre la dissoluzione dei vecchi imperi coloniali aveva lasciato posto alle compagnie commerciali statunitensi, come la United Fruit Company che aveva il monopolio sul commercio della frutta tropicale. Si confermò così il principio che agli Stati Uniti spettasse il controllo, non solo economico ma anche politico, sui paesi dell’America Latina.

Le dittature latino-americane

La forte polarizzazione nella distribuzione della ricchezza, per cui a fronte di pochi ricchissimi si estendeva una massa di poverissimi, fu una delle cause dell’instabilità politica che all’inizio degli anni Trenta coinvolse quasi tutti i paesi dell’America Latina e che si tradusse quasi ovunque nell’affermazione di dittature militari, sostenute, talvolta anche con diretti interventi militari, dagli Stati Uniti, che tutelavano così i loro interessi economici.

ESERCIZI

1. Trova la parola.


• sovrapproduzione • insolvente • liberismo • proibizionismo • Ku Klux Klan 


.......................................................... Divieto di produzione e consumo di alcolici.
.......................................................... Situazione in cui la produzione di beni risulta superiore alla domanda.
.......................................................... Associazione razzista.
.......................................................... Non in grado di pagare ciò che deve.
.......................................................... Teoria economica secondo la quale lo Stato non deve intervenire nell’economia.

2. Completa lo schema delle conseguenze della crisi da sovrapproduzione negli USA.


3. Fai la scelta giusta.


a. Gli anni Venti negli Stati Uniti vengono definiti ruggenti perché si verifica una straordinaria crescita/crisi economica.

b. Il modello fordista prevede un aumento/una diminuzione dei salari, che fa aumentare/diminuire la domanda di beni.

c. Dopo la crisi del ‘29, nel 1932, venne eletto presidente il repubblicano/democratico Roosevelt che confermò/abbandonò le politiche liberiste.

d. Le scelte di politica economica del Presidente Roosevelt con il suo New Deal furono:

  • aumento delle tasse. 
  • rilancio delle politiche sociali.
  • piano di lavori pubblici per rilanciare la domanda di beni. 
  • tagli alla spesa pubblica.
  • progressività della tassazione.
  • contrattazione collettiva.

e. Negli Stati dell’America Latina chi prende il posto dei vecchi imperi coloniali?  

  • Le compagnie commerciali statunitensi.
  • I grandi latifondisti.

f. L’instabilità politica nei paesi dell’America Latina porta all’affermazione di dittature militari/governi socialisti.

I Saperi Fondamentali di Storia - volume 3
I Saperi Fondamentali di Storia - volume 3
Dal Novecento a oggi