SEZIONE A – L’ESORDIO DEL NOVECENTO: GUERRE E RIVOLUZIONI

CAPITOLO 1 – Indizi di una guerra annunciata

1. l’avvio del nuovo secolo

Gli oltre quarant’anni compresi tra il 1870 e il 1914 sono stati definiti, con un’espressione francese divenuta famosa, Belle Époque, cioè Epoca Bella.

È stato un tempo di cambiamenti nell’economia, nella cultura, nell’industria e nella scienza. I lavoratori, le donne, i giovani hanno trovato il modo di fare sentire, per la prima volta, la loro voce nella società attraverso i partiti politici e i sindacati, le organizzazioni che rappresentavano le esigenze del mondo nuovo.

Tuttavia, in questo clima di positive novità, c’erano anche aspetti più preoccupanti. Si stava infatti affermando un’idea aggressiva di nazione, che alimentò il razzismo, varie forme di xenofobia, cioè di rifiuto degli stranieri, e la volontà di occupare territori in vari luoghi del mondo, fenomeno noto come colonizzazione.

2. L’italia di inizio novecento

economia: il decollo industriale

All’inizio del XX secolo, l’Italia visse un’intensa fase di crescita economica. In questi anni si realizzò il cosiddetto “decollo industriale”, una straordinaria crescita dell’industria nazionale che beneficiò del sostegno dello Stato sia sotto forma di finanziamenti ad alcuni settori considerati strategici per lo sviluppo del paese, sia per l’adozione di politiche protezionistiche, che, imponendo dazi (tasse) sulle merci provenienti da altri paesi, rendevano più competitivi, ossia più convenienti, i prodotti nazionali.

Alla crescita industriale del paese contribuirono anche:

  • la realizzazione di  infrastrutture, in particolare di una rete di trasporti che consentiva la circolazione delle merci;
  • lo sviluppo del sistema bancario, che raccogliendo i risparmi degli individui e delle famiglie, concedeva prestiti alle imprese e facilitava gli investimenti.

I settori industriali che si svilupparono maggiormente furono quello siderurgico – la produzione di acciaio passò da 70 mila tonnellate di inizio secolo a 1 milione di tonnellate del 1915 – il tessile, il chimico, il meccanico. Nacquero in questi anni marchi importanti dell’industria italiana, come Pirelli, Fiat e Lancia.

Resta il divario tra nord e sud

La crescita industriale non coinvolse tutto il paese, ma si concentrò soprattutto al Nord, nel “triangolo industriale” fra Torino, Milano e Genova. Tranne rare eccezioni, al Sud l’economia restò essenzialmente agricola, con prevalenza del latifondo.

cresce il pil, migliorano le condizioni di vita per alcuni

La crescita industriale fece crescere il ▶ pil e fu all’origine di una espansione delle città, nelle quali arrivavano i sempre più numerosi lavoratori dell’industria. Città che cominciarono a dotarsi delle prime forme di trasporto pubblico e di illuminazione stradale.

In questi anni ci fu un miglioramento delle condizioni di vita di almeno una parte della popolazione, che poté accrescere il proprio livello di istruzione e concedersi un maggiore acquisto di beni di consumo.

L’emigrazione contribuisce alla ricchezza del paese

La grande crescita economica di questo periodo, non impedì che molte famiglie dovessero comunque emigrare in cerca di lavoro. Nei venti anni precedenti la Prima guerra mondiale furono 10 milioni gli italiani che emigrarono verso l’America del Nord e del Sud. I risparmi, in valuta straniera, che essi inviavano alle famiglie in Italia contribuirono alla ricchezza di tutta l’economia italiana, migliorando il livello della  bilancia commerciale.

politica: l’età giolittiana

Fino alla Prima guerra mondiale, protagonista della politica italiana fu il presidente del Consiglio Giovanni Giolitti, per questo si parla di “età giolittiana”.

sostegno all’economia e legislazione sociale

Da una parte Giolitti adottò politiche che sostenevano il decollo industriale del paese (come ad esempio la ▶ nazionalizzazione della rete ferroviaria), imponendo in generale una più forte presenza dello Stato nell’economia.

Allo stesso tempo abbandonò le politiche repressive nei confronti delle lotte operaie e promosse una legislazione sociale a tutela dei lavoratori.

Con le sue scelte, Giolitti riuscì a salvaguardare lo Stato liberale sia attenuando, grazie alle sue riforme, i conflitti sociali sia evitando le svolte autoritarie pretese dai ceti più conservatori.

Tra le riforme di Giolitti vanno ricordate:

  • l’assicurazione obbligatoria per gli infortuni sul lavoro (1903);
  • le leggi speciali per l’economia nell’Italia del sud (1904);
  • forme di tutela per il lavoro femminile e minorile (1907);
  • l’obbligatorietà di un giorno di riposo settimanale (1907);
  • la creazione dell’Ispettorato del lavoro, per garantire l’applicazione delle leggi al riguardo;
  • l’istituzione di un ente per il monopolio statale delle assicurazioni sulla vita per reperire i fondi necessari con cui finanziare le pensioni di invalidità e vecchiaia dei lavoratori (1912);
  • il trasferimento delle spese per l’istruzione elementare dai Comuni allo Stato, da cui derivò un incremento del numero delle scuole e un giovamento per i maestri.

Inoltre, al fine di allargare le basi sociali dello Stato liberale, con la legge elettorale del 1912, Giolitti introdusse il suffragio universale maschile. Restarono ancora escluse dal voto le donne che, in quegli anni, andavano sempre più inserendosi nel mondo del lavoro.

i rapporti con SOCialisti e cattolici

Giolitti riuscì a integrare nel sistema politico italiano le due grandi forze di opposizione politica e sociale presenti nel paese, rappresentate da socialisti e cattolici.

Il decollo industriale aveva significato il raddoppio in pochi anni del numero degli operai, questo aveva portato a un rafforzamento sia del Partito socialista italiano, nato nel 1892, sia delle organizzazioni sindacali – nel 1906 nascerà il primo sindacato unitario, la Confederazione generale del lavoro (Cgdl).

La prevalenza nel Partito socialista, guidato da Filippo Turati, della ▶ corrente riformista garantì ai governi Giolitti il sostegno per l’approvazione delle riforme sociali, anche se non si tradusse mai in partecipazione al governo.

All’indomani della presa di Roma, nel 1870, ai cattolici era stato imposto dal papa di non partecipare alla vita politica del Regno. Nel tempo questo divieto si indebolì e l’impegno sociale delle associazioni cattoliche aprì la strada anche a una maggiore partecipazione nell’attività politica, sancita infine con la partecipazione alle elezioni del 1913. Queste elezioni furono le prime a suffragio universale maschile e, per timore di una forte affermazione del Partito socialista, Giolitti si accordò con Vincenzo Gentiloni (capo dell’Unione elettorale dei cattolici italiani) per un reciproco sostegno alle elezioni.

3. NAZIONALISMO E POLITICA ESTERA

L’Italia faceva parte, dal 1882, della Triplice Alleanza con Germania e Impero austro-ungarico; tuttavia, nel 1902, ci fu un riavvicinamento alla Francia con la firma di un accordo che le riconosceva la possibilità di dirigere le sue mire coloniali sul Marocco e consentiva all’Italia di puntare sulla Libia.

Questo rispondeva alla crescente presenza in Italia di una componente nazionalista che sollecitava l’espansione coloniale sia come espressione delle ambizioni di potenza europea dell’Italia, sia come rimedio alla forte emigrazione, considerata un fattore di indebolimento della nazione.

I nazionalisti italiani ritenevano Giolitti (e con lui il sistema parlamentare e i socialisti) responsabile del ruolo marginale dell’Italia in campo internazionale e auspicavano l’instaurazione di un governo autoritario che adottasse finalmente una decisa politica coloniale, dando così al paese il ruolo di vera potenza europea.

La conquista della Libia

Per arginare la spinta di questa nuova destra nazionalista, Giolitti infine decise di tentare l’impresa e nel settembre del 1911 l’Italia dichiarò guerra all’Impero ottomano, di cui faceva ancora parte la Libia. Dopo aver sconfitto (a fatica) l’esercito turco, con il trattato di Losanna del 1912, l’Italia otteneva dall’Impero ottomano la Libia e le isole greche del Dodecaneso. La conquista della Libia, tuttavia, non portò alcun vantaggio all’Italia né sul piano del prestigio internazionale, né sul piano economico, dal momento che si rivelò un paese povero di risorse e per lo più desertico.

4. la francia tra ambizioni e instabilità

Nel 1870 in Francia si era costituita la Terza Repubblica, caratterizzata da una forte instabilità politica e da una decisa politica coloniale in Africa. Dal 1905 in poi una serie di governi, oltre a dare un’impronta laica al paese, riuscì ad attuare alcune riforme sociali a tutela dei lavoratori.

Nonostante questo, l’affermarsi di un sindacalismo rivoluzionario portò, nel 1912, alla vittoria elettorale della fazione più moderata, che impostò una politica di riarmo e soprattutto di forte antagonismo nei confronti della Germania.

5. l’impero britannico

la guerra anglo-boera

La Gran Bretagna aveva avuto più degli altri paesi europei una straordinaria espansione coloniale. In questo quadro, per espandere i possedimenti britannici in Sud Africa, scoppiò la guerra anglo-boera, che contrappose i britannici ai boeri, cioè i discendenti dei coloni olandesi che avevano fondato due repubbliche nei territori a nord-est del paese, territori ricchi di miniere d’oro e di diamanti. La guerra anglo-boera durò dal 1899 al 1902, quando i boeri si arresero, lasciando il Sud Africa e le sue ricche risorse minerarie alla Gran Bretagna.

riforme sociali

La ricchezza derivante dai vasti possedimenti coloniali diede la possibilità nel Regno Unito di realizzare importanti riforme sociali e di avviare la costruzione di un vero ▶ Stato sociale”, con la creazione di uffici di collocamento per i disoccupati e di pensioni di vecchiaia a carico dello Stato.

6. l’impero tedesco di guglielmo II

Grazie all’opera del cancelliere Bismarck, la Germania era ormai da tempo una potenza economica e militare. L’avvento al potere di Guglielmo II – diventato Kaiser (imperatore) nel 1888 – segnò un profondo cambiamento rispetto alla più prudente politica estera del cancelliere Bismarck, orientata a evitare un accerchiamento del Reich, stretto tra la Francia e la Russia.

Guglielmo II non solo avviò una politica decisamente più aggressiva, che allarmò le altre potenze europee, ma, cambiò il quadro delle alleanze. Confermò la Triplice Alleanza, ma decise di non rinnovare il patto con la Russia, dando a questa la possibilità di realizzare un accordo politico e militare con la Francia. A questo accordo si aggiunse poi, nel 1907, la Gran Bretagna, che diede vita con Francia e Russia alla Triplice Intesa.

Si ponevano così le basi per quell’accerchiamento che Bismarck aveva attentamente cercato di evitare.

7. l’affermazione del giappone e la crisi della cina

Il giappone e la guerra con la Russia

Negli ultimi decenni dell’Ottocento, il Giappone aveva avviato un processo di “occidentalizzazione”, avvicinandosi agli stili di vita, ai modelli politici e all’organizzazione economica dei paesi europei. Raggiunse così una notevole forza economica e militare che spinse il paese a intraprendere una politica imperialistica.

L’interesse del Giappone si rivolse in primo luogo all’acquisizione della Manciuria, una zona a nord-est della Cina, a cui era interessata anche la Russia. Il contrasto tra Russia e Giappone sfociò, tra il 1904 e il 1905, in una guerra che si concluse con la vittoria giapponese. L’esito della guerra definì nuovi rapporti di forza nell’area dell’Estremo Oriente e sancì l’affermazione del Giappone come nuova potenza asiatica.

la cina e la rivolta dei boxer

L’Impero cinese e la sua economia erano ormai da tempo sotto il controllo commerciale delle potenze coloniali europee.

Tale situazione portò all’affermarsi di un movimento che si rifaceva ai valori della tradizione cinese e si opponeva a ogni forma di occidentalizzazione. Questo movimento ispirò la "rivolta dei boxer”. La rivolta iniziò nel 1900 e venne repressa da tutte le potenze che vedevano messi in pericolo i loro interessi in Cina: Francia, Gran Bretagna, Russia, ma anche Giappone e Stati Uniti. Nonostante la sconfitta, la rivolta dei boxer ebbe però conseguenze importanti per la società cinese: nacque infatti e si rafforzò un partito nazionalista, il Kuomintang, che, nel 1912, fece crollare il millenario Impero cinese, ormai succube delle potenze occidentali, e instaurò la Repubblica.

8. L’instabilità balcanica

Nell’area dei Balcani, già molto instabile, si fecero sempre più forti le spinte nazionaliste e indipendentiste delle diverse popolazioni slave che l’abitavano.

A parte la Serbia e il Montenegro, che dal 1878 erano stati riconosciuti come Stati sovrani, il resto della regione era sotto il controllo dell’Impero austro-ungarico e dell’Impero ottomano, imperi che con sempre maggiore difficoltà riuscivano a contenere le spinte indipendentiste delle popolazioni slave. Ad agitare la situazione c’erano da una parte la Serbia, che puntava a porsi alla guida di un unico Stato autonomo che avrebbe unito tutti gli  iugoslavi; dall’altra la Russia che sosteneva le aspirazioni indipendentiste dei popoli balcanici allo scopo di espandersi nell’area e ottenere uno sbocco nel Mediterraneo.

L’incrociarsi nei Balcani di tutti questi interessi rese la situazione esplosiva. Quando nel 1908 il movimento dei Giovani turchi depose il sultano, il conseguente indebolimento dell’Impero ottomano consentì:

  • all’Impero austro-ungarico di annettere il territorio ottomano della Bosnia-Erzegovina;
  • alla Bulgaria (che faceva parte anch’essa dell’Impero ottomano) di proclamarsi indipendente;
  • all’Italia di realizzare la conquista della Libia nel 1912.

Questo ulteriore indebolimento dell’Impero ottomano aprì la strada a due guerre balcaniche (la prima nel 1912, la seconda nel 1913) che sancirono il definitivo declino dell’Impero e l’affermarsi della Serbia come più importante potenza regionale.

ESERCIZI

1. Trova la parola.


• xenofobia • Pil • bilancia commerciale • nazionalizzazione • infrastrutture


.......................................................... Opere necessarie allo svolgimento di attività economiche o agli insediamenti urbani.
.......................................................... Somma del valore di tutti i beni prodotti da un paese.
.......................................................... Rifiuto degli stranieri.
.......................................................... Acquisizione da parte dello Stato della proprietà di un bene o un’attività di interesse generale.
.......................................................... Conto che calcola la differenza tra le importazioni e le esportazioni di un paese.

2. Completa lo schema delle alleanze europee.


Triplice ..................................... Italia, Impero tedesco, Impero austro-ungarico
Triplice ..................................... Francia, Russia, Gran Bretagna

3. Completa il testo sull’Età giolittiana e poi rileggilo.


Giolitti impose una forte presenza dello Stato nell’economia/una politica economica liberista, favorendo il decollo industriale/lo sviluppo agricolo del paese. Allo stesso tempo attenuò i conflitti sociali adottando riforme importanti, con l’appoggio dei socialisti/nazionalisti. Inoltre nel 1912 introdusse il suffragio universale maschile/il suffragio universale

Nel 1911 sotto la spinta della destra nazionalista/sinistra riformista Giolitti dichiarò guerra all’Impero ottomano/austro-ungarico per conquistare la Libia/Tunisia.

4. Fai la scelta giusta.


a. In Francia, dopo le elezioni del 1912, i moderati al potere realizzarono:

  • politiche sociali.
  • una politica di riarmo.

b. Le riforme sociali in Gran Bretagna furono rese possibili dalle:

  • ricchezze derivanti dai possedimenti coloniali.
  • le lotte sindacali.

c. La rottura dell’alleanza tra Germanie e Russia, decisa dall’imperatore tedesco, portò: 

  • a una nuova alleanza tra Francia e Russia. 
  • alla conferma della Triplice Alleanza.

d. L’esito della guerra tra la Russia e il Giappone:

  • sancì l’affermazione dl Giappone come nuova potenza.
  • rafforzò la posizione della Russia in Asia.

e. Qual era l’obiettivo della Serbia nei Balcani? 

  • Diventare uno Stato autonomo. 
  • Porsi a capo di uno Stato che riunisse tutti gli iugoslavi.

I Saperi Fondamentali di Storia - volume 3
I Saperi Fondamentali di Storia - volume 3
Dal Novecento a oggi