CAPITOLO 14 – Le Americhe: dalla scoperta alla conquista

SEZIONE C – NUOVI MONDI, NUOVE VISIONI DEL MONDO

CAPITOLO 14 – LE AMERICHE: DALLA SCOPERTA ALLA CONQUISTA

1. L’AMERICA PRIMA DELLA SCOPERTA

I PRIMI ABITANTI DELL’AMERICA

Sia il Nord che il Sud del continente americano erano abitati molto prima della scoperta europea e i circa 70/80 milioni di abitanti erano insediati per lo più fra l’attuale Messico e l’America meridionale.

Nella cosiddetta Mesoamerica, l’ampio territorio fra il Messico e l’Honduras, esistevano forme piuttosto evolute di società appartenenti a civiltà ▶ amerindie, chiamate anche precolombiane. In quest’area le civiltà più importanti furono quelle maya e azteca, mentre in Sud America quella inca. Erano popolazioni sedentarie e dotate di strutture urbane; inoltre avevano in comune il fatto di aver sviluppato l’allevamento e pratiche agricole basate sulla coltura del mais, della patata e del pomodoro.

LA CIVILTÀ MAYA

I maya abitavano la regione dello Yucatán (Messico) dove avevano fatto sorgere un esteso sistema urbano di città-Stato dotate ognuna di una propria autonomia e che non costituirono mai uno Stato unitario. Al vertice della società maya c’erano il ceto sacerdotale, che aveva funzioni politiche e religiose, e l’aristocrazia ereditaria, che gestiva la vita economica. Il resto della popolazione era sottoposta allo svolgimento dei pesanti lavori agricoli e alla costruzione degli edifici delle città.

Della civiltà maya restano ancora oggi grandiosi monumenti, ma soprattutto vanno ricordati i precisissimi calcoli matematici e astronomici, che permisero un’accurata misurazione della durata dell’anno solare.

LA CIVILTÀ AZTECA

Gli aztechi erano una popolazione proveniente dalle pianure del Messico che, a metà del Trecento, si stabilì nei pressi dell’odierna Città del Messico, dove fondarono la loro capitale, Tenochtitlán.

La struttura di potere aveva come figura centrale l’imperatore, alle cui dirette dipendenze c’erano  notabili e funzionari con compiti amministrativi e giudiziari. I settori economici di base erano l’agricoltura e l’artigianato. L’architettura azteca è ricordata per le monumentali piramidi a gradoni su cui si realizzavano i sacrifici umani al dio Sole.

LA CIVILTÀ INCA

Anche la civiltà inca del Sud America era caratterizzata da un forte sviluppo urbano. Cuzco era la popolosissima capitale di un territorio molto esteso, disposto lungo la cordigliera delle Ande. Gli inca erano particolarmente abili nei lavori idraulici e nella costruzione di strade, necessarie per mettere in comunicazione le aree dell’impero molto distanti tra loro per via della configurazione allungata dei suoi territori.

Gli inca coltivavano mais e patate e praticavano l’allevamento di animali (come il lama e l’alpaca in montagna) e la pesca.

Non conoscevano né la moneta né la proprietà privata delle terre e praticavano il baratto. I prodotti agricoli raggiungevano tutte le fasce sociali grazie all’esistenza di un capillare apparato amministrativo e alla fitta rete di comunicazioni stradali.

2. LA CONQUISTA SPAGNOLA

CORTÉS CONQUISTA IL MESSICO

Nei primi anni del Cinquecento gli spagnoli esplorarono e conquistarono le isole caraibiche e fondarono Panama che costituì il loro primo insediamento stabile. Alla costante ricerca di oro e argento, gli spagnoli non esitarono a massacrare la popolazione locale, fino quasi a cancellare le civiltà amerindie.

Nel 1519 una missione con a capo Hernan Cortés partì per la conquista del Messico, dove dominavano gli aztechi. In poco tempo Cortés comprese che le popolazioni locali mal sopportavano il dominio azteco e ottenne l’appoggio di una parte degli indios per attaccare la capitale dell’impero, Tenochtitlán, sede dell’imperatore Montezuma II. Gli spagnoli, con le loro armi da fuoco e i loro cavalli, apparvero agli amerindi come vere e proprie divinità. Montezuma stesso cercò di ingraziarsi l’invasore offrendogli ricchi doni e incitando il popolo alla resa, e fu ucciso dai suoi uomini proprio per la sua condotta troppo arrendevole verso gli europei.

Cortés decise allora di allearsi con altre città insofferenti al dominio azteco e nel 1521 assediò nuovamente la capitale che, dopo mesi di resistenza, si arrese e fu rasa al suolo. Sulle sue rovine venne poi costruita la nuova capitale, Città del Messico. Per questa sua impresa Cortés fu nominato comandante di un’area vastissima denominata Nuova Spagna. Probabilmente fu in quell’occasione che si diffuse il vaiolo portato dagli europei. La malattia, sconosciuta agli indios, favorì l’opera dei  conquistadores perché decimò la popolazione che non aveva alcun tipo di difesa naturale contro di essa.

PIZARRO CONQUISTA IL PERÙ

Pochi anni dopo, nel 1531, il conquistadores Francisco Pizarro partì con poco meno di 200 uomini e tre navi in direzione sud, verso la regione andina sulla quale dominava l’impero inca. Qui attaccò con i cannoni gli indios che, non avendo mai visto armi da fuoco, restarono atterriti e incapaci di reagire. A migliaia vennero trucidati. Atahualpa, il sovrano inca, fu fatto prigioniero. Per la sua liberazione fu richiesto un riscatto enorme, pagato con tonnellate di oro e argento prelevati dai tesori dei templi inca. Dopo aver ottenuto il riscatto, tuttavia, Pizarro fece ugualmente uccidere l’imperatore e si aprì la strada verso Cuzco, la capitale inca, conquistando il Perù alla Spagna (1532).

3. DUE MODELLI DI ORGANIZZAZIONE COLONIALE

Spagna e Portogallo si concentrarono sulle razzie di metalli preziosi e sulla ricerca delle terre immaginarie e ricche d’oro dell’Eldorado. I due paesi però gestirono i territori conquistati in modi diversi.

IL MODELLO PORTOGHESE

La conquista portoghese dell’America si concentrò sul Brasile e non fu caratterizzata dalla brutalità che accompagnò le imprese di Cortés e Pizarro, poiché i portoghesi badavano sostanzialmente agli aspetti strettamente commerciali e non territoriali delle loro colonie: dall’oro agli schiavi africani, dalle piantagioni di canna da zucchero alle spezie indiane.

I portoghesi non invasero il Brasile, ma fondarono lungo la costa delle capitanerie da cui gestivano le attività di coltivazione ed estrazione di minerali preziosi. La manodopera necessaria a queste attività veniva importata dall’Africa.

Masse di schiavi, razziati e venduti da mercanti arabi o dagli stessi regni africani, arrivarono così in Brasile e in tutta l’America sulle navi negriere, incidendo in modo definitivo sulla struttura demografica di quelle zone. I portoghesi detennero a lungo il monopolio della tratta degli schiavi.

IL MODELLO SPAGNOLO

Gli spagnoli, a differenza dei portoghesi, organizzarono un sistema coloniale di tipo territoriale, posto sotto il controllo regio. Per amministrare e sovrintendere i territori americani conquistati vennero creati due vicereami: la Nuova Spagna (1535), che comprendeva il Messico e le terre dello Yucatán, e la Nuova Castiglia in Perù (1542). Il viceré era il rappresentante del potere supremo del sovrano. Le sue principali funzioni consistevano nello sfruttare adeguatamente le ricchezze e le risorse offerte dai territori conquistati e gestire la popolazione civile.

L’encomienda

Il sistema fondamentale che consentì agli spagnoli di gestire le ricchezze dei territori occupati fu l’encomienda, stabilita dalla regina Isabella nel 1503. Il termine, che significa “raccomandazione”, indicava una porzione di territorio assegnata in via provvisoria a uno spagnolo che esercitava la potestà sulla popolazione locale con l’obbligo di difendere gli indios ed educarli ai principi cristiani. Nonostante questi obiettivi, le popolazioni indigene erano comunque ridotte in schiavitù.

4. LO “SCAMBIO” FRA EUROPEI E AMERINDI

LA DEVASTAZIONE OPERATA DAGLI EUROPEI

Gli europei, con le loro esplorazioni e conquiste, sconvolsero radicalmente il mondo americano sotto diversi aspetti:

  • appropriandosi delle ricchezze naturali e materiali;
  • asservendo e sfruttando le popolazioni;
  • devastando le culture locali;
  • provocando il crollo demografico degli amerindi.

Fu un vero e proprio scontro fra civiltà e visioni del mondo.

Gli europei, pur restando colpiti da questi “selvaggi”, immersi in paesaggi naturali di straordinaria bellezza, vedevano i nativi solo come una fonte di ricchezza da sfruttare a ogni costo. Gli indios invece apparvero meravigliati e impauriti dalla potenza manifestata dagli europei e si convinsero di essere ormai prossimi alla fine del mondo, arrivando anche a rinunciare a combattere o a procreare.

LO SCAMBIO DI PIANTE E ANIMALI

Mais, pomodori, patate, fagioli, arachidi, ananas, cacao, peperoncino erano alimenti sconosciuti agli europei. Una volta importati nel Vecchio continente diventarono cibi comuni, e alcuni di essi finirono per essere alla base dell’alimentazione europea. In Europa giunse anche la coltivazione del tabacco. Gli amerindi, invece, acquisirono dagli europei l’uso del frumento e dell’orzo, dell’avena, del riso e del caffè, che – proveniente dall’Arabia – attecchì straordinariamente nell’America centro-meridionale, oltre alla coltivazione del cotone, della vite e soprattutto della canna da zucchero.

Non va, inoltre, dimenticato il significativo contributo di un animale ignoto in America, il cavallo, ma anche di bovini e suini.

IL CROLLO DEMOGRAFICO DEGLI INDIOS

Per comprendere il fenomeno dell’impressionante calo demografico delle popolazioni amerindie basta l’esempio del Messico che, in circa un secolo, passò da una popolazione di 25 milioni a circa un milione di abitanti.

Con il loro arrivo i conquistadores portarono, oltre alla violenza, anche malattie completamente sconosciute in America, a cui le difese immunitarie dei nativi non erano abituate: vaiolo, tifo, morbillo e febbri influenzali. Le epidemie si ripeterono lungo tutto il secolo, causando una vera e propria strage. Anche gli europei contrassero virus fino a quel momento a loro ignoti, ma meno letali rispetto a quelli che avevano portato in America.

Tra le cause del crollo demografico il fattore epidemiologico fu il più rilevante, ma vanno considerati anche altri due fattori: lo sfruttamento della manodopera locale per la ricerca dei metalli preziosi e i frequenti conflitti tra spagnoli e indios.

5. LA CHIESA CATTOLICA DI FRONTE ALLA CONQUISTA

EVANGELIZZAZIONE O SOPRAFFAZIONE?

Uno dei compiti assegnati ai colonizzatori, anche per legge, era quello di convertire gli indigeni al cristianesimo.

Numerosi missionari di vari ordini, soprattutto domenicani e gesuiti, partirono per le nuove terre. Se molti di essi accettarono o giustificarono l’intolleranza verso persone, culture e fedi locali, in alcuni casi furono proprio loro i primi a segnalare i crudeli soprusi. La loro testimonianza arrivò anche in Europa, dove si levarono voci in difesa della dignità degli indios, così duramente calpestata, in evidente contraddizione con il messaggio evangelico.

LA DENUNCIA DI LAS CASAS

Fra questi missionari spicca il domenicano Bartolomé de Las Casas (1474-1566) che, testimone diretto delle condizioni dei colonizzati, si fece loro paladino con una continua opera di denuncia delle crudeltà subite dagli indios. Fece pressioni alla corte di Spagna per ottenere forme di evangelizzazione più rispettose degli amerindi e della loro cultura e per costringere i colonizzatori a ridurre le forme di sfruttamento. Grazie alle sue insistenze, il re Carlo V nel 1542 concesse le “Nuove leggi”, che garantivano alcuni elementari diritti agli indigeni.

L’opera di Las Casas trovò seguito in alcune comunità dell’ordine dei gesuiti, che istituirono le cosiddette “missioni”, dove davano assistenza ai più poveri e predicavano il vangelo.

LE DISPUTE SULLA SUPERIORITÀ DEI BIANCHI

Las Casas si oppose anche a quei missionari che ritenevano gli indios senza una religione né una morale e privi di anima.

Tra questi un ruolo di rilievo ebbe l’umanista Juan Ginés de Sepúlveda (1490-1573), il più fiero sostenitore dell’inferiorità naturale degli indiani e quindi del diritto dei bianchi a sottomettere le razze inferiori, senza che ciò dovesse essere ritenuto peccato. Sepúlveda definì gli indios uomini inferiori da civilizzare anche con la forza.

ESERCIZI

1. Completa il testo.


La conquista dei territori americani da parte degli imperi ............................................... e ............................................... ha effetti devastanti sulle popolazioni native, che vengono depredate delle loro ricchezze e ridotte in schiavitù. Alla conquista europea di questi territori segue un ............................................... demografico dovuto: agli scontri con gli europei, che sono dotati di ............................................... e cavalli; alle condizioni estreme in cui sono costretti a lavorare gli indios nelle ...............................................; ma soprattutto alle ............................................... che arrivano dall’Europa e contro le quali gli ............................................... non hanno ................................................

2. Fai la scelta giusta.


a. La Spagna/Il Portogallo organizzò un sistema coloniale territoriale basato sulle encomiendas/capitanerie

b. La Spagna/Il Portogallo organizzò un sistema coloniale basato sulle capitanerie/encomiendas e non sulla conquista territoriale.

3. Trova la parola.


encomiendaviceréAmerindievangelizzazione


.......................................................... Rappresentante del potere sovrano spagnolo.
.......................................................... Conversione al cristianesimo.
.......................................................... Porzione di territorio assegnata a un suddito spagnolo.
.......................................................... Popolazioni indigene d’America.

I Saperi Fondamentali di Storia - volume 1
I Saperi Fondamentali di Storia - volume 1
Dal Medioevo all’Età moderna