Un ristretto repertorio tematico

Tra malinconia e ironia La mancanza di certezze Approfondisci LETTURA CRITICA di Giuseppe Farinelli L inettitudine Sono tutti aspetti riconducibili a quell abbassamento dei temi e dei toni che ha spinto il critico letterario Mirko Bevilacqua a individuare in Gozzano, e più in generale nei poeti crepuscolari, il fondamentale momento di passaggio dalla poesia «maiuscola della tradizione a quella poesia «minuscola che rappresenterà la parte più innovativa della lirica novecentesca: la poesia delle piccole cose , che avrà, tra i suoi maggiori esponenti, autori come Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale, Umberto Saba, Sandro Penna e Giorgio Caproni. Quella dei Crepuscolari è dunque una realtà triste e malinconica; ma non va trascurata la componente ironica attraverso cui, soprattutto in alcuni di questi autori, tale realtà viene filtrata. Si può anzi affermare che la malinconia e l ironia sono due facce della stessa medaglia, essendo entrambe schermi che impediscono un adesione autentica alla vita, ai sentimenti, al consesso civile. UN RISTRETTO REPERTORIO TEMATICO Il poeta crepuscolare vive ed esprime un età di transizione: l epoca di passaggio al nuovo secolo, il Novecento, senza che l Ottocento sia del tutto alle spalle, in un Italia giolittiana sospesa tra un cauto moderatismo riformista e i furori ideologici e bellicistici che porteranno, di lì a poco, all acuirsi della conflittualità sociale e all ingresso del paese nel primo conflitto mondiale. Nel corso dell Ottocento lo spiritualismo romantico e la fiducia nella religione tradizionale erano stati superati dallo scientismo positivista, che si era presentato quasi come una nuova fede. Ora che il Positivismo, a sua volta, è entrato in crisi, viene meno la speranza in un futuro radioso dell umanità. Di fronte alla crisi delle certezze ideologiche, però, i Crepuscolari non vivono un dramma spirituale, ma piuttosto una condizione di assenza di prospettive sicure, e optano di conseguenza per il ripiegamento in un passato visto come età dell oro irrimediabilmente perduta. Le parole d ordine tradizionali non convincono più, perché abusate e intrise, anche in poesia, di troppa retorica: «La Patria? Dio? l Umanità? Parole / che i retori t han fatto nauseose! , dice Gozzano (Pioggia d agosto). Corazzini giunge addirittura a mettere all asta le proprie idee, alle quali, evidentemente, non è affatto affezionato: «Signori! Ha principio la vendita / delle mie idee. / Avanti! Chi le vuole? [ ] Io vendo perché voglio / raggomitolarmi al sole / come un gatto a dormire (Bando). Vivere come un gatto, apatico e sornione, è l ideale vagheggiato da Corazzini: sintomo, in lui e negli altri Crepuscolari, di una profonda condizione di disadattamento. Come in ambito narrativo Luigi Pirandello, Italo Svevo, Federigo Tozzi e Giuseppe Antonio Borgese rappresentano la figura dell inetto il grande antieroe novecentesco , così i Crepuscolari ci parlano, in poesia, di un analoga condizione fatta di accidia, spleen, tedio e indifferenza, desiderio di morire. Gozzano si sente inetto, in-aptus, non adatto alla vita. Al sé stesso malato contrappone un alter ego fisicamente e moralmente sano, il fratello minore Renato: «Adolescente forte, quadre le spalle e il busto , che «sdegna i pensieri torpidi, gli studi vani, i freni (Il più atto), cioè le inutili elucubrazioni mentali e le inibizioni del poeta. Moretti si chiede a che cosa serva pensare e scrivere, se la realtà più profonda della vita è fatta di noia: «Chinar la testa che vale, / che vale fissare il sole / e unir parole a parole / se la vita è sempre uguale? (Che vale?). Ancora, Spleen è il titolo, apertamente baudelairiano, di una poesia di Corazzini. LA CORRENTE / IL CREPUSCOLARISMO / 45

Il magnifico viaggio - volume 6
Il magnifico viaggio - volume 6
Dalla Prima guerra mondiale a oggi