T3 La Chimera

La Chimera / T3 / Dino Campana, Canti orfici / Il miraggio di una realtà inafferrabile / La Chimera è il primo componimento in versi dei Canti orfici. Segue la sezione in prosa intitolata La notte e apre una raccolta di liriche dal titolo Notturni. Campana chiama qui Chimera una donna ideale che egli immagina come incarnazione della propria poesia, o forse come simbolo di un desiderio assoluto, indeterminato, privo di un oggetto specifico. METRO Versi liberi, con due sequenze monorime (vv. 23-25; 27-31). 5 10 15 20 25 Non so se tra roccie il tuo pallido viso m apparve, o sorriso di lontananze ignote fosti, la china eburnea fronte fulgente o giovine suora de la Gioconda: o delle primavere spente, per i tuoi mitici pallori o Regina o Regina adolescente: ma per il tuo ignoto poema di voluttà e di dolore musica fanciulla esangue, segnato di linea di sangue nel cerchio delle labbra sinuose, Regina de la melodia: ma per il vergine capo reclino, io poeta notturno vegliai le stelle vivide nei pelaghi del cielo, io per il tuo dolce mistero io per il tuo divenir taciturno. Non so se la fiamma pallida fu dei capelli il vivente segno del suo pallore, non so se fu un dolce vapore, dolce sul mio dolore, sorriso di un volto notturno: guardo le bianche rocce le mute fonti dei venti 1-2 Non so m apparve: il poeta non sa se il pallido viso della Chimera gli sia apparso tra le rocce, forse somigliante a quello della Vergine delle rocce di Leonardo, o, come dice dopo, a quello della Gioconda. Al v. 1, roccie è forma meno comune per rocce . 4-5 la china fulgente: con la fronte leggermente reclinata (china), bianca come l avorio (eburnea) e splendente (fulgente). 6 suora de la Gioconda: la fanciulla viene ora immaginata dal poeta come sorella (suora, dal latino soror) della Monna Lisa del celebre quadro leonardesco. 7-9 o delle primavere adolescente: tu che con il tuo pallore favoloso sei la regina di splendide età ormai passate (primavere / spente). Qui, come al v. 9, la o ha valore vocativo. La Chimera è detta Regina perché essa appare come una sorta di divinità, al cui culto il poeta sembra essersi votato. 10-20 ma per il tuo ignoto taciturno: ma io, poeta notturno, o melodiosa (musica) pallida (esangue) fanciulla, o regina della melodia, ho vegliato le stelle vivide nelle regioni (i pelaghi sono letteralmente i mari , ma indicano qui, per metafora, gli spazi ) del cielo a causa del tuo misterioso fascino (ignoto poema) di piacere (voluttà) e di dolore, segnato dalla linea di sangue del cerchio delle tue labbra ben disegnate (sinuose), a causa del tuo vergine capo leggermente reclinato (reclino), a causa del tuo dolce mistero, a causa della tua silenziosa trasformazione (divenir taciturno). Il poeta, in altre parole, afferma di aver scrutato il cielo alla ricerca di alcune tracce della sua Chimera. 27 le mute fonti dei venti: il poeta si riferisce forse agli spazi celesti in cui si originano i venti. IL GENERE / LA POESIA ITALIANA DEL PRIMO NOVECENTO / 125

Il magnifico viaggio - volume 6
Il magnifico viaggio - volume 6
Dalla Prima guerra mondiale a oggi