LA VOCAZIONE POETICA E IL LAVORO DI INSEGNANTE
Giorgio Caproni nasce a ▶ Livorno nel 1912, secondogenito di Attilio, ragioniere, e di Anna Picchi, sarta e ricamatrice. La sua infanzia è segnata dalle precarie condizioni economiche in cui la famiglia precipita dopo il richiamo in guerra del padre e il difficile dopoguerra.
Nel 1922 i genitori si trasferiscono a Genova, dove Giorgio prende la licenza elementare. Frequenta poi una scuola tecnica, dedicandosi contemporaneamente, incoraggiato dal padre, allo studio del violino. A tredici anni si diploma presso l’Istituto musicale Giuseppe Verdi e suona nell’orchestrina di un dopolavoro.
A diciott’anni, dovendo contribuire al bilancio familiare, accetta l’incarico di fattorino presso uno studio legale, rinunciando, con una sofferta decisione, agli studi musicali ma dedicandosi alla poesia sempre più intensamente.
Diplomatosi da privatista all’Istituto magistrale, nel 1935 prende servizio come maestro elementare a Rovegno, «un adorabile paesino montano» dell’Alta Val Trebbia, tra Genova e Piacenza. Inizia così una lunga esperienza nella scuola, che si protrarrà sino al 1973: una scelta professionale quasi obbligata e tuttavia mai rinnegata.
Nel 1936 pubblica la sua prima plaquette (un opuscolo stampato in poche copie): Come un’allegoria.
Nello stesso anno la fidanzata, Olga Franzoni, che lo aveva seguito da Genova nonostante la salute precaria, muore di setticemia, poco prima delle nozze. Caproni sprofonda allora in una grave crisi psicologica. Al poeta Carlo Betocchi, primo recensore dei suoi versi, confessa la tentazione di smettere con la poesia: «Forse tutto il mio mondo era legato a quella che se n’è andata. Forse su lei poggiava tutta la mia certezza». La crisi viene superata anche grazie all’incontro con un’altra donna, Rosa Rettagliata, che sposa nell’agosto 1938.