LE OPERE
L’espressionismo di Gadda si esprime in un caratteristico pastiche linguistico, che nasce dalla mescolanza di una varietà di elementi: tecnicismi, arcaismi, neologismi, inserti in lingua straniera e diversi dialetti. La costruzione della frase è spesso stravolta ed è frequente la presenza di digressioni.
La lingua di Gadda fonde aulico e comico e si inserisce nella tradizione maccheronica che si fa risalire fino a Dante. L’autore stesso definisce “barocca” la propria scrittura, che mira a esprimere il caos e la molteplicità del reale, ma anche la propria ▶ nevrosi.
Fin dalle prime prove, Gadda si affida allo strumento della scrittura come specchio del
▶ groviglio della realtà che appare ai suoi occhi caotica e indecifrabile. In particolare, nelle sue opere affiora il ritratto impietoso di una borghesia squallida e perbenista, sulla quale si imprime lo sguardo dell’autore. Nessuna speranza di riscatto e di umanità può riabilitare un mondo di cui Gadda svela le ipocrisie e i falsi moralismi.
La cognizione del dolore Pubblicato per la prima volta nel 1963, rappresenta un percorso di conoscenza interiore, attraverso gli eventi drammatici della vita del protagonista. Il romanzo è diviso in due parti: la prima è uno studio antropologico della società del paese in cui è ambientato, che rispecchia la Brianza del tempo; la seconda è incentrata sulla figura della madre del protagonista, che ha molti tratti in comune con quella dell’autore.
Quer pasticciaccio brutto de via Merulana Pubblicato nel 1957, rappresenta il capolavoro di Gadda. Il romanzo esprime le posizioni filosofiche ed esistenziali dell’autore: il suo rapporto contrastato con la complessità del reale, l’osservazione del groviglio di fatti e fenomeni che riflettono il caos dell’esistenza umana. Ambientato a Roma nel 1927, in pieno regime fascista, il Pasticciaccio nasce come un racconto giallo che però non ha, volutamente, il classico finale risolutivo.
Protagonista è il commissario Ingravallo, detto don Ciccio, che segue un omicidio avvenuto in un palazzo signorile di via Merulana. Dopo l’inizio tipico del giallo, l’intreccio si frantuma in una miriade di narrazioni che si discostano dallo svolgimento dell’inchiesta e che vengono seguite con digressioni in stile espressionistico. Alla fine emerge che la vicenda non può essere risolta perché la realtà è troppo complessa per essere decifrata.
Il finale del romanzo contiene le conclusioni filosofiche ed esistenziali a cui l’autore è giunto: la realtà non può essere conosciuta perché, mentre viene esaminata, viene al contempo deformata e compromessa. La complessità del reale viene rappresentata dall’autore grazie a uno stile poliedrico; la digressione costituisce la principale tecnica narrativa del romanzo: essa si presenta sia a livello micronarrativo (nel racconto delle storie secondarie) che a livello macronarrativo (la narrazione della storia principale). Il carattere frammentario della realtà è reso anche dalle infinite sfaccettature linguistiche: oltre il romanesco, altri dialetti sono presenti nel romanzo. Tutto ciò contribuisce alla ▶ polifonia del romanzo.
Racconti e scritti vari Oltre ai due romanzi, Gadda scrive una serie di racconti poi riuniti in raccolte dalla vicenda editoriale intricata: La Madonna dei filosofi (1931); Il castello di Udine (1934); L’Adalgisa (1944); Accoppiamenti giudiziosi (1963).
Vanno ricordati inoltre il Giornale di guerra e di prigionia (1955 e 1965, diario della partecipazione alla Prima guerra mondiale e della prigionia) ed Eros e Priapo (Da furore a cenere) (1967, in cui l’autore si confronta con l’ideologia e la propaganda del fascismo, da lui avversate).