La scomparsa di un genitore, anche se molto anziano, è sempre un’esperienza straziante. Se Montale piange la madre, in questa breve poesia Patrizia Valduga (n. 1953) compone una sorta di lamento funebre per il padre: essa è inserita infatti in una raccolta intitolata Requiem, scritta dopo la sua morte.
La poetessa tratteggia un particolare tipo di pianto: lente e silenziose, le lacrime scorrono dentro di noi; non sono fatte di acqua, ma di sangue, di “anima”. Mentre scendono una dopo l’altra, si perde qualcosa di noi: esse possono esprimere solo in parte il tremendo dolore di una perdita irreparabile.