Gaspara Stampa

Gaspara Stampa LA VITA Nata a Padova tra il 1520 e il 1525, Gaspara Stampa si trasferisce a Venezia nel 1531, dopo la morte del padre, con la madre, la sorella e il fratello. Bellissima e colta, cantatrice (anche delle poesie dell amato Petrarca) e poetessa, entra a far parte della società raffinata e mondana della città, conducendo una vita libera e spregiudicata. Tra i suoi amori, il più importante, e sofferto, è quello con il conte Collatino di Collalto, uomo d armi, scienziato e anch egli poeta. La morte, improvvisa e precoce (Gaspara è all incirca trentenne), a Venezia nel 1554, spezza la sua folgorante carriera di donna di successo, ma alimenta il mito postumo di romantica creatura appassionata. Cultura e mondanità Le Rime, confessioni autobiografiche / T4 / / Amore e morte / LE OPERE Gran parte delle 311 Rime di Gaspara, pubblicate postume dalla sorella, è dedicata al suo grande amore: un amore trasferito sulla pagina con fresca vitalità, senza lo studio tecnico e la ricercatezza lessicale di molti altri autori petrarchisti. I lettori romantici esalteranno nel suo canzoniere la passione amorosa, per nulla platonica, che vi è espressa. Attratti dalla compenetrazione di arte e vita, che rappresenta la caratteristica originale della poesia di Gaspara, la dipingeranno come una rediviva Saffo (la grande poetessa greca del VII-VI secolo a.C.), ispirata protagonista di una vicenda amorosa reale e totale. Esagerazioni a parte, Gaspara Stampa fornisce indubbiamente una versione quotidiana, quasi prosastica, del modello petrarchesco, da lei trasformato consapevolmente nel resoconto autobiografico di un amore vissuto senza risparmio di energia e di passione. Io son da l aspettar omai sì stanca Gaspara Stampa, Rime, 47 una poesia dell abbandono, scritta senza complicazioni intellettualistiche. Il filtro letterario sembra rimosso: la poetessa soffre, è ignorata anche dalla morte, mentre il pensiero, non senza umano risentimento, va a colui che l ha dimenticata. Audio LETTURA METRO Sonetto con schema di rime ABBA ABBA CDC DCD. 1-4 Ormai sono così stanca di aspettare, così vinta dal dolore e dal desiderio, a causa della così scarsa fedeltà e della lunga dimenticanza di colui che, ahimè, mi lascia priva (mi manca) del suo ritorno, che lei, che l mondo impalidisce e mbianca con la sua falce e dà l ultimo fio, 5-8 che talvolta invoco come un sollievo per me colei che con la sua falce conferi- 1 aspettar: il ritorno del nobile Collatino di Collalto, l uomo amato dalla poetessa. 5-6 lei l ultimo fio: si tratta della personificazione della Morte, raffigurata tradizionalmente come uno scheletro che brandisce una falce. Le parole valgono oblio Troppo facile dire che il vocabolo oblio è caduto nell oblio. Eppure questa parola bellissima, che richiama la mitologia classica (il fiume dell oblio era il Lete, le cui acque cancellavano ogni ricordo in chi vi si immergeva), definisce non una semplice dimenticanza ma PARAFRASI 4 Io son da l aspettar omai sì stanca, sì vinta dal dolor e dal disio, per la sì poca fede e molto oblio di chi del suo tornar, lassa, mi manca, uno stato duraturo, una pietosa e malinconica sospensione dal ricordo. Non è detto che una persona o una cosa debba essere «lasciata nell oblio , la si può anche «sottrarre all oblio . Spiega che cosa si intende dire con la frase seguente: «Ho visto un servizio televisivo che ha sottratto all oblio una cantante famosa qualche anno fa . LA CORRENTE / IL PETRARCHISMO / 159

Il magnifico viaggio - volume 2
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Il Quattrocento e il Cinquecento