Michelangelo Buonarroti

Michelangelo Buonarroti Da Firenze a Roma LA VITA Nato a Caprese, vicino ad Arezzo, nel 1475, Michelangelo Buonarroti inizia a tredici anni, presso la bottega fiorentina di Domenico Ghirlandaio, l apprendistato che lo condurrà a un immensa fama come scultore, pittore e architetto. Frequenta gli intellettuali della corte medicea (Lorenzo de Medici, Angelo Poliziano, Pico della Mirandola, Marsilio Ficino) e successivamente, alla morte di Lorenzo, si trasferisce a Roma, dove rimane per cinque anni. Del 1499 è la prima Pietà, in San Pietro (seguita da quelle fiorentine, dalla Pietà di Palestrina, da quella dell Opera del Duomo e dalla Pietà Rondanini di Milano). La Cappella Sistina Dal 1501 (l anno del David) lavora tra Firenze e Roma; quindi, al servizio di papa Giulio II, affresca la volta della Cappella Sistina in Vaticano (1508-1512). Soggiorna a Roma fino al 1527, al servizio dei papi Leone X e Clemente VII, poi torna a Firenze, dove aderisce al governo repubblicano dopo la cacciata dei Medici. Il sentimento religioso Trasferitosi definitivamente a Roma nel 1537, Michelangelo completa quattro anni dopo il Giudizio universale della Sistina ed è nominato architetto di San Pietro da papa Paolo III. Nel frattempo conosce la nobildonna e poetessa Vittoria Colonna, frequentando la quale l artista accentua il proprio sentimento religioso. Muore a Roma, a quasi novant anni, nel 1564. Pochi mesi prima la Congregazione del Concilio di Trento ha stabilito di far coprire i nudi della Sistina: il Rinascimento è davvero finito. Lo stile sofferto Testo PLUS O notte, o dolce tempo, benché nero LE OPERE La produzione poetica di Michelangelo (302 Rime, composte dal 1503 fino alla morte e pubblicate postume nel 1623) si caratterizza per un inconfondibile impronta impressionistica. Il suo petrarchismo ha poco a che vedere con l equilibrio formale e la compostezza esemplare ricercati da Bembo. Lo stesso autore riconosceva la fatica di sperimentare la forma della scrittura, a lui poco abituale: «Lo scrivere m è di grande affanno, perché non è mia arte (così in una lettera a Giorgio Vasari del 1557). Da qui deriva uno sforzo, vigoroso e drammatico, per piegare e modellare il verso, nel tentativo di dare voce alle esigenze di una personalità conflittuale. Questa tensione si traduce in uno stile impetuoso, spezzato e a volte faticoso, che riflette il tormento del suo animo e che richiama alla mente le asprezze, di stile e di contenuto, del Dante delle rime petrose. Michelangelo Buonarroti, Separazione della terra dalle acque, 1508-1512. Città del Vaticano, Cappella Sistina. 156 / UMANESIMO E RINASCIMENTO

Il magnifico viaggio - volume 2
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Il Quattrocento e il Cinquecento