Il magnifico viaggio - volume 2

corso dai canti d amore dei pastori, ma non riesce a cancellare la propria malinconia. Così un giorno, turbato da un sogno angoscioso, fa ritorno a Napoli, dove apprende della morte della fanciulla amata. Lingua volgare e classicismo La ragione dello straordinario successo della favola non è certo dovuta all esile trama, bensì all eleganza suadente di un volgare raffinato, mediante il quale i lettori possono calarsi nel clima rarefatto e malinconico di un mondo vagheggiato di pace e di evasione, dimenticandosi le angosce quotidiane e le pene della vita reale. Sannazaro sa tradurre con maestria quest esigenza di armonia assemblando, con un intarsio elegantissimo, reminiscenze di classici greci, latini e italiani, in uno stile pacato, destinato a diventare un modello per i secoli successivi. Fortuna e sfortuna di un mito non solo letterario Per tutto il Cinquecento e il Seicento l Arcadia è tra i libri più letti in tutta Europa dall aristocrazia, che realizza in quelle pagine l idillico desiderio di fuga nei monti e nei boschi di una terra primitiva e lontana. Quando però si afferma l esigenza di una letteratura impegnata e civile, i versi e la prosa del capolavoro di Sannazaro suonano irrimediabilmente artificiosi e stucchevoli. Così, vengono interpretati come il frutto di una maestria letteraria fine a sé stessa da Alessandro Manzoni, che bolla l Arcadia come una «scioccheria , e da Francesco De Sanctis, che prende a definire «arcadici tutti i motivi letterari tacciabili di facile sentimentalismo. Anche queste reazioni danno però l idea della popolarità conquistata dal poema di Sannazaro. Il suo successo non si è limitato all ambiente letterario (vedremo come, alla fine del Seicento, la più importante accademia italiana prenderà appunto il nome di Arcadia), ma si è esteso a livello sociale, diffondendo un gusto, un immaginario che ha influenzato l estetica e i costumi delle classi colte. Nicolas Poussin, Pastori dell Arcadia (particolare), 1640 ca. Parigi, Museo del Louvre. LA CORRENTE / IL PETRARCHISMO / 147