Pagine di realtà - L’italiano: una lingua in via

cazion CA e CIVI Pagine di realtà Edu L italiano: una lingua in via d estinzione? Dando al fratello Carlo il compito di esprimere le proprie idee, Pietro Bembo teorizza un idea della scrittura unicamente votata al culto della bellezza formale, che le incrostazioni del parlato non devono intaccare. Si capisce che una tale posizione non tiene conto del carattere vivo della lingua, che è un organismo inevitabilmente destinato a modificarsi e ad adeguarsi alle necessità comunicative di chi la utilizza. Il problema non è tuttavia archiviato, anzi si ripropone oggi con maggior forza: la lingua italiana, lungi dal cristallizzarsi in un impossibile immobilismo, si modifica vorticosamente. Ciò è inevitabile, ma al tempo stesso occorre chiedersi: come ciò sta avvenendo? Quali offensive la nostra lingua sta subendo? Il parere di Claudio Marazzini (n. 1949), presidente dell Accademia della Crusca, intervistato nel 2017 dal quotidiano La Stampa , non è confortante: l impiego acritico di termini stranieri (inglesi in primo luogo) e di modalità espressive tipiche dei social rischia di impoverire l italiano al punto di attentare alla sua stessa sopravvivenza. Frontespizio del Vocabolario della Crusca, edito nel 1691. «Se procediamo di questo passo, nel 2300 l italiano sarà sparito. Al suo posto si parlerà solo l inglese . A lanciare con un certo anticipo l allarme è il presidente dell Accademia della Crusca Claudio Marazzini, professore di Storia della lingua italiana all Università del Piemonte Orientale [ ]. Da buon scienziato della lingua, il professore spiega che si tratta di una previsione al limite della profezia, ma intanto disegna una tendenza, suffragata da cifre e indici tendenziali. Disegnando una radiografia attenta della metamorfosi che sta subendo la nostra lingua. Ma partiamo dal risultato: l italiano che si parlerà fra trentatré anni sarà semplice, inglesizzato e molto meno colto. «Già oggi spiega il professore i forestierismi sono in grande aumento e sicuramente cresceranno ancora i termini internazionali soprattutto inglesi . E spiega che a differenza, per esempio, dei francesi noi ci siamo arresi da tempo alla parola mouse (Oltralpe lo chiamano souris) o a download (loro non abbandonano télécharger): insomma, la nostra resistenza lessicale è di gran lunga inferiore alla loro. Altra certezza è l eccesso di semplificazione: «Si andrà verso un linguaggio più scarno spiega e si attenuerà la tradizione umanistica greco-latina: per restare alla lettera A, sono a rischio parole come abnegazione, accolito, acconcio, accorto, acrimonia, adepto, insomma tutte quelle parole da salvare che sullo Zingarelli1 troviamo affiancate da un fiore . Inoltre esiste un rischio concreto di banalizzazione: «Ricordiamo che una parola come location, che impazza su Tripadvisor, ne uccide almeno tre italiane: luogo, sito e posto . Altra specie linguistica in via di estinzione (dai tempi di Io speriamo che me la cavo2) è il congiuntivo. probabile che non si userà più nelle frasi ipotetiche e con i verbi di opinione, mentre in altri casi (nella frase principale, non in quella dipendente) resisterà. I nostri nipoti, insomma, useranno ancora frasi come «Ti venisse un accidente o «che sia malato? . Più sorprendente, invece, la previsione che anche il tempo futuro sarà in piena crisi. «Già oggi, soprattutto i 1 Zingarelli: Nicola Zingarelli (1860-1935), filologo e linguista, è stato l autore dell omonimo Vocabolario della lingua italiana, ancora in uso. 2 Io speriamo che me la cavo: celebre libro dell insegnante e scrittore napoletano Marcello D Orta (1953-2013), pubblicato nel 1990 e nato dalla sua esperienza di maestro elementare. 123

Il magnifico viaggio - volume 2
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Il Quattrocento e il Cinquecento