T1 - Scrivere «con lo stile delle passate stagioni»

Scrivere «con lo stile delle passate stagioni / T1 / Pietro Bembo, Prose della volgar lingua, I, 19 / La necessità di imitare il bello / Non è vero che imitare Petrarca e Boccaccio significhi utilizzare una lingua morta: contro il giudizio di chi invoca l uso letterario della lingua contemporanea, Carlo Bembo, fratello nonché portavoce delle idee dell autore, sostiene che l unico modo per salvaguardare la bellezza espressiva in un epoca che ne è carente è rifarsi agli immortali modelli estetici del passato. 5 10 15 Ora mi1 potreste dire: cotesto tuo scriver bene onde si ritra egli, e da cui si cerca?2 Hass egli sempre ad imprendere3 dagli scrittori antichi e passati? Non piaccia a Dio sempre, Giuliano, ma sì bene ogni volta che migliore e più lodato è il parlare nelle scritture de passati uomini, che quello che è o in bocca o nelle scritture de vivi.4 Non dovea Cicerone o Virgilio, lasciando5 il parlare della loro età, ragionare con quello d Ennio6 o di quegli altri, che furono più antichi ancora di lui, perciò che essi avrebbono oro purissimo, che delle preziose vene del loro fertile e fiorito secolo si traeva, col piombo della rozza età di coloro cangiato;7 sì come diceste che non doveano il Petrarca e il Boccaccio col parlare di Dante, e molto meno con quello di Guido Guinicelli e di Farinata e dei nati a quegli anni ragionare.8 Ma quante volte aviene che la maniera9 della lingua delle passate stagioni è migliore che quella della presente non è, tante volte si dee per noi10 con lo stile delle passate stagioni scrivere, Giuliano, e non con quello del nostro tempo. Perché molto me glio e più lodevolmente avrebbono e prosato e verseggiato, e Seneca e Tranquillo e Lucano e Claudiano e tutti quegli scrittori, che dopo l secolo di Giulio Cesare e d Augusto e dopo quella monda e felice età stati sono infino a noi, se essi nella guisa di que loro antichi, di Virgilio dico e di Cicerone, scritto avessero, che non hanno fatto scrivendo nella loro;11 e molto meglio faremo noi altresì, se con lo 1 mi: a parlare è Carlo Bembo, fratello dell autore e portavoce delle sue idee. 2 onde si cerca?: da dove si ricava e presso quali autori si deve cercare? 3 Hass egli imprendere: si deve sempre apprendere. 4 Non piaccia de vivi: certo non sempre, Giuliano, ma in verità (sì bene) ogni volta che la lingua (il parlare) degli antichi scrittori è migliore di quella parlata (in bocca) o scritta dai moderni. Giuliano è Giuliano de Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico. 5 lasciando: tralasciando. 6 con quello d Ennio: con il linguaggio di Ennio. Quinto Ennio (239-169 a.C.) fu un poeta latino, autore degli Annales, poema epico oggi in gran parte perduto. 7 perciò che cangiato: perché avrebbero sostituito (avrebbono cangiato) l oro purissimo che si estraeva dalle vene preziose del loro tempo ricco e fecondo (si intende, di buona letteratura) con il piombo della rozza età di quelli. Va detto che lo stile arcaico di Ennio fu oggetto di critica da parte degli autori dell età aurea della letteratura latina, qui rappresentati da Virgilio e Cicerone. Questi pertanto avrebbero sbagliato se lo avessero eletto a modello. 8 sì come diceste ragionare: allo stesso modo diceste che Petrarca e Boccaccio non dovevano usare la lingua di Dante e meno ancora quella di Guido Guinizzelli, di Farinata e dei loro contemporanei (dei nati a quegli anni). Esprimendo le posizioni del fratello, Carlo Bembo sottolinea come anche Petrarca e Boccaccio abbiano mirato a una lingua esemplare, al di là dei modelli rappresentati dagli autori precedenti (compreso Dante, qui chiaramente declassato). Guinizzelli è, per convenzione, il padre dello Stilnovo; Farinata degli Uberti, capo dei ghibellini toscani, è collocato da Dante tra gli eretici nel canto X dell Inferno. 9 quante volte maniera: ogni qual volta succede che la condizione. 10 tante volte per noi: altrettante volte dobbiamo (per noi è complemento d agente da parte nostra ). 120 / UMANESIMO E RINASCIMENTO 11 Perché molto loro: perché avrebbero scritto meglio e con maggiore eleganza in prosa e in versi sia Seneca, sia Svetonio, sia Lucano, sia Claudiano, sia tutti gli altri autori che sono venuti dopo l età di Giulio Cesare e di Ottaviano Augusto, dopo quell età limpida (monda) e felice fino alla nostra, se avessero scritto alla maniera (nella guisa) degli autori antichi, ossia di Virgilio e Cicerone, invece che in quella della loro età. Seneca è il famoso filosofo, Tranquillo è Svetonio, storico romano d età imperiale, Lucano è il poeta epico autore della Farsaglia, Claudiano è un poeta pagano vissuto nel IV-V sec. d.C. Tutti sono espressione di quella fase della letteratura latina definita argentea in confronto alla precedente, considerata aurea , ancora una volta incarnata dalla coppia Virgilio-Cicerone. Le parole valgono fertile Un terreno, certo, ma anche un sentimento, l ingegno, l immaginazione: l aggettivo fertile può spaziare dai campi e dai poderi agri-

Il magnifico viaggio - volume 2
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Il Quattrocento e il Cinquecento