GLI SPUNTI DELLA CRITICA - Lanfranco Caretti - Il «bifrontismo» e i registri della suspense

GLI SPUNTI DELLA CRITICA

Lanfranco Caretti

Il «bifrontismo» e i registri della suspense

La personalità di Tasso rispecchia il contesto storico e culturale in cui visse, nel quale si fronteggiano la concezione dell’uomo e dell’arte di stampo umanistico-rinascimentale e quella legata all’ideologia controriformistica. Il conflitto interiore del poeta deriva dalla sua volontà di riaffermare i princìpi morali e religiosi della Controriforma e dall’incapacità di emanciparsi del tutto dai valori rinascimentali. A Lanfranco Caretti (1915-1995) si deve la definizione di «bifrontismo tassiano» proprio per esprimere la più intima natura psicologica del poeta, sospesa tra amore e peccato, piacere e angoscia. Ma questa condizione emotiva ha un suo preciso riflesso nei caratteri dei personaggi del poema e nel torbido sgomento, intriso di suspense, che essi manifestano dinanzi alle passioni e ai drammi dell’esistenza.

Il bifrontismo spirituale del Tasso trova solo nella Liberata la sua vera forma congeniale, la sua più compiuta sanzione artistica. Gli ameni inganni e le altre disposizioni vivono infatti, nel poema, in una luce comune di vibrante trepidazione.

Tanto sui personaggi che sui luoghi, innestati di scorcio e con funzione partecipante, si stende l’ombra d’una minaccia, di una segreta insidia. È la tipica suspense tassiana. Non quella romanzesca, estrosa e inventiva, dell’Ariosto, quel sublime espediente narrativo calcolato come un congegno perfetto (con le sue argute e innocenti assunzioni del sortilegio), ma una suspense che è inerente alla coscienza stessa del poeta, proiezione letteraria del suo sgomento di fronte alla realtà. Così il piacere appare insidiato dal sentimento della labilità, e si fa tanto più acre e voluttuoso quanto più se ne avverte l’effimera durata: l’amore è contristato dalla corresponsione negata e soprattutto dai presagi funesti, e si nutre di languidi ardori o di disperata mestizia: la fama terrena è corrosa dal trascorrere del tempo, e lascia di sé solo un’eco fragile che il vento disperde; la natura finge promesse e lusinghe, ma improvvisamente impietrisce in un pauroso squallore desertico; gli eventi sono soggetti all’estro imperscrutabile e spesso crudele della fortuna, sì che la gioia è costantemente minacciata dal dolore; l’idea stessa della vita, infine, è ovunque associata a quella della morte. È insomma un continuo oscillare tra verità e apparenze, in un mondo non rappresentato nitidamente con distacco e sicurezza, ma filtrato attraverso una sensibilità ansiosa e irrequieta.

[...] Ma la suspense tassiana non ha solo questo registro basso, questo tono sensuale, allucinato, e talvolta anche torbido e morboso, quasi preludio ad una irreparabile catastrofe. Essa gli associa un registro acuto, energico e attivo, che mitiga quell’angoscia e spesso la redime, ricuperando, giusto al limite dove ogni energia si sfrangia e si dissolve, un sentimento ancora generoso e intenso della vita che sorregge e illumina i gesti eroici, trattiene le impazienze e fortifica lo spirito nella rinuncia, celebra il sacrificio, esalta la pietà e la gentilezza, consola i pianti segreti, purifica le passioni, illumina anche la morte d’una sublime speranza, mentre i paesaggi si liberano dagli incantesimi orridi e paurosi e la natura sorride conciliata sotto cieli rifatti finalmente sereni e benigni. Il complesso accordo di questi due registri costituisce il nodo vitale della Liberata, la condizione della sua originale riuscita poetica. Ad esso naturalmente incombono continuamente due pericoli: da un lato, quello di abbandonarsi con troppa compiacenza al puro ineffabile, all’inquietudine fuggitiva, vanificando la realtà nell’unica direzione del brivido esistenziale; dall’altro, quello di alzare solo volontariamente il registro “eroico”, tacitando l’intimo assillo con l’enfasi sonora dell’eloquenza.


(Lanfranco Caretti, Ariosto e Tasso, Einaudi, Torino 1961)

Comprendere il pensiero critico

1 Che differenza c’è tra la suspense di Ariosto e quella di Tasso?


2 È possibile ritrovare un duplice registro nella Liberata?

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