T2 - Qual rugiada o qual pianto

T2

Qual rugiada o qual pianto

Rime, 324

Le sensazioni malinconiche del poeta, una sottile angoscia per la partenza, o forse l’abbandono della donna amata trovano una corrispondenza nella natura, in una notte di luna e di stelle che sparge rugiada come lacrime.


Metro Madrigale di settenari ed endecasillabi con schema di rime abABCDdcEeFf.
 Asset ID: 114171 (let-altvoc-qual-rugiada-o-qual-pi130.mp3

Audiolettura

Qual rugiada o qual pianto,

quai lagrime eran quelle

che sparger vidi dal notturno manto

e dal candido volto de le stelle?

5      E perché seminò la bianca luna

di cristalline stelle un puro nembo

a l’erba fresca in grembo?

Perché ne l’aria bruna

s’udian, quasi dolendo, intorno intorno

10    gir l’aure insino al giorno?

Fur segni forse de la tua partita,

vita de la mia vita?

T3

Donna, il bel vetro tondo

Rime, 260

La bellezza della donna è paragonata a quella del cosmo, che racchiude tutti i possibili pregi. Funzione e vanto del poeta saranno allora quelli di tradurre tale bellezza in versi e in prosa.


Metro Madrigale di settenari ed endecasillabi con schema di rime aBBacCdEeD.

Donna, il bel vetro tondo

che ti mostra le perle e gli ostri e gli ori,

in cui tu di te stessa t’innamori,

è l’effigie del mondo,

5      ché quanto in lui riluce

raggio ed imago è sol de la tua luce.

Or chi de l’universo

può i pregi annoverar sì vari e tanti,

quegli, audace, si vanti

10    di stringer le tue lodi in prosa e ’n verso.

 >> pagina 511

T4

Lunge da voi, mio core

Rime, 60

La lontananza della donna amata è un dolore che ogni volta annienta e uccide. Il poeta, di fronte a tale sentimento che assomiglia alla morte, si augura di morire una volta per tutte.


Metro Madrigale di settenari ed endecasillabi con schema di rime aAbCbCbA.

Lunge da voi, mio core,

mille volte m’uccide il mio dolore.

Perché la mia partita

mi tolse l’alma; e s’io ripenso in lei

5      mi ritoglie la vita,

e tutti sono morti i pensier miei.

Oh miseria infinita!

È quel felice ch’una volta more.

DENTRO IL TESTO

I contenuti tematici

Il madrigale è un tipo di componimento poetico, di origine incerta, fiorito nel Trecento, per lo più di argomento galante e a sfondo pastorale. Petrarca ne scrisse quattro, utilizzando esclusivamente gli endecasillabi e dividendoli in due o tre terzine e uno o due distici. Nel Cinquecento si preferisce alternare agli endecasillabi anche i settenari secondo vari schemi di rime. Con Tasso l’argomento amoroso diventa pressoché esclusivo e si accentuano quei tratti di arguta sottigliezza, di erotismo prezioso, di struggente elegia e musicalità che tanto piaceranno ai poeti lirici del Seicento. Possiamo cogliere tali caratteristiche nei tre testi proposti.

Nel primo madrigale, l’io lirico presagisce che la donna amata si sta separando da lui. Come reagisce il poeta? Non dice di piangere, ma vede il suo pianto riflesso in una pioggia di stelle e nella rugiada notturna che sembra sparsa dalla luna. Lo sente addirittura nel lamento prodotto dal sussurrare dei venti. Il poeta quindi scorge nel paesaggio lo specchio della propria anima, in una specie di assimilazione e compenetrazione tra il sentimento e la natura, tra l’interno e l’esterno, che egli insinua nel lettore sin dal primo verso: ciò che intravede nella notte può essere rugiada, ma anche pianto. I campi semantici appaiono infatti contaminati e la natura umanizzata: le stelle hanno un candido volto e versano lagrime, la luna seminò le gocce di rugiada; le brezze della notte soffiano quasi dolendo, come se emettessero lamenti.

L’elemento dominante del componimento è la vibrante e trasognata musicalità. Vari espedienti concorrono a esprimerla: le rime disposte tre volte in posizione baciata; la ripetizione di vita nell’ultimo verso e di qual al primo; le allitterazioni dei suoni r, l, n, presenti in buona parte del madrigale, prima di essere bruscamente sostituiti dalla i e dalla t negli ultimi due versi (Fur segni forse de la tua partita, / vita de la mia vita). Tasso non descrive, semmai allude: l’atmosfera è di sfumata vaghezza (intorno intorno, v. 9), resa dal contrasto cromatico di luce e ombra (notturno manto / candido volto, vv. 3-4; bianca luna / aria bruna, vv. 5 e 8) e dal succedersi di domande che non hanno risposta.

 >> pagina 512

Nel secondo madrigale siamo di fronte a una scena quotidiana: una donna che si riflette nello specchio. Ma la bellezza che contempla narcisisticamente (tu di te stessa t’innamori, v. 3) non è solo quella del suo volto, poiché questo contiene a sua volta la bellezza di tutto l’universo. Chi può lodare dunque pienamente l’immagine femminile? Soltanto chi è capace di lodare le meraviglie dell’intera natura.

Così riassunta, la poesia appare semplice: a complicarla, però, ci sono il cerebrale gioco analogico tra donna e natura e il reticolo delle metafore che trasfigurano la realtà in una rivelazione metafisica. Al v. 2 il biancore dei denti (le perle), il rosso purpureo delle labbra (gli ostri), l’oro dei capelli (gli ori) sono metafore per indicare i colori del volto della donna, ma sono al tempo stesso il segno di una realtà ambigua e ineffabile qual è il mondo. Non a caso, l’oggetto che mette in relazione la bellezza femminile con quella dell’universo è lo specchio (lo troveremo anche nella Gerusalemme liberata, in mano alla maga Armida), oggetto tipico della poesia manierista e poi barocca, simbolo del carattere illusorio delle cose, della continua oscillazione degli oggetti e del mondo tra la realtà e la finzione, tra la verità e l’apparenza.

Nell’ultimo madrigale Tasso ripropone un motivo tradizionale della poesia amorosa: la lontananza della donna amata. Ciò che è nuovo e originale è il modo in cui egli riesce a esprimere il dolore e la malinconia. Una struggente musicalità è ottenuta grazie al consueto alternarsi di settenari ed endecasillabi, alle rime che alludono all’angoscia (core, dolore, more) e alle riprese interne, appena variate (tolse-ritoglie, mille volte-una volta). L’esclamazione al v. 7 (Oh miseria infinita!) e la parentela tra morte e felicità nella chiusa del madrigale sottolineano con enfasi l’assunto paradossale dell’innamorato infelice: fortunato chi è morto, una volta e per sempre, mentre il poeta è costretto a morire in continuazione a causa della sofferenza.

VERSO LE COMPETENZE

Comprendere

Fai la parafrasi dei tre madrigali.

Analizzare

2 In Qual rugiada o qual pianto gli elementi naturali rivestono particolare importanza:

  • a individua quelli legati al campo semantico della luminosità o dell’oscurità;
  • b quali fra questi elementi hanno una connotazione maggiormente positiva e quali negativa?


3 In Qual rugiada o qual pianto che funzione hanno le frasi interrogative?


4 In Donna, il bel vetro tondo, quale relazione si crea:

  • a tra la donna e lo specchio?
  • b tra la bellezza della donna e quella dell’universo?


5 È possibile affermare che in Lunge da voi, mio core, la rappresentazione del dolore amoroso è iperbolica? perché?

interpretare

6 Dopo la lettura dei tre madrigali presentati, individua gli aspetti che accostano e quelli che allontanano Tasso dal modello petrarchesco.


7 Quale concezione dell’amore emerge dai versi che hai letto?

sviluppare il lessico

8 Il madrigale Lunge da voi, mio core è, di fatto, costruito su una ripetizione di espressioni che significano morire. Scrivi almeno due sinonimi di questo verbo per ciascun registro linguistico.


Registro aulico-poetico

Registro formale-burocratico

Registro colloquiale-gergale

 


   


9 Individua in Lunge da voi, mio core tutte le frasi e le espressioni che rimandano al campo semantico della morte.

scrivere per...

argomentare

10 La moda del “selfie” come moderna forma di narcisismo: che cosa ne pensi? Scrivi un testo argomentativo di circa 20 righe portando anche esempi tratti dalla tua esperienza.

Il magnifico viaggio - volume 2
Il magnifico viaggio - volume 2
Il Quattrocento e il Cinquecento