Storia d’Italia

Storia d’Italia

Unica tra le opere di Guicciardini a essere destinata alla pubblicazione, la Storia d’Italia viene scritta nei suoi ultimi anni di vita, a partire dal 1537.
L’opera abbraccia gli avvenimenti che vanno dalla discesa in Italia del re di Francia Carlo VIII, nel 1494, fino alla morte di papa Clemente VII, nel 1534. L’evento che apre la narrazione è considerato dall’autore come la fine di lunghi decenni di pace e di equilibrio e l’inizio di un periodo di crisi profonda, segnato in Italia dal dominio straniero e da una grave instabilità. Quel periodo è lungi dall’essere stato superato quando Guicciardini scrive la sua opera: ciò spiega la visione pessimistica che traspare dalla tensione tragica con cui viene narrata la progressiva rovina d’Italia, vittima inerte nelle mani dello straniero.
Divisa dagli editori ottocenteschi in 20 libri, l’opera riflette il rifiuto dell’autore di ragionare sulla scorta di teorie astratte. Nessuno schema aprioristico infatti condiziona il racconto e il giudizio dei fatti, che vengono analizzati con tono distaccato e con una modalità il più possibile oggettiva, con apparente indifferenza. Come ha scritto il critico Mario Fubini, «il Machiavelli mentre ragiona vede, e vede con animo appassionato; il Guicciardini – e questo è il suo verbo prediletto – considera, e nella pacata considerazione tenta di risolvere i vari e contrastanti aspetti delle cose».

Nell’approccio storiografico di Guicciardini è possibile cogliere l’influenza delle sue esperienze politiche e diplomatiche, benché egli parli di sé in terza persona. La conoscenza diretta dei protagonisti gli permette di approntare una galleria di ritratti delle grandi personalità dell’epoca. In qualche caso, per metterne meglio a fuoco caratteri e psicologie, Guicciardini, ricorrendo a un artificio tipico della storiografia classica, li fa parlare ed esprimere direttamente in discorsi fittizi, pensieri e progetti.

Ma, a differenza di tutta la tradizione precedente, Guicciardini impiega, in modo sistematico e approfondito, le fonti documentarie, confrontandole tra loro. Ogni documento viene infatti accuratamente vagliato e mai accettato acriticamente senza le opportune verifiche: uno scrupolo di verità, questo, che fa della Storia d’Italia la prima opera storiografica moderna.

Assai diverso è lo stile rispetto a quello che troviamo nei Ricordi. Ciò non deve sorprendere. Guicciardini infatti affida alla Storia d’Italia quasi il ruolo di un testamento da tramandare ai posteri: è l’opera con cui aspira alla fama tanto ambita. Perciò la sintassi è complessa, fatta di periodi molto ampi e articolati, tesa a riprodurre le solenni caratteristiche formali della grande storiografia classica. Il lessico si ispira alle direttive di Pietro Bembo, di cui Guicciardini aveva letto e apprezzato le Prose della volgar lingua (1525): per questo, la Storia d’Italia si libera dalla patina popolaresca del fiorentino contemporaneo (visibile nel resto della produzione guicciardiniana) così come raccomandava Bembo, fautore, per la prosa, del modello boccacciano e trecentesco.

Il magnifico viaggio - volume 2
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