Pagine di realtà - Gli italiani e la res publica

Educazione CIVICA – Pagine di realtà

Gli italiani e la res publica

L’inciviltà e il disinteresse per la cosa pubblica sono un retaggio della nostra Storia? È a causa di secoli e secoli di dominazione straniera che gli italiani non credono nello Stato e nelle leggi? Eugenio Scalfari (1924-2022), noto giornalista e fondatore del quotidiano “La Repubblica”, individua in Guicciardini l’autore che meglio seppe rivelare le malattie nazionali: il cinismo, il “tirare a campare”, l’egoismo, la disponibilità a servire il padrone pur di salvare il proprio interesse personale.

“I vizi, i difetti, l’immoralità allignano in tutti i paesi e in tutti i ceti, ma da noi hanno un’intensità particolare che deriva da un atteggiamento di generale disprezzo verso le istituzioni e verso lo Stato che tutte le contiene. Lo Stato è considerato un corpo estraneo o addirittura nemico, che taglieggia1 i cittadini, impone immotivati sacrifici e fornisce pessimi servizi. Chi lo rappresenta viene odiato oppure – se se ne ha la possibilità – corrotto da persone della società civile che sarebbe la sede di tutte le virtù.

La scarsa efficienza e il tasso di corruzione di chi giudica le istituzioni è sicuramente più elevato che altrove, ma purtroppo non si limita alla sfera del potere pubblico: ha gli stessi vizi anche in quella parte della società civile dalla quale emerge la classe dirigente economica. Ogni paese ha la classe dirigente che si merita poiché quest’ultima non spunta dal cielo ma ha le sue radici nella terra che amministra.

Constatare questa situazione non significa dare un giudizio morale sugli italiani ma comporta un giudizio storico. Fu anticipato, quel giudizio, da Machiavelli e da Guicciardini che fecero nei primi anni del Cinquecento un’analisi accurata ed anche rattristata e memorabile della società in cui vivevano.

Machiavelli arrivò alla conclusione che per creare lo Stato italiano ci volesse un Principe che con ogni mezzo, anche il più violento e immorale, unificasse un paese altrimenti ingovernabile. Guicciardini aborriva la violenza e constatò anche lui che il paese era ingovernabile perché ogni cittadino badava soltanto al suo “particulare” interesse e disprezzava quello pubblico e le regole che la convivenza sociale inevitabilmente comporta.

Questi giudizi sono purtroppo ancora attuali anche se la democrazia è ormai diffusa in tutto l’Occidente. Quell’indifferenza alla res publica che Guicciardini descrisse perdura purtroppo tuttora anche perché lo Stato italiano nacque soltanto 150 anni fa, quando in tutta Europa gli Stati si erano formati tre o quattro secoli prima. Perciò la nostra indifferenza alla vita pubblica, la nostra scelta del “particulare”, il tasso di corruzione, di evasione fiscale, d’illegalità, il nostro disprezzo per le regole, la nostra disponibilità alla demagogia, sono un derivato della nostra storia. “Francia o Spagna purché se magna”2 è un proverbio che sintetizza quattro secoli di servitù a potenze straniere e a Signorie servili e corrotte.

Siamo molto migliorati da allora, ma gli altri paesi sono assai più avanti e in tempi di società globale questo distacco si vede, si sente, si soffre.”


(Eugenio Scalfari, L’araba fenice della società civile, “La Repubblica”, 20 gennaio 2013)

LEGGI E COMPRENDI

1 Quale aspetto, secondo l’autore, rende particolarmente detestabili in Italia vizi, d’altro canto diffusi dappertutto?


2 Scalfari ritiene che le tare collettive ravvisabili nella nostra identità nazionale siano un portato della Storia. Perché?

RIFLETTI, SCRIVI, SOSTIENI

3 Scalfari rintraccia alcune fisime dell’identità, politica e antropologica, del nostro paese ma, al tempo stesso, evidenzia una tendenza caricaturale a rappresentarci come un popolo di servi, votati all’illegalità e al malcostume. Esiste, secondo te, un diffuso sentimento di antitalianità oppure le osservazioni di Scalfari mostrano soltanto la realtà delle cose? Discutine in un dibattito in classe.

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