T11 ANALISI ATTIVA - Chi non vuole entrare nel male, viva da privato

T11

Chi non vuole entrare nel male, viva da privato

Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio, I, 26

La politica non è adatta ai cuori teneri e ai temperamenti miti. In questo capitolo Machiavelli ribadisce un principio a lui caro: il politico che voglia durare deve saper adottare anche modi malvagi, ispirandosi a modelli coraggiosi e vincenti.

Qualunque diventa principe o d’una città o d’uno stato, e tanto più quando i 

fondamenti suoi fussono deboli1 e non si volga o per via di regno o di republica alla 

vita civile,2 il megliore rimedio3 che egli abbia, a tenere quel principato, è, sendo4 

egli nuovo principe, fare ogni cosa, in quello stato, di nuovo: come è, nelle città, 

5      fare nuovi governi con nuovi nomi, con nuove autorità, con nuovi uomini; fare i 

ricchi poveri, i poveri ricchi come fece Davit5 quando ei diventò re: «qui esurientes 

implevit bonis, et divites dimisit inanes»;6 edificare, oltra di questo, nuove città, 

disfare delle edificate,7 cambiare gli abitatori da un luogo a un altro; ed in somma, 

non lasciare cosa niuna intatta in quella provincia e che non vi sia né grado, né 

10    ordine né stato,8 né ricchezza, che chi la tiene non la riconosca da te; e pigliare per 

sua mira9 Filippo di Macedonia,10 padre di Alessandro, il quale, con questi modi, 

di11 piccol re, diventò principe di Grecia. E chi scrive di lui,12 dice che tramutava13 gli 

uomini di provincia in provincia, come e’ mandriani tramutano le mandrie loro. 

Sono questi modi crudelissimi, e nimici d’ogni vivere, non solamente cristiano, 

15    ma umano; e debbegli qualunque uomo fuggire, e volere piuttosto vivere privato, 

che re con tanta rovina degli uomini; nondimeno,14 colui che non vuole pigliare 

quella prima via del bene, quando si voglia mantenere conviene che entri in questo 

male. Ma gli uomini pigliono certe vie del mezzo,15 che sono dannosissime; 

perché non sanno essere né tutti cattivi né tutti buoni.

Analisi ATTIVA

I contenuti tematici

In questo breve brano dei Discorsi, Machiavelli affronta uno degli aspetti della sua teoria politica per noi più difficile da condividere. La questione riguarda la necessità per un principe di adottare, quando le situazioni contingenti obbligano a farlo, modi crudelissimi, e nimici d’ogni vivere, non solamente cristiano, ma umano (rr. 14-15). Come abbiamo visto nelle pagine del Principe, lo scopo che un politico deve prefiggersi è l’utilità, cioè la salvaguardia del potere e la salvezza dello Stato, da ottenere con qualsiasi strumento, anche in contrasto con la morale. Il raggiungimento di tale obiettivo ricade positivamente sull’ordine della vita civile e sul benessere dei cittadini: un’azione che appare crudele nell’immediato in un orizzonte temporale più ampio può infatti dimostrarsi benefica per la collettività.

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1. Che cosa intende Machiavelli per vita civile (r. 3)? In quali contesti sociopolitici può attuarsi?


2. Fare ogni cosa, in quello stato, di nuovo (r. 4) è, secondo Machiavelli, un rimedio (r. 3): a che cosa?

In linea con il principio di imitazione professato nel Proemio dei Discorsi, vengono allegati i modelli positivi per un «principe nuovo», che sa di dover rinnovare dalle fondamenta lo Stato appena acquisito. Gli esempi a cui Machiavelli ricorre sono Davide e Filippo il Macedone, entrambi «profeti armati» (un’espressione usata nel Principe), entrambi non riluttanti dinanzi al dovere di operare con modi sbrigativi e violenti. Il primo, in particolare, con la sua forza morale e razionale incarna alla perfezione l’uomo-eroe rinascimentale, simbolo del coraggio e dell’intelligenza, protagonista della Storia e consapevole dei propri doveri e delle proprie possibilità.

Non è un caso, d’altra parte, che Machiavelli proponga il mito esemplare di Davide, onorato nel 1504 dalla Repubblica fiorentina di Soderini con la statua di Michelangelo posta davanti al Palazzo della Signoria. E non è nemmeno un caso che il capovolgimento della morale, propugnato dall’autore, finisca per identificarsi con questa figura biblica, richiamata non in grazia dell’umiltà ma in virtù della sua attitudine a usare la forza.

3. Quali tra le seguenti azioni furono compiute da Davide per rendere stabile il proprio regno?

  • a Favorire i più ricchi. 
  • b Far arricchire i poveri. 
  • c Edificare nuove città. 
  • d Costruire strade. 
  • e Uccidere tutti gli oppositori. 
  • f Spostare gli abitanti da un luogo all’altro. 


4. Quale similitudine viene usata per descrivere il comportamento di Filippo il Macedone? Perché, secondo te, l’immagine usata è così “bassa” e concreta?


5. Individua quale espressione usa Machiavelli per indicare il fine ultimo del “fare ogni cosa nuova”.

Le scelte stilistiche

A coloro che non hanno il coraggio di entrare nel male Machiavelli suggerisce, non senza un velo di sarcasmo, di rimanere privati cittadini per non trovarsi a dovere affrontare le logiche perverse della politica. Infatti, le scelte compromissorie si rivelano sempre inadeguate, dannose e perciò destinate a fallire. Il «principe nuovo» invece deve saper tener conto delle necessità del momento e scegliere senza esitazioni. Un dovere, questo, che Machiavelli sottolinea con la frequenza delle espressioni che indicano necessità (abbia, a tenere, r. 3; debbegli, r. 15; conviene, r. 17) e con l’efficace metafora dell’entrare. L’immagine, riprendendo quella, appena precedente, della via, suggerisce l’idea del bivio, assai frequente nell’andamento tipico del pensiero machiavelliano, che procede per opposizioni binarie.

6. Individua le opposizioni binarie presenti nell’esposizione delle azioni del re Davide.


7. Quale concezione dell’uomo emerge in questo passo?


8. Scrivere per esporre Oggi esistono paesi in cui si perseguono modi crudelissimi, e nimici d’ogni vivere, non solamente cristiano, ma umano (rr. 14-15)? Di quali paesi si tratta? Fai una ricerca su uno di essi, preparando un testo di circa 30 righe, che si soffermi sulla sua storia presente e passata.


9. dibattito in classe Storia di un impiegato (1973) è un concept album in cui Fabrizio De André racconta la rivolta di un impiegato che, per dimostrare il proprio dissidio verso la società, compie un attentato terroristico, che fallisce. Solo in prigione egli comprende che l’unica forma di lotta possibile è quella comune. Ascolta La canzone del maggio, che apre il disco, e soffermati sulla seguente affermazione: «Per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti». Discutine in classe con i compagni, confrontando la prospettiva politica di De André con quella di Machiavelli.

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