Pagine di realtà - Essere intellettuali oggi

Educazione CIVICA – Pagine di realtà

Essere intellettuali oggi

Secondo Ariosto, dovrebbero tenersi alla larga dalle incombenze politiche e rifugiarsi nella semplice ma calda dimensione privata; oggi invece dove dovrebbero stare gli intellettuali? Nella torre d’avorio, al riparo dai compromessi e dalle meschinità della politica, o sul campo, impegnati in prima persona nel migliorare la società in cui vivono? Il giurista Sabino Cassese (n. 1935) prova a dare una risposta a questo dilemma, che è di oggi come di ieri: per evitare il loro tramonto e inaugurare una nuova alba, gli uomini di cultura non possono rifiutarsi di partecipare attivamente al proprio tempo; per farlo, si facciano carico di almeno cinque compiti…

“In termini generali, il grande storico della filosofia e della cultura Eugenio Garin ha così definito la funzione dell’intellettuale come «coscienza critica»: egli è l’autore di una «riflessione teorica consapevole della situazione civile del Paese, capace di esercitare la sua forza nei confronti di ogni parte». Ma questa definizione generale non basta. Quali sono, in particolare, i suoi compiti?

Provo a elencarli. Deve, innanzitutto, definire il significato dei concetti e delle parole: Caesar dominus et supra grammaticam.1 Per quanto possa apparire strano, vi sono oggi nello spazio pubblico tante parole che vengono caricate di un sovrappiù di significati e che finiscono per creare aspettative, valori, ideologie: popolo, democrazia, rappresentanza sono solo tre esempi. Bisogna, quindi, liberare le persone dall’esclavage de l’esprit2 che discende da un cattivo uso del vocabolario.

Il secondo compito è quello di evitare che i morti si trasformino in antenati, cioè di aiutare una società a ricostruire nel modo più corretto il proprio passato. Questo, come è noto, è ricostruito, reinventato nello spazio pubblico. Gli stessi storici collaborano a questa opera: ogni storia è storia contemporanea.

È stato calcolato che quasi ogni generazione di storici ha riscritto la Rivoluzione francese. In Italia, ad esempio, sarebbe ora di accorgersi dei molti tradimenti che sono stati fatti alla tanto accanitamente difesa e discussa Costituzione del 1948, e che, al di là delle sue debolezze, c’è anche una Costituzione dimenticata che andrebbe riscoperta.

Il terzo compito dell’intellettuale è quello scolpito da Ernest Renan3 nei suoi Souvenirs d’enfance et de jeunesse: «L’essentiel dans l’éducation, ce n’est pas la doctrine enseignée, c’est l’eveil».4 Questo vale anche per il compito dell’intellettuale che si rivolge al pubblico. Bisogna far pensare, mettersi tra gli “anywhere”, coloro che guardano il mondo da tanti punti diversi, perché sono troppi i “somewhere”, quelli che guardano il mondo da un solo posto.

In una delle sue Lettere a Milena, Franz Kafka5 spiega perché non leggesse i giornali: perché illustrano le cose, senza far intendere il «senso delle cose». Ecco il quarto compito dell’intellettuale, fornire una prospettiva, spiegare quel che sta sullo sfondo, permettere di capire in quale direzione ci si muove, illustrare i significati, tradurre il linguaggio di una tradizione culturale nel linguaggio di altre tradizioni, o fare affermazioni autorevoli che arbitrano controversie di opinioni […].

Da ultimo, c’è la funzione internazionale o cosmopolita degli intellettuali, come la chiamava Antonio Gramsci,6 divenuta particolarmente importante a causa del progresso di quel complesso di fenomeni che chiamiamo riassuntivamente globalizzazione.

Nello svolgere questi compiti, possono esser molte le occasioni nelle quali l’intellettuale può esser tentato di giungere a compromessi, per i quali occorre ricordare l’insegnamento di Max Weber7 per cui «l’uomo politico può venire a compromessi, ma il dotto non li deve coprire». Ma questo non vuol dire che l’intellettuale non deve esser tentato di mettersi al servizio del potere, come fece Turgot8 accettando la nomina a ministro nel 1774, tanto da far evocare a d’Alembert,9 in una lettera a Federico II «la vertu au pouvoir».10


(Sabino Cassese, Il tramonto degli intellettuali, “Il Foglio”, 16 marzo 2020)

LEGGI E COMPRENDI

1 Dai un titolo a ciascuna delle cinque sequenze che riassumono i diversi compiti a cui dovrebbe adempiere l’intellettuale.


2 La conclusione dell’articolo apre uno spiraglio sulla possibilità per l’intellettuale di collaborare con il potere. Qual è il punto di vista dell’autore su questo aspetto?

RIFLETTI, SCRIVI, SOSTIENI

3 Come abbiamo visto, Ariosto preferirebbe per sé un ruolo appartato: la politica non gli interessa né lo tentano gli onori mondani. Gli sta a cuore solo potersi circondare di pochi, sinceri affetti e vivere godendo della libertà e di semplici gioie domestiche. Il Novecento ha archiviato questa dimensione privata: spesso l’intellettuale ha svolto un compito civile, assumendo una funzione di guida ideologica e un impegno politico diretto. E oggi? Sabino Cassese elenca i doveri che dovrebbe assumere un intellettuale: concordi con il suo punto di vista? Esiste una figura della cultura – italiana ma non solo – che segui con particolare attenzione e che ispira la tua visione della vita e del mondo? Parlane in un testo argomentativo.

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