Il magnifico viaggio - volume 1

timo verso. A una stanza segue il ritornello, poi un altra stanza e così via. Le stanze sono generalmente 4, ma può esservene anche una sola. Bisticcio Artificio stilistico, usato per raggiungere effetti di comicità o per sfoggio d ingegno, consistente nel mettere accanto parole di suono simile, dello stesso significato o, più spesso, di senso diverso e contrastante. Esempio: «Eo viso e non diviso da lo viso / e per aviso credo ben visare (Giacomo da Lentini, Eo viso e non diviso da lo viso, vv. 1-2). Anche, gioco di parole basato sull identità dei suoni e la varietà del senso senza tener conto dell ortografia. Esempio: «Erano i capei d oro a l aura sparsi (F. Petrarca, Canzoniere, 90, 1), dove «a l aura può significare insieme all aria e a Laura . C Canzone La più antica forma metrica della lirica d arte nella letteratura italiana. Trasse origine dalla cans provenzale e subì nel tempo varie modifiche fino agli Stilnovisti e a Petrarca, che fu il modello fondamentale. Era accompagnata dalla musica. Dante la definì la più alta forma della poesia volgare, e per primo ne espose le leggi. La c. che, da Petrarca, è detta anche petrarchesca è composta di un numero indeterminato di strofe o stanze (in genere, tra 5 e 7); la stanza di un numero indeterminato di endecasillabi o endecasillabi e settenari , variamente disposti e rimati tra loro. Le stanze successive seguono lo schema della prima. Nel suo pieno sviluppo la stanza si compone di 2 parti, fronte e sirma (o sirima, coda): la fronte è costituita di 2 parti uguali metricamente, dette piedi ; anche la sirma può essere composta di 2 parti uguali, dette volte . Il passaggio dalla fronte alla sirma si chiama chiave o diesi. La serie delle stanze si chiude su un commiato o congedo , nel quale il poeta si rivolge alla c. per darle qualche ammonimento o inviarla a qualcuno. Esempio: Chiare, fresche et dolci acque (F. Petrarca, Canzoniere, 126, 1). Canzonetta Componimento poetico derivato dalla canzone , con minor numero di stanze , versi più brevi, in cui sono frequenti le rime sdrucciole , d argomento e tono più leggeri e d andamento ritmico mosso, in genere musicato per una o più voci. Esempio: Giacomo da Lentini, Meravigliosamente. Cesura Nella metrica classica, pausa nel corso del verso, coincidente con la fine di una parola all interno di un piede ; se cade in fine di parola e in fine di piede si chiama dieresi. Nella metrica accentuativa moderna, pausa all interno di un verso, propria di ogni verso maggiore del settenario . La c. divide il verso in 2 parti dette emistichi ; esistono versi a c. fissa, come il quinario accoppiato, il martelliano (settenario doppio), il dodecasillabo, nei quali occupa sempre la stessa posizione, e versi a c. mobile, come il settenario e l endecasillabo , nei quali può occupare posizioni diverse contribuendo al variare del ritmo del verso. Esempio: «Ché siete angelicata // criatura (G. Cavalcanti, Fresca rosa novella, v. 18). Chiasmo Figura retorica consistente nell accostamento di due membri concettualmente paralleli, in modo però che i termini del secondo siano disposti nell ordine inverso a quelli del primo (posizione incrociata), così da interrompere il parallelismo sintattico. Esempi: «con voi nasceva e s ascondeva vosco (Dante, Paradiso, XXII, 115); «rotto dagli anni, et dal camino stanco (F. Petrarca, Canzoniere, 16, 8); «io solo / combatterò, procomberò sol io (G. Leopardi, All Italia, vv. 37-38). Chiave In metrica, verso (più comunemente detto diesi) che nella canzone petrarchesca lega la fronte alla sirma ; anche il verso che, lasciato senza rima nella sirma della prima stanza della canzone, è rimato con un verso che nella coda delle stanze successive si trova sempre nel medesimo posto. Climax Figura retorica, detta anche gradazione o gradazione ascendente, consistente nel passare da un concetto all altro, o nel ribadire un concetto unico con vocaboli sinonimi via via più efficaci e intensi, o più genericamente nel disporre i termini di una frase in ordine crescente di valore e di forza. Esempi: «Quivi sospiri, pianti e alti guai / risonavan per l aere sanza stelle (Dante, Inferno, III, 22-23); «la terra ansante, livida, in sussulto; / il cielo ingombro, tragico, disfatto (G. Pascoli, Il lampo, vv. 2-3). posta all assonanza in cui sono identiche solo le vocali. Contrasto Componimento, quasi sempre in versi, tutto, o quasi, dialogato, caratteristico della letteratura medievale e delle letterature romanze, nel quale era svolta una disputa. Dei c. d amore, notissimi sono quelli di Raimbaut de Vaqueiras (in provenzale e genovese), di Cielo d Alcamo (tra una donna e un corteggiatore), di Ciacco dell Anguillaia ecc. Il c. su tema amoroso può assumere anche la forma di una successione di sonetti. D Decasillabo Verso composto di 10 sillabe metriche, la cui varietà con accenti ritmici sulla 3ª, 6ª e 9ª sillaba, senza cesura è molto orecchiabile. Esempi: «a lo stomaco // dolur pognènti (Iacopone da Todi, O Signor, per cortesia, v. 9); «Soffermàti sull àrida sp nda (A. Manzoni, Marzo 1821, v. 1). Nell uso antico, ripreso dai romantici e poi da Pascoli, è spesso nella forma di un doppio quinario con cesura fissa dopo il primo quinario. Esempio: «Al mio cantuccio, // donde non sento (G. Pascoli, L ora di Barga, v. 1). Diegesi Nel linguaggio della critica strutturalista, la linea del racconto, nel suo svolgimento essenziale (in un opera letteraria, teatrale, cinematografica e simili). Discordo Antica varietà di canzone originaria della poesia francese e provenzale, ma con esempi anche nella poesia portoghese, spagnola e italiana; era caratterizzata dalla discordanza metrica e melodica, estesa qualche volta alla lingua, diversa da strofe a strofe o anche da verso a verso. Dittologia In retorica, ripetizione di una parola (come bello bello , alto alto ), oppure giustapposizione di una parola a un altra ( ubriaco fradicio , pieno zeppo ), con funzione rafforzativa; è detta d. sinonimica quella in cui si ha giustapposizione di una coppia di sinonimi o quasi sinonimi. Esempio: «Movesi il vecchierel canuto et biancho (F. Petrarca, Canzoniere, 16, 1). Congedo Stanza finale di una canzone o di una sestina , detta anche commiato. E Consonanza Accordo delle sillabe finali, che forma la rima ; talora s intende per c. l uguaglianza delle sole consonanti nella terminazione di due parole (per es., mare e dolore; padre e leggiadro), contrap- Emistichio Nella metrica classica, ciascuna delle 2 parti in cui il verso viene diviso dalla cesura . Nella metrica medievale e moderna, la prima o la seconda metà di un verso di- 711

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Dalle origini al Trecento