Gli ultimi anni, l’esilio e la morte

ESULE S E N Z A C O L PA «Alighieri Dante è condannato per baratteria, frode, falsità, dolo, malizia, inique pratiche estorsive, proventi illeciti, pederastia, e lo si condanna a 5.000 fiorini di multa, interdizione perpetua dai pubblici uffici, esilio perpetuo e se lo si prende, al rogo, così che muoia : questa la sentenza che condanna il poeta all esilio. Nel 1860 il pittore romantico Domenico Petarlini (1822-1898) lo ritrae così: solo, titano immerso in un paesaggio immaginario, sguardo fisso ma sereno. L unica compagnia: un volume della sua Commedia, anacronisticamente rilegato. Domenico Petarlini, Dante in esilio, 1860 ca. Firenze, Palazzo Pitti. GLI ULTIMI ANNI, L ESILIO E LA MORTE Sulla strada del ritorno dalla missione diplomatica a Roma, probabilmente a Siena, Dante apprende di essere stato condannato il 27 gennaio del 1302 all esilio per due anni, oltre che all esclusione dagli uffici pubblici. accusato di baratteria, cioè di avere tratto illeciti guadagni dagli incarichi ricevuti dal Comune, con l aggravante di essersi dimostrato ostile al papa e al suo rappresentante Carlo di Valois. Non essendosi presentato a discolparsi, una successiva sentenza (10 marzo) lo condanna a morte e alla confisca di tutti i beni. Ha inizio così la sua vita di fuoriuscito. Dante che polemicamente si definirà, nelle sue lettere, florentinus et exul immeritus (fiorentino ed esule senza colpa ) e anche florentinus natione, non moribus (fiorentino di nascita, non di costumi) si troverà a peregrinare di corte in corte nell Italia settentrionale: da Forlì a Verona, ad Arezzo, poi nel Trevigiano e in Lunigiana; forse si reca anche a Parigi. Nel 1304, dopo essere stato il rappresentante dei bianchi in esilio, il poeta rompe definitivamente con loro. Nel 1310 la discesa in Italia dell imperatore Arrigo VII di Lussemburgo, con l obiettivo di riportare la penisola sotto il controllo imperiale, riaccende in Dante la speranza di tornare a Firenze, ma la morte improvvisa di Arrigo nel 1313 (a Buonconvento, presso Siena) gli spegne ogni illusione. Già alla metà di quell anno (secondo altri non prima del 1315) è ospite a Verona di Cangrande della Scala, vicario imperiale in Italia, presso il quale si trat- terrà fino al 1318-1320. Successivamente è a Ravenna, ospite di Guido Novello da Polenta: lì termina il Paradiso (mentre i primi canti dell Inferno sono stati scritti molti anni prima, quando è ancora a Firenze). Al ritorno da un ambasceria a Venezia, il poeta muore a Ravenna, probabilmente di malaria, fra il 13 e il 14 settembre del 1321. Dante viene seppellito presso il convento di San Pier Maggiore a Ravenna, ma sei anni dopo un legato pontificio ordina che i suoi resti siano bruciati: un ingiunzione che però non viene eseguita. Molto tempo dopo, papa Leone X vuole portare a Firenze le ceneri del poeta, ma al momento dell apertura il sepolcro risulta inspiegabilmente vuoto. Il mistero rimane irrisolto fino al 1865, quando, durante dei lavori di restauro, si trova una cassetta di legno contenente ossa umane e una lettera, datata 1677, a firma del priore del convento, il quale attesta che quelli erano i resti di Dante, nascosti dai frati per impedire che fossero traslati a Firenze. Vengono così nuovamente tumulati e nel 1921 si effettua la ricostruzione dello scheletro del poeta, che da allora riposa in pace nella tomba ravennate. X 1 302: Rime del periodo dell esilio Convivio - De vulgari eloquentia X 1 306-1307: Inizio stesura della Divina Commedia X 1312-1313: De monarchia X 1 316: Epistola a Cangrande della Scala X 1 321: Fine stesura della Divina Commedia X 1 303-1307: L AUTORE / DANTE ALIGHIERI / 249

Il magnifico viaggio - volume 1
Il magnifico viaggio - volume 1
Dalle origini al Trecento