Le raccolte epistolari
L’idealizzazione di sé stesso che Petrarca propone non esclude tuttavia che l’autore prenda in considerazione nei suoi scritti non solo le “luci” della propria personalità ma anche quelle che presenta come ombre. Se da una parte, infatti, egli ribadisce più volte la superiorità della scelta di vita dell’uomo di lettere, rispetto alle normali occupazioni di chi si trovi impegnato in un’esistenza comune, e sostiene che una vita dedicata ai libri e alla cultura è una vita in qualche modo ascetica, a somiglianza di quella scelta in conseguenza di una vocazione religiosa, dall’altra parte non manca di indicare i propri limiti personali: per esempio la schiavitù nei confronti di certe passioni, che gli impediscono di corrispondere fino in fondo a tale ideale.
Anche questa scelta, peraltro, può essere letta come funzionale alla più ampia operazione di costruzione idealizzata della propria immagine condotta dall’autore. I difetti che Petrarca ci addita rendono infatti il suo ritratto più umano e gli consentono al contempo di rappresentare il suo aspro confronto e le difficili, talvolta parziali vittorie contro di essi.
Vanno poi ricordate una settantina di lettere Variae (Varie), disperse e diffuse postume, e le 19 lettere Sine nomine (Senza il nome del destinatario), composte tra il 1342 e il 1358 e caratterizzate dal violento tono polemico, che si abbatte soprattutto sulla curia avignonese, di cui si denuncia la corruzione. L’omissione dei nomi dei destinatari è determinata da ragioni di prudenza, data la natura compromettente del contenuto.
Infine, a parte stanno le 66 Epystolae metricae, che, come dice il titolo, sono composte in versi. Ispirate alle epistole di Orazio e raccolte in 3 libri mai però organizzati dall’autore in forma definitiva, avranno molta fortuna presso i poeti latini dell’età umanistica, che le considereranno un modello di eleganza stilistica.
Il magnifico viaggio - volume 1
Dalle origini al Trecento